“Il governo regionale non si è mai tirato indietro per sostenere lo sviluppo economico e sociale delle nostre isole minori. Per i collegamenti marittimi con gli arcipelaghi investiamo ogni anno quasi 60 milioni di euro.Siamo la prima e unica regione d’Italia ad avere liberalizzato il mercato, adeguandoci così alle norme dell’Unione Europea”.
Lo ha detto il vicepresidente della Regione siciliana e assessore ai trasporti, Titti Bufardeci, nel corso della trasmissione “La radio ne parla”, andata in onda questa mattina sul primo canale radiofonico RAI.
Il programma è stato dedicato ai collegamenti marittimi con le isole minori e al futuro della Tirrenia e delle sue società controllate. “Nonostante innumerevoli richieste – ha spiegato Bufardeci – non abbiamo ricevuto alcuna informazione sulla Siremar.
Strana affermazione visto che il Ministro Matteoli ha recentemente dichiarato che: ” Nonostante alcuni enti regionali abbiano manifestato il loro interesse per l’acquisizione di parti del gruppo Tirrenia, in questo momento non è possibile procedere in tal senso, perché l’Unione Europea prescrive che la privatizzazione di Tirrenia avvenga con una gara unica e che solo in seguito si possa liberalizzare il settore anche dividendo il gruppo in diverse società”.
Dichiarazioni peraltro contraddittorie e la dicono lunga sulla confusione su una questione così importante e nessuno sembra voler chiarire.
Secondo Saverio Merlino, Segretario PD Lipari, “sulle dichiarazioni del Ministro qualcosa non quadra, poiché la norma che prevede la privatizzazione della Tirrenia è contenuta nell’articolo 26 “privatizzazione della società Tirrenia” del Decreto Legge 29 novembre 2008, n. 185 Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale, conosciuto come decreto “anticrisi”. Lo stesso articolo 26, quindi, prevede l’abrogazione dell’articolo 57 del decreto-legge 25 giugno 2008 n. 112. Da un’attenta lettura combinata delle due norme appare evidente che, alla data delle sue dichiarazioni (quindi prima del decreto sulla privatizzazione della Tirrenia di marzo 2009) era possibile (e forse lo è ancora) procedere allo scorporo della SIREMAR Spa dalla Tirrenia soltanto attraverso un nuovo decreto legge che “riapriva” i termini e le modalità che il Governo ha stabilito nel giugno dell’anno 2008. Con la cessione gratuita alle singole regioni delle compagnie regionali è evidente che il Governo non vende a queste ultime assolutamente niente e di conseguenza non c’è violazione d’alcuna norma comunitaria, né nazionale in termini di gare d’appalto. Non si comprende qual è la fonte legislativa comunitaria dalla quale si può evincere il divieto che l’Unione Europea opporrebbe allo scorporo delle società regionali Caremar, Toremar, Siremar e Saremar dalla capogruppo Tirrenia, operazione questa definita, molto impropriamente dal Ministro, come spezzettamento e che è invece esplicitamente prevista dall’articolo 57 comma 3 della Legge 133/08, legge che per altro ribadisce che le funzioni e i compiti in materia di cabotaggio marittimo sono esercitati dalle regioni in cui si svolgono i servizi medesimi. Lo scorporo della SIREMAR, come richiesto da tutte le amministrazioni comunali delle isole minori, costituisce assicurazione della continuità’ territoriale dello Stato dal resto dei servizi gestiti dal Gruppo Tirrenia di Navigazione. I servizi di primario interesse pubblico, come spiegano all’Unione Europea, possono essere derogati dal processo di privatizzazione, cosi’ come stabilito dal Trattato d’Amsterdam, nella parte in cui la normativa “riconosce le sofferenze e gli svantaggi provocati dalla insularita’ quali ostacoli per lo sviluppo socio-economico delle relative popolazioni e non penso che possano essere solo quelle isole indicate nel comunicato d’oggi del Commissario Taviani”.
All’orizzonte, o meglio, su Tirrenia sembra siano si siano manifestate “occulte” attenzioni da parte di qualche gruppo di potere che avrebbe tutta l’intenzione di mangiarsi ben bene la carne per lasciare l’osso ai Siciliani.
In tutta questa situazione, il governo regionale sta giocando la solita politica attendistica inconcludente, tipica della casta politica siciliana sempre attenta agli interessi di Roma capitale, di FIAT, Impregilo, Alitalia, banche, assicurazioni e gruppi finanziari.