martedì, Novembre 26, 2024
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Politica siciliana: giochi di potere

Europee: In Sicilia il clima incandescente fa immediatamente pensare che non si tratta esclusivamente di elezioni per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo. La posta in gioco è ben altra. Le elezioni di giugno, europee ed amministrative, saranno un feroce saldo finale dentro l’alleanza del centrodestra siciliano. Non stiamo parlando di una competizione tra partiti diversi, ma di veri e propri contrasti sino alla rottura all’interno del grande contenitore PDL.
Oramai è arcinoto che nel centrodestra siciliano vi siano due alleanze una attorno a Raffaele Lombardo e Gianfranco Micciché, l’altra a Schifani ed Alfano, con l’UDC ed AN divisi anch’essi.
Una lotta senza limiti anche nell’interpretazione del fare politica tra rivoluzione o conservatorismo.
Il convitato scomodo del centrodestra è Lombardo, che da solo tenta l’impresa di costruire un partito nazionale che risponda solo al territorio e non agli oligarchi romani, anche se siciliani anch’essi. Ma questa campagna elettorale in Sicilia sembra ogni giorno di più un thriller cospicuo di colpi di scena. Li offre ogni secondo, giorno dopo giorno e davanti a noi ce ne sono ancora quasi 30, di giorni da passare. 
L’ultimo sondaggio elettorale di Demopolis, regala un segnale incredibile: lo scatto in avanti dell’MPA di Raffaele Lombardo che attua il sorpasso sull’UDC dell’ex amico Cuffaro.
Si è sparsa la certezza che dopo l’8 giugno tanto cambierà. A cominciare dal rimpasto del Governo regionale, tra l’atro, anche per affrontare la surroga degli assessori eletti a Strasburgo.
In questo clima bizantino molti satrapi locali di partito, e molti capielettori si muovono dentro il centrodestra, e anche dal centrosinistra, da dove pare salteranno il fosso verso l’area della governabilità. Poi l’influsso della politica attraverso i mass media, direttamente o indirettamente, aumenterà l’imprevisto di cui è capace l’incognita dell’opinione pubblica, la comunicazione oggi è decisiva, e potrebbe fare decidere quel 24% di siciliani indecisi a chi dare il consenso o se addirittura andare a votare. Tutti temono una deflagrazione istintiva dell’astensionismo che, scientificamente, se si manifestasse in tassi non usuali, modificherebbe significativamente le effettive percentuali dei consensi. Per il PDL sarebbe deleterio, per l’MPA, invece, una fortuna aggiunta, per la sinistra uno psicodramma dagli esiti imprevedibili. Sottolineiamo solo che a Palermo e provincia, nelle ultime provinciali ha votato solo il 27%, il dato più basso mai fatto registrare, che sottolinea la disaffezione verso la politica.
Mettiamo ordine ai ragionamenti però, parlando della novità ultima di peso, che ancora nessuno ha messo fuori e del malessere provato da Alfano e Miccichè che adesso si sentono come i due litiganti, mentre altri all’interno del PdL cerca di assumere il ruolo di “magna pars” e che ne vorrebbero godere.
Tutto ruota intorno alla questione del coordinatore del PDL in Sicilia. Ignazio la Russa avrebbe tramato alle loro spalle.
Ignazio La Russa, milanese di residenza ma paternese di nascita e siciliano nel sangue, coordinatore nazionale del PDL, ha visto la possibilità di diventare il patron siciliano di un grande potere, non solo elettorale, di un territorio significativo.  A stuzzicare, per la verità non ce ne sarebbe stato di bisogno, questo prurito sia stato il vecchio Senatore Pino Firrarello, che ha come tramite , il neo deputato Salvo Torrisi, che con La Russa condivide la co-cittadinanza paternese e non solo questa. 
Democristiano di lungo corso, Firrarello è da anni il boss indiscusso di F.I prima e del PdL a Catania e provincia adesso, unica vera opposizione territoriale dell’alleanza Lombardo-Miccichè.
