Il senatore Elio Lanutti (IDV), il 23 marzo 2010, nella seduta n. 353 (atto ispettivo 4-02926) chiede ai ministri della salute, dell’economia e delle finanze e della difesa, quali iniziative intenda assumere il Governo per garantire il funzionamento della Croce rossa e per tutelare la democrazia all’interno dell’associazione.
Premesso che, inizia Lanutti, la Croce Rossa Italiana (Cri) è una associazione di volontariato fondata nel 1864 che svolge la sua opera su tutto il territorio nazionale con 150.000 volontari e soci attivi: oltre 5.000 dipendenti tra personale civile, infermieri e dipendenti del Corpo, 10.000 tra ambulanze, autobus e mezzi di soccorso, la gestione del 118 in molte regioni. Soprattutto, 160 milioni di euro l’anno di finanziamento statale, sommando il denaro girato dalle Aziende sanitarie locali e dai Ministeri competenti;
l’ente dal 1866 è anche la casa degli ausiliari del Corpo militare, una componente centrale della Cri adibita al primo soccorso durante le emergenze;
la Cri sta attraversando ormai da tempo una situazione di disordine organizzativo e funzionale con mancata corresponsione degli arretrati salariali ai dipendenti, nonché stabilizzazione di migliaia di precari;
un articolo de “L’Espresso” di Fittipaldi e Soldano, dal titolo”Sembra un ministero – è la Croce Rossa” (pubblicato il 25 marzo 2010) denuncia che, “in Italia, unico caso in Occidente, l’ente invece di essere indipendente è sotto il controllo ferreo dei partiti. Che da sempre usano la Croce rossa per fare assunzioni di massa (migliaia di precari militari e civili sono stati chiamati senza concorso e senza criteri): le emergenze e le calamità sono eventi secondari”;
l’articolo riporta lo sfogo di un maresciallo, veterano della Croce Rossa, che lamenta la presenza di ex terroristi a fianco del Commissario straordinario, insieme alla mala gestione dell’associazione con risorse finanziarie per 40 milioni di euro, mai spesi. Dichiara al settimanale il maresciallo: “I soldi che spettano a noi vengono usati per diminuire il debito e far apparire il bilancio in ordine. Ma in realtà non c’è un euro: lo sa che ad Haiti non abbiamo potuto nemmeno portare un ospedale da campo chirurgico?”;
l’articolo riferisce che i bilanci della Cri non vengono approvati dal 2005 e che i commissari straordinari vanno e vengono. “L’ultimo nominato è l’avvocato Rocca, subentrato durante una guerra senza esclusioni di colpi tra il Comitato centrale che tutto decide e il Corpo militare. Un conflitto cominciato nel 2008, quando un’ispezione del ministero dell’Economia (…) stilò una lista di ben 54 rilievi che denunciavano gravi irregolarità degli ausiliari: promozioni illegittime, benefici economici non dovuti, sprechi senza fine. I militari hanno risposto alle accuse, e invocato l’intervento del ministero della Difesa”;
lo scorso anno il Ministero della difesa ha inviato i suoi ispettori. Le conclusioni sono state assai diverse: «la relazione segreta che “L’Espresso” ha potuto leggere mette in evidenza, per il periodo che va dal 2005 al 2009, tutte le storture della gestione di presidenti e commissari: 17 milioni di euro destinati dalla Difesa per le esigenze del Corpo (medicinali, automezzi, attrezzature da campo) non sarebbero stati mai spesi, le esposizioni con le banche sarebbero “ormai stabilmente sopra i 55 milioni di euro nelle sue punte massime”, mentre oltre 15 milioni di euro avuti dalla Cri per l’operazione Antica Babilonia in Iraq sono “ancora da impegnare”»;
il commissario straordinario Rocca, nominato dall’attuale Governo, ha compiuto una rivoluzione con nuovo personale e «la società pubblica ha assunto come portavoce Tommaso Della Longa, fedelissimo di Rocca ed ex dirigente di Azione giovani. Un giornalista professionista (gira su Internet un suo pezzo che definisce “capri espiatori” i terroristi neri condannati per la strage di Bologna del 2 agosto 1980) che nei ritagli di tempo tifa per la Roma: simpatizzante dell’Irish Clan, prima di appassionarsi all’assistenza sanitaria esaltava gli ultras, gente “con i propri riti, le proprie battaglie, fatte di feriti e prigionieri, il proprio codice d’onore fatto di regole non scritte”, persone con il “germe della ribellione che sta dalla parte giusta”».
