Che duri o no questo secondo governo Lombardo a questo punto non conta nulla, i danni economici e di immagine fatti alla Sicilia dalla casta siciliana sono immensi e difficilmente sanabili, quello che conta ora è che il Presidente della Regione, al di là delle reali motivazioni che lo hanno spinto ad una decisione così drastica, ha dimostrato ai siciliani che a Palazzo D’Orleans e a Palazzo Reale non sono i siciliani a governare ma le segreterie nazionali dei partiti. Non sono gli interessi della Sicilia e dei siciliani che a Palazzo Reale e Palazzo D’Orleans si amministrano, ma gli interessi delle lobbies.
Politicamente, Lombardo sta facendo quello che avrebbe dovuto fare alle elezioni regionali quando minacciò di correre da solo ma per la fretta di diventare presidente ha voluto l’UDC come partner e preteso di avere l’appoggio di Berlusconi, ed ora ne paga le conseguenze.
Avesse corso da solo, probabilmente non avrebbe vinto ma avrebbe sicuramente incassato un enorme successo in termini di voti perché per la prima volta si portava avanti il pensiero autonomista siciliano e si spezzava il ferreo controllo del voto clientelare dei partiti nazionali.
Adesso mette in atto un braccio di ferro con la politica nazionalista rompendo con gli schemi, così come avvenne cinquant’anni fa con l’Operazione Milazzo.
Nel suo nuovo governo ha lasciato la porta aperta a quella maggioranza che si era formata prima delle elezioni e che dovrebbe essere confermata nell’interesse del popolo siciliano, che non può e non deve rimanere mortificato, ancora una volta, dalle beghe di potere.
In democrazia è certamente così ma in Sicilia non esiste democrazia e la rottura di Lombardo, se veritiera, va nella direzione di una autonomia e, ricordando il pensiero di Lombardo espresso a Ballarò, quella indipendenza politica, finanziaria ed economica, peraltro ampiamente prevista dalla Statuto che per gli interessi delle varie caste politiche nazionali e delle lobbies, è stata messa nel cassetto quando non offesa da colpi di mano regionali e della Corte Costituzionale.
Va da sé che l’operazione di Lombardo va valutata con attenzione perché se durante il suo intervento nella trasmissione di Ballarò, ebbe ad affermare : “se questa è la politica nazionale, io ex DC ho abbracciato la causa autonomista sto pensando di abbracciare la causa indipendentista … senza armi però”, probabilmente il Presidente è stato folgorato sulla via dell’indipendentismo e dell’autogoverno “vero” e non finto.
Adesso? Verrebbe da dire: o si fa la Sicilia o si muore. Ci auguriamo che Lombardo abbia in mente un progetto di vero autonomismo, non sappiamo se sarà comunque in grado di portare avanti la rottura che ha operato con la politica nazionale, però è probabile che se il suo pensiero indipendentista … senza armi, avesse il sopravvento sugli interessi di bottega, la Sicilia e i siciliani lo seguirebbero.
E che la politica nazionalista sia seriamente preoccupata lo si deduce dalle affermazioni dei vari leader che attaccano Lombardo con ogni mezzo.
Apprendiamo una notizia battuta dalle agenzie di stampa e sorridiamo: “Dopo il varo della nuova giunta siciliana, il Popolo delle libertà propone un disegno di legge per la riforma dello statuto dell’Isola, con l’introduzione della sfiducia al governo che viola il patto con gli elettori. E’ stato presentato (in data 30 maggio 2009, ndr) dal gruppo del Popolo della Libertà al Senato un disegno di legge di riforma costituzionale che modifica l’articolo 10 dello statuto della Regione Sicilia, a firma del presidente del gruppo, Maurizio Gasparri, del vicepresidente vicario, Gaetano Quagliariello, e del presidente della commissione Affari costituzionali, Carlo Vizzini”.
“Si tratta di un vero e proprio tentativo di intimidazione nei confronti di Lombardo – dichiara il Presidente Nazionale del Mis Salvatore Musumeci, riprendendo il pensiero dei tanti militanti indipendentisti, che seguono con estrema attenzione l’evoluzione degli eventi -. Quanto si propone è infatti “troppo idiota” sotto ogni profilo di legittimità, che viola non solo la lo Statuto Siciliano ma anche la Costituzione Italiana (ogni variazione allo Statuto deve essere approvata prima dall’ Assemblea Regionale e solo dopo dalla Camera e Senato, con doppia votazione secondo il sistema navetta). A meno che il ddl non sia stato proposto da veri imbecilli. Sicuramente però, tanto “imbecilli” sul piano della legittimità, tanto geniali sotto il profilo dell’ispirazione mafiosa. Un tale mostro di antidemocrazia vuol dire che i poteri romani sono davvero terrorizzati. Sarebbe il segnale che gli ascari si sentono deboli, sarebbe il segnale, per noi Siciliani, di avere uno scatto d’orgoglio per dare loro il definitivo colpo di grazia. Siamo ottimisti. Ormai è questione di tempo. La ripresa della consapevolezza di essere un vero popolo che richiede rispetto e riconoscimento di dignità è ormai un processo abbondantemente avviato. Non sarà più facile per gli ascari, come nel passato, ridurci al silenzio ed alla totale sottomissione passiva”.
Solo dopo le elezioni potremmo avere elementi per poter capire se è vero cambiamento e vera gloria e se è giunta, veramente, l’ora di un nuovo Vespro!
Michele Santoro