La Russa sarebbe stato il benefattore di Castiglione per diventare co-coordinatore del PDL in Sicilia, dopo i vari declassamenti nel corso della giornata in questione. Spiegato il motivo perché La Russa qualche giorno fa ha fatto un affondo verso Lombardo: “Credo che ci siano obblighi che noi abbiamo verso il presidente della Regione, ma credo che ci siano obblighi del partito di Lombardo verso il Pdl, verso la coalizione, che non possono essere elusi”. Lo ha detto a margine di un incontro a Catania, rispondendo alle domande dei giornalisti sullo stato dei rapporti del Pdl con il presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo. “Pensare di essere in competizione anche in elezioni amministrative col Pdl che l’ha scelto come presidente della Regione – ha concluso La Russa – sarebbe un errore non facilmente recuperabile”. Questo è un preludio.
 Il perché La Russa ha tanto ascendente verso Berlusconi, ce lo scrive in un suo articolo, che qui di seguito citiamo, il quotidiano SiciliaInformazioni
 “”La risposta, mi spiega da Roma un famoso “grande vecchio” della prima Repubblica, ha un nome: Michelangelo Virgillito. E chi è costui? “Ignorantissimo”, mi sibila, indignato, il mio augusto interlocutore, prima di sbattermi il telefono in faccia, urlandomi “documentati!”. Da buon secchione quale sono l’ho fatto. Virgillito – morto a 76 anni nel 1977 – è stato uno dei più noti “rialzisti” (lo chiamavano alle spalle “il corsaro”) della Borsa italiana (e titolare all’epoca della prima grande rete privata nella distribuzione del gas su scala nazionale, in alternativa all’ENI), e fin quando fu vivo, uno dei più influenti finanzieri della Storia siciliana (era nato a Paternò) e nazionale tra gli anni ’50 e tutti gli anni ’70, ed oltre. Voi vi chiederete: ma come “oltre”, se è morto nel 1977? Risposta facile. Hanno proseguito la sua opera il suo amico ed avvocato di fiducia, un altro catanese, Antonino La Russa (morto nel 2004, il padre del senatore Ignazio), che ha tirato la volata nella Finanza al giovane pupillo di Virgillito: l’Ing. Salvatore Ligresti (oggi di anni 77) , anche lui come il padrino nato a Paternò. Che facendo perno “sulle fortune” del “suo sponsor finanziere” ha saputo costruire la “sua fortuna”. Ovviamente, tenendo sempre a mente i consigli e le esperienze trasfusegli, via via, dall’Avv. Sen. Antonino La Russa, milanese di residenza, ma rieletto per 14 anni senatore in un collegio elettorale di Catania dal 1972 al 1986. Periodi nei quali è stato componente attivo, della Commissione Parlamentare Industria. Chi sia, poi, il potente Ing. Salvatore Ligresti, catanese da tempo emigrato a Milano, è noto. Oggi, è il più grande e ricco imprenditore di Milano; più di Berlusconi in Lombardia. In quanto costruttore edile, su scala nazionale è più grosso dei Caltagirone, nonché azionista di riferimento dei colossi finanziari Fondiaria SAI e PREMAFIN, con quota azionaria e poltrona nel CdA di Mediobanca. Il cosiddetto salotto di lusso della finanza italiana. Dove è stato determinante nel riuscire a far entrare pure Marina Berlusconi, in rappresentanza dell’impero economico-finanziario del padre suo, e presidente del Consiglio di tutti noi. I boatos spiegano, tra l’altro, così, l’alto tasso di esponenti dell’ex An siciliana che, seppur confluiti nel PDL, non si sono ancora schierati né con Micciché, né con Alfano. In termini militari si chiamano “riserve strategiche”. Ossia truppe da buttare in campo, a sorpresa, all’ultimo minuto, per scompaginare e mutare gli equilibri di una battaglia già in corso””.
La notizia dei nuovi inciuci, che se avesse successo elettorale e la coalizione del Governatora di Sicilia non raggiungesse il 4%, potrebbe avere applicazione concreta, contribuirebbe a cambiare i destini sia degli equilibri elettorali interni al PDL siciliano, ma anche quelli dello scenario politico generale nella Sicilia del dopo elezioni. Ecco perché anche Firrarello & C. (vestale Salvo Torrisi), contro la loro indole caratteriale, si sarebbero messi supini e devoti al diabolico Ignazio. Ecco perché da tempo riteniamo che il nodo cruciale della politica siciliana sia Paternò, città cara a La Russa, e che noi circa un anno fa definimmo caput mundi. Chi finora non lo ha capito, anche se si è in ritardo, farebbe bene ad attrezzarsi in tal senso, a volte vi sono cose che sembrano futili ma che invece hanno una portata inusitata.
Adomex

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