E’ un fatto molto raro, ma assolutamente apprezzabile, che una testata giornalistica dia un particolare respiro ad una questione, che solo apparentemente sembra di scarso interesse pubblico, visto che in realtà la mancanza di un serio e fattivo rapporto istituzionale tra gli organi politici regionali e locali e la funzione speciale, esercitata dalla polizia locale, si caratterizza oggi come un evento drammaticamente informato al disinteresse dei nostri politici nazionali e regionali. Quanto basta per creare frequenti casi di cattiva amministrazione, che emergono dalla incuria funzionale dei sindaci, del governo regionale e del governo nazionale. Da anni il dibattito sulla riforma dell’ordinamento nazionale e regionale dei corpi di polizia locale si sviluppa sull’onda della disinformazione sul ruolo precipuo, che la polizia dei comuni e delle province svolge, nonostante parecchi vuoti normativi, ed alla quale politici, sociologici e giornalisti pensano di attribuire nuove e rinomate qualità e funzioni, in rapporto al costante desiderio politico di revisione della costituzione e della fondazione di nuovi rapporti politico-economici tra le Regioni e lo Stato.
In verità vi è un drago che muove la coda, dando l’impressione di smuovere ogni cosa, mentre invece non sfiora minimamente niente, con lo scopo di dare soltanto un ritocco al volto rugoso e sbiancato del Sistema Italia, invecchiato troppo presto per essere efficiente, ed in piena crisi di identità – la Marcegaglia docet quando scopre l’acqua calda nel dichiarare che servono soldi veri, fingendo di dimenticare, che fin dal secondo dopoguerra l’assistenzialismo dei governi nazionali, evolutosi dapprima con la Cassa per il Mezzogiorno e dopo con la geniale trovata delle varie Agenzie per lo sviluppo del Meridione o delle aree depresse (!), ha prodotto miseria, riducendo alla fame le piccole imprese e i loro lavoratori ed arricchendo invece le grandi holding industriali, mediante il finanziamento di pubbliche risorse a sostegno del metodico imbroglio della cassa integrazione.-
Ma questa è un’altra storia.
Orbene, per tornare alla situazione dei Vigili Urbani del Comune di Marsala ritengo di potere dare qualche chiarimento, proprio in merito all’aspetto, per così dire, ridicolo di un problema, che oltremodo schernisce i rapporti tra il comandante ed i suoi sottoposti, tra tutti gli operatori della polizia municipale e tra tutti costoro e gli amministratori locali di Marsala. Vero è che la polizia municipale è un organismo interno della pubblica amministrazione degli enti locali, ma è altrettanto vero che essa gode di una normativa nazionale, per mezzo della quale i vigili urbani debbono avere un proprio ordinamento speciale, che ogni Regione ha il dovere di disciplinare con proprie leggi e regolamenti, ai quali i Comuni devono adeguarsi. Questa argomento, non è il frutto di un’interpretazione strumentale e particolare, ma bensì un assunto, che il Parlamento con norme di legge e di regolamento prima, e l’orientamento giurisprudenziale dopo, hanno reso funzionale, perché necessario al corretto esercizio dei compiti tipici della polizia municipale. Tuttavia restano incompleti alcuni aspetti dell’organizzazione dei Corpi di polizia municipale, giusto nel momento in cui deve entrare in azione la potestà legislativa delle regioni, che sono chiamate, in tal senso, a mettere ordine nel settore delle autonomie locali, rispetto al quale la Sicilia preferisce invece raggiungere il primato dell’inadempienza. A dimostrazione di ciò va citato il Decreto regionale del 17 maggio 2006 emanato dall’Assessore Stancanelli, il quale, in prossimità della campagna elettorale, pensò bene di accontentare un’intera categoria di lavoratori con un farfugliante atto normativo, inutile e pietoso, che ha prodotto gli effetti che qui si discutono. Succede quindi che in tutti i comuni dell’isola si apre la gara all’accaparramento dei distintivi di qualifica, legati esclusivamente all’anzianità di servizio e che non creano affatto rapporti di tipo gerarchico-funzionale all’interno della stessa qualifica, né tanto meno danno diritto a improbabili riconoscimenti economici. Di conseguenza, il vuoto normativo e la grande rivoluzione contrattuale che investe i vigili urbani siciliani, a seguito dello spiritoso provvedimento dell’on.Stancanelli, fanno sì che ogni falla o carenza debbano essere colmati solo dopo interminabili diatribe politico-sindacali e perfino, come sta accadendo a Marsala, dopo liti giudiziari di natura penale, contrattuale e civilistica. Bene, l’amministrazione comunale di Marsala non può restare inerte di fronte a questa ridicolaggine, deve fare in modo di superarla con la maniera imposta dalla corretta attività amministrativa dell’ente, e darsi un contegno che escluda qualsiasi contenzioso del genere, che costa tanto ai cittadini in termini di pubblico denaro, perchè sottrae risorse ai bisogni della collettività, vigili urbani compresi! evitando comunque di dare una immagine, di se stessa, di inefficienza e di inettitudine.
I Siciliani, di questi tempi, sono fin troppo derisi dalle schermate politico-filosofiche della casta regnante, proiettate sui temi scottanti della sanità, dell’ambiente, dell’occupazione, della burocrazia e dello sperpero del pubblico denaro.
Nello Russo
(Dirigente sindacale SILPoL)
Egregio Russo, in realtà l’amministrazione di Marsala con l’accordo del 9 gennaio qualche cosa l’ha fatta chiarendo il problema dell’anzianità con accordi sindacali prima e con una delibera di giunta. Non è tutto ma almeno sembra muoversi.