giovedì, Novembre 21, 2024
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Insabbiato dalla politica, grazie al Generale Vannacci si riapre il caso “uranio impoverito”

Il ” mondo al contrario ” , il libro del Generale Roberto Vannacci che tanto ha fatto discutere e continua a far discutere la politica, i pseudo intellettuali e soliti noti giornalisti della carta stampata, sta facendo riaprire la delicata ed insabbiata questione dell’uranio impoverito, .
Non passa giorno che in un modo o nell’altro il mondo al contrario sia alla ribalta delle cronache.
Non sfugge agli osservatori più attenti che il libro non ha solo fatto scoprire agli italiani la cappa di potere di certa cultura di sinistra, del cosiddetto mondo Lgbt, omosessuale e l’ipocrisia generale della politica.
Sta facendo riemergere dalla nebbia in cui è stato cacciato  il grave problema dell’uranio impoverito usato dagli americani in Iraq, nella ex Jugoslavia, in Kosovo e in Afghanistan, e la cappa di omertà istituzionale da oltre 20 anni continua ad insabbiare tutto.
L’uranio, come tutti sanno, è quell’elemento chimico altamente radioattivo che a contatto con esseri umani, provoca  danni ai reni, irreversibili ed ha effetti carcinogeni cancerogeni. In poche parole, è causa di linfomi e leucemia.
Migliaia di militari italiani , non informati della presenza dell’uranio e senza protezione, hanno presato servito lo stato nelle aree contaminate e oltre 5000 di loro sono stati compliti da radiazioni. Ad oggi si contano, purtroppo,  oltre 400 militari deceduti per linfomi, leucemia ed in particolare il Linfoma di Hodgkin.
La Commissione Difesa della Camera istituita per capire come si sia potuto mandare allo sbaraglio i nostri militari, ha accertato  che già dal 1996  i paesi della NATO erano a conoscenza dei rischi circa l’esposizione all’uranio impoverito.
Ha anche  accertato che documenti interni alla Difesa, sulle cautela da adottare dai militari per evitare rischi derivanti dall’esposizione all’uranio impoverito, benché firmati e protocollati non sarebbero mai stati divulgati. Uno di questi, di Stato Maggiore della Difesa, porta il numero di protocollo 142/3813 del 6 Diceiimbre 1999.
Quindi il problema, come accertato dalla Commissione, era ben noto ai vertici politici e militari, eppure, ai militari non sono state fornite informazioni, addestramento e protezioni dalle polveri d’uranio rilasciate dai proiettili NATO e USA.
Negli anni, omissioni, silenzi, occultamenti e prese di distanza, sono state una costante.
Un velo grigio è stato accuratamente disteso sui morti con l’obiettivo, almeno fin qui raggiunto, che non si arrivasse mai alla verità e ai colpevoli del disastro.
Il Generale Vannacci nel 2019 ha presentato alla Procura Militare di Roma e alla Procura Generale ordinaria della capitale una dettagliata denuncia dove si accusa tra l’altro, i vertici militari di aver mentito anche alla Commissione parlamentare d’inchiesta, e precisava che il  COI (Comando Operativo di Vertice Inteerforze) , che al tempo vedeva al comando l’attuale Capo di Stato Maggiore della DIFESA, Ammiraglio Giuseppe CAVO DRAGONE, non avrebbe, almeno fino al 2018, provveduto a valutare i rischi del teatro tramite omettendo  : relazione la redazione del Documento di valutazione di dei rischi, di non aver  nominato il Responsabile del Servizio Prevenzione, del Medico Competente, e dei responsabili dei lavoratori per la sicurezza, dei dirigenti (ufficiali??) e dei preposti , dei  militari (lavoratori) incaricati delle misure di sicurezza in caso di emergenza, e di informare ed addestrare il personale sui rischi connessi alla presenza in Teatro di munizioni con uranio  impoverito. lavoratori al di Inoltre , assicurare la sicurezza tecnicamente possibile ed infine, di non aver fornito ai lavoratori (militari) i disposizione dispositivi di protezione individuale e a non aver provveduto alla sorveglianza sanitaria.
Una denuncia di 53 pagine, dettagliata e corredata di allegati. Denuncia che fa seguito ad un’altra, di cui si sono perse le tracce, presentata da un altro generale, quella del Generale Fabio Filomeni che ha pubblicato un libro “Baghdad: ribellione di un generale” .
Nel libro, da leggere, si mettano a risalto tutte le contraddizioni di una catena di comando che sembra aver cincischiato e non poco sul grave problema della prevenzione sanitaria e sulla tutela della salute dei militari.
Generali scomodi Vannacci e Filomeni. Loro ci hanno la faccia per la tutela del personale, incuranti delle ricadute negative per la  loro carriera e hanno fatto si che la coltre di nebbia che oscurava il problema dell’uranio impoverito si alzasse affinché venissero accertate le responsabilità politiche e personali. Troppi silenzi e depistaggi impediscono ancora oggi la verità anche giudiziaria. Chi ha sbagliato, se ha sbagliato, deve assumersi le proprie responsabilità davanti ai morti, ai tanti che ancora lottano contro le leucemia, alle loro famiglie, ai  militari in servizio e alla società e alla legge.
Se, come si legge dagli atti parlamentari, “In quel teatro era stato fatto abbondante uso di uranio impoverito e i vertici militari avevano ricevuto comunicazione dal Comando Nato sin dal 1995 …. “, i 400 morti e gli oltre 5000 militari che ancora oggi lottano contro le leucemie, meritano, dopo oltre 20 anni, verità e rispetto.
E al diavolo il politicamente corretto.

Michele Santoro

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