Tommaso Della Longa lavora al fianco di «Stefano Schiavi, oggi alla Cri di Roma ma nel 2007 direttore de “ladestranews.it”, quotidiano online di Storace che Teodoro Bontempo definì “la voce di chi esprime il dolore e la solitudine delle periferie urbane”. Una china sorprendente, visto che Rocca entrò in Croce Rossa spiegando che “la casta che teneva i fili dell’ente” non sarebbe stata più tollerata. Invece, dopo aver chiamato un po’ di vecchi camerati, ha assunto anche Leonardo Carmenati, oggi capodipartimento e team leader della Cri ad Haiti, ieri dirigente all’ospedale Sant’Andrea: l’avvocato se lo ricorda con affetto, visto che è stato direttore generale del nosocomio. Il Commissario ha poi chiamato lo storaciano Alessandro Ridolfi per presiedere la Sise, una società della Croce Rossa siciliana. Dove ha trovato casa, tra i sindaci revisori, pure l’ex amministratore della Ciak servizi: una srl immobiliare di cui Francesco Rocca, alla faccia del conflitto di interessi, risulta proprietario del 99 per cento delle quote»;
mentre decine di migliaia di volontari si adoperano senza prendere un euro, Rocca guadagna oltre 200.000 euro l’anno, e ha a disposizione circa 120.000 euro per le missioni. I tre capidipartimento in busta paga superano i 150.000, a cui vanno aggiunti i premi di produzione. Il direttore generale prende, invece, 200.000 euro l’anno;
«Per il ruolo, a sorpresa, il commissario ha chiamato a fine 2008 Patrizia Ravaioli, che lavorava nella Lega italiana per la lotta contro i tumori. Sposata con il direttore del “Riformista” Antonio Polito, la Ravaioli è anche presidente dell’associazione Pimby, fondata insieme a Chicco Testa e Paolo Messa. In tutto, cinque persone costano tra stipendi e spese legate all’incarico oltre un milione di euro l’anno, mentre i dipendenti in media non arrivano a 2 mila euro al mese. Alle critiche Rocca (…) ha risposto che nel 2009 non ci sarebbero state “assunzioni di personale senza un regolare concorso pubblico”»;
in realtà «Rocca e i suoi hanno preferito fare contratti da consulente. Ben 23 in 12 mesi, tra addetti stampa, legali, capimissione e “coadiuvatori” di varia specie. A questi vanno aggiunti i “co.co.co.” e “comandati”, cioè quelli spostati da altre amministrazioni. Tra loro spiccano dirigenti provenienti dal ministero del Lavoro e dalla Provincia di Roma, l’ex Nar (che è impiegato regionale) e uno degli autisti personali che l’avvocato si è portato dal Sant’Andrea»;
come risulta dall’articolo, «Rocca ha stretto prima dello scandalo degli appalti truccati un patto di ferro con Guido Bertolaso, e anche se il decreto sulla Protezione civile spa è stato affossato, l’idea di portare la Croce rossa direttamente sotto il controllo del Dipartimento (…) non è ancora tramontata»;
la presidente della Cri di Avezzano, Maria Teresa Letta, «negli ultimi anni ha allargato il suo potere, diventando presidente pure della Cri Abruzzo e Commissario ad Acta per l’emergenza terremoto. Oggi non si muove una foglia che la Letta non voglia. Gli aiuti per la popolazione, la gestione dei campi, la costruzione delle casette, perfino il grande magazzino della Protezione civile di Avezzano (dentro c’è di tutto: dalle televisioni alle coperte, dai casalinghi all’intimo femminile di marca), ogni cosa viene gestita da lei. (…) dentro la Cri le imputano troppo decisionismo, mentre un maresciallo del Corpo militare, Vincenzo Lo Zito, l’ha persino denunciata per presunte irregolarità contabili», dichiarando di avere «”scoperto che la Letta gestiva un conto corrente intestato alla Cri, insieme ad una dipendente di fiducia, tal Giuseppina Angelino”» e che questo è «”contro il regolamento. Le due signore hanno firmato pure vari mandati di pagamento, cosa che può fare solo il direttore regionale che funge da organo controllore»;
in seguito alle dichiarazioni del maresciallo, la signora Letta avrebbe chiesto al superiore di Lo Zito l’allontanamento dello “scocciatore” che veniva prontamente trasferito d’autorità ad Assisi;
il 30 dicembre 2009, con un ordinanza firmata “Il commissario straordinario Francesco Rocca”, la Cri ha chiesto ai militari di avviare un “provvedimento disciplinare di Stato” contro Lo Zito che continuava «a protestare»;
considerato che:
la Cri dovrebbe essere sinonimo di solidarietà e non violenza, una congregazione fatta, nell’immaginario collettivo, da migliaia di volontari e infermieri che con sprezzo del pericolo aiutano chi ne ha bisogno in tempo di pace e di guerra;
il Presidente nazionale della Cri, come stabilisce l’articolo 20 dello statuto dell’associazione, è una carica elettiva la cui elezione spetta all’Assemblea nazionale;
l’ultimo Presidente ad essere stato eletto, come previsto dallo statuto, è stato Maurizio Barra nel 2005, che è rimasto in carica fino al 30 ottobre 2008, data in cui l’associazione è stata commissariata dal Governo che, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, ha nominato commissario straordinario l’avvocato Francesco Rocca;
nel corso del suo mandato il Commissario straordinario ha sciolto tutti gli organismi dell’associazione democraticamente eletti dai volontari, come previsto dallo statuto della Croce rossa;
il mandato del Commissario straordinario è scaduto il 10 ottobre 2009 e ad oggi non risulta rinnovato, si chiede di sapere:
quali iniziative intenda assumere il Governo per garantire il funzionamento della Croce rossa e per tutelare la democrazia all’interno dell’associazione, considerato che l’attuale statuto prevede che si vada ad elezioni entro ottobre 2010;
se il Governo intenda intraprendere iniziative per la prosecuzione del regime commissariale