Dopo anni di proteste e manifestazioni il problema della situazione ambientale dell’Area del Poligono Militare di Capo Tulada inizia al Tribunale di Cagliari il processo a 5 generali dell’esercito per disastro ambientale e per omissione della gestione, stoccaggio, recupero e smaltimento dei rifiuti derivanti da equipaggiamenti speciali, armi, sistemi d arma, munizioni e materiali d’armamento nonché i doveri concernenti la bonifica dei siti inquinati, escludendo illegittimamente e arbitrariamente che tali obblighi e prescrizioni trovassero applicazione con riferimento alla penisola Delta.
Il 25 Gennaio, all’udienza presso la 2^ Sezione Penale in composizione collegiale, il Giudice del Tribunale di Cagliari Dr. Giuseppe PINTORI, ha disposto il rinvio a giudizio dei generali VALOTTO Giuseppe, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Italiano dal 2009 al 2011 – GRAZIANO Claudio, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Italiano dal 2011 al 2015 – ERRICO Danilo, Capo del III Reparto RIF Stato Maggiore dell’Esercito Italiano dal 2008 al 2013 – ROSSI Domenico, Sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito dal 2010 al 2013 e SANTRONI Sandro, Comandante della Regione Sardegna dell’Esercito sino al mese di ottobre 2010.
I capi di accusa sono, reati di disastro innominato, ovvero un reato che a differenza del semplice reato ambientale configura anche l’offesa alla incolumità pubblica, previsto e punito dagli artt 110, 434, 1°e 2° comma c.p. (reato di disastro innominato) poiché agendo in concorso tra loro, ciascuno nella rispettiva qualità sopra indicata, commettevano fatti diretti a cagionare, mediante le condotte commissive ed omissive descritte nel periodo che segue, la compromissione e il deterioramento ambientali – significativi e misurabili come di seguito descritto – di una superficie pari a circa 2,78 kmq., denominata “penisola di Capo Teulada” ovvero “poligono Delta” costituente parte integrante del Poligono Militare Permanente di Teulada inclusa nel Sito di Interesse Comunitario “Isola Rossa e Capo Teulada” (ITB 040024) di cui alla Direttiva 92/43/CEE., dal quali derivava pericolo per la pubblica incolumità in ragione della massiccia e diffusa presenza di ordigni inesplosi, missili e altro materiale radioattivo ed esplodente.
Agli imputati, che rischiano un massimo di 5 anni di reclusione, viene contestato di aver sistematicamente programmato e messo in esecuzione – dal 2010 e fino a settembre 2014, esercitazioni militari, durante le quali la penisola di Capo Teulada era utilizzata come “zona bersaglio” da terra e da mare, e verso la quale veniva indirizzato un elevatissimo numero di colpi – tra artiglieria pesante, razzi e missili anticarro – non inferiori, quantomeno nel periodo dal 2010 al settembre 2014, a complessivi 686.000, con conseguente grave impatto sulla morfologia del territorio e dispersione di quantitativi di metalli pesanti di ingente proporzione.
Esercitazioni che sono iniziate già negli anni 50 del secolo scorso.
Inoltre, la violazione degli obblighi imposti all’Amministrazione della Difesa dal Decreto del Ministro della Difesa datato 22.10.2009 (pubblicato nella G.U. del 15 aprile 2010 n. 87 ), riguardanti le procedure (artt. 1 e segg.) di gestione, stoccaggio, recupero e smaltimento dei rifiuti derivanti da equipaggiamenti speciali, armi, sistemi d arma, munizioni e materiali d’armamento nonché i doveri concernenti la bonifica (art. 6) dei siti inquinati, escludendo illegittimamente e arbitrariamente che tali obblighi e prescrizioni trovassero applicazione con riferimento alla penisola Delta.
Gli imputati, secondo il Tribunale titolari della posizione di garanzia correlata con la loro posizione di responsabilità avevano il potere, e aggiungiamo noi il dovere, di promuovere o sollecitare i provvedimenti e gli stanziamenti economici necessari a dare attuazione al decreto ministeriale e disporre i controlli sugli effetti delle esplosioni e le verifiche sullo stato dei luoghi; promuovere il recupero ambientale dei siti potenzialmente contaminati a seguito delle esercitazioni.
Secondo il Giudice, l’omissione degli obblighi di legge per il rispetto ambientale e della salute pubblica, ha comportato:
– il mutamento grave della morfologia del territorio con la formazione di numerosi ed estesi crateri prodotti dall’impatto e dall’esplosione di missili e munizioni che hanno favorito, anche a seguito dei conseguenti incendi, in particolare nei settori a forte acclività del suolo, fenomeni di erosione idrica ed eolica sino a determinare in più punti l’affioramento roccioso del substrato, con manifeste e gravi ripercussioni sulla flora e sulla fauna dell’intera penisola, con perdita della biodiversità;
– il deterioramento e la compromissione di porzioni di suolo della penisola di Capo Teulada determinato dall’accumulo diffuso e prolungato nel tempo di rifiuti speciali costituiti da bossoli, proiettili, bombe, missili e parti di essi prodotti dalle attività di esercitazione, di cui era deliberatamente omessa la rimozione a conclusione delle esercitazioni e prima di intraprenderne delle nuove;
– l’alterazione dell’equilibrio degli ecosistemi presenti segnatamente nell’area dunale dell’istmo della penisola di Capo Teulada ed in quella del settore orientale della penisola interessate dalle esercitazioni militari, per via della distruzione della copertura vegetale arbustiva ed arborea ed il disfacimento integrale degli orizzonti più superficiali del suolo; un alterazione di gravità tale che la sua eliminazione potrebbe conseguire solo attraverso misure particolarmente onerose correlate all’adozione di provvedimenti di cessazione delle esercitazioni e di radicale bonifica del suolo del sottosuolo e del prospiciente specchio acqueo.
Il pericolo concreto per l’incolumità pubblica in considerazione della presenza di ordigni inesplosi missili e altro materiale radioattivo o esplodente, da cui deriva il pericolo attuale costante e concreto di deflagrazione o d incendio.
Nel corso dell’Udienza, il giudice ha preso atto delle numerose richieste di costituzione di parte civile avanzate dal comune di Teulada, da associazioni ambientaliste, da numerosi cittadini e dal Partito per la Tutela dei Militari.
Strana, ma conoscendo il mondo militare non c’è nulla da meravigliarsi, l’assenza delle Associazioni dei sindacati Militari “riconosciuti” e dal Cocer Difesa, Esercito, Marina e Aeronautica.
In fin dei conti si processano i capi militari …