sabato, Settembre 21, 2024
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Anche Palermo ha la sua "Laguna veneta” , è Mondello …

lagunaUn’etichetta apparentemente nonsense, ma che in verità poggia su basi reali. Al centro della vicenda c’è il famigerato canale “Ferro di cavallo” di Mondello e i conseguenti allagamenti. Scene che si ripetono con cadenza ciclica. Bastano poche gocce per mandare in tilt un intero quartiere. Il riferimento è in particolare alle vie Polibio, Eolo, Santocanale, Partanna Mondello, Esperia, Leda, Cassiopea, Ferrante. Ma anche piazza Serenità e cortile Bignardelli, oppure viale Minerva, via Galatea, solo per fare qualche nome. Intere strade, che come negli scorsi anni, di recente sono state inondate da fiumi di acqua e fango in coincidenza delle piogge.
Un “trend” che non conosce stagione. Perfino a settembre e maggio, queste vie si trasformano notoriamente in fiumi di melma. Al punto che negli scorsi mesi alcuni giovani residenti nella zona si sono esibiti in alcune evoluzioni di wakeboarding, uno sport che consiste nel rimanere in equilibrio su una tavola su una superficie d’acqua essendo trainati. In pratica un mix tra sci d’acqua, snowboarding e surf. Uno sport che non era mai stato però praticato per strada.     
    
Innumerevoli i disagi provocati dalle precipitazioni. Case basse invase da acqua e melma, tombini saltati. Scuole e negozi inaccessibili, vie di fuga impraticabili. Insomma, un quartiere totalmente isolato. Anziani e disabili intrappolati tra le pareti domestiche.
E spesso i residenti della zona sono costretti, obtorto collo, a prolungare (o anticipare) l’uso di canotti e gommoni da mare, seppure in stagioni “sbagliate”, per effettuare gli spostamenti necessari. Senza considerare le beffe “collaterali”, come il galleggiamento della spazzatura, che con lo sciopero contemporaneo degli operatori Amia, negli scorsi mesi si è prolungato per qualche giorno.
Tutto ruota attorno al famigerato Ferro di cavallo, un canale lungo complessivamente 2.700 metri: esiste da circa un secolo e due anni fa per la prima volta di una bonifica integrale. Fu creato ai tempi della bonifica della palude di Mondello con un obiettivo specifico: garantire il drenaggio della falda e mantenere asciutta la spiaggia. Oggi la sua portata si è ridotta a causa della sedimentazione dei detriti, che ha fatto diminuire l’ampiezza di circa il 75 per cento. Per realizzare l’ intervento l’Amministrazione comunale ha ottenuto nel 2005 un finanziamento regionale di 4,9 milioni di euro, di fondi europei.
Il problema è annoso. Era già vivo nella prima metà del secolo scorso. Oggi accade perfino che i piccoli studenti della direzione didattica Partanna, ad esempio, siano costretti ad andare a scuola muniti di stivaletti di gomma. Già, perché quando piove l’acqua supera le ginocchia. E che dire degli esercenti della zona? Nei giorni di pioggia il numero dei clienti cala drasticamente con buona pace dei potenziali incassi.
Lo scorso ottobre, dopo l´ennesimo allagamento e la chiusura forzata della scuola elementare Santocanale di via Polibio, a Partanna Mondello. i residenti sono scesi in strada e sotto la pioggia battente hanno bloccato gli accessi all´istituto, inscenando un blocco stradale.
Come mettere fine agli eterni disagi? Il progetto in realtà è “già” sul tavolo delle istituzioni. Ma per trasformare i buoni propositi in opere concrete occorrono 23 milioni di euro. Ma non solo. Bisogna anche superare i nodi legati all’ambiente.
 Il progetto prevede la realizzazione del collettore nord-occidentale, che era stato avviato negli anni Novanta e poi stoppato a causa dei rilievi mossi dagli ambientalisti. La condotta permetterebbe di non caricare le acque bianche sull’ormai inadeguato Ferro di cavallo. All’iniziativa collaborerebbe anche l’Università. Le acque bianche inoltre verrebbero depurate e riutilizzate parzialmente per usi industriali. 
Ma i tempi sono lunghi. Nel dedalo di viuzze che avvolge la borgata marinara più abitata di Palermo il timore è vivo. Il pericolo di contrarre infezioni spaventa tutti. E a Partanna-Mondello si continua a vivere ogni giorno con il terrore che le prime gocce si possano trasformare in acquazzone.      
Alessandro Bisconti

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