Salutata con malcelata soddisfazione da Joe Biden, l’incredibile decisione della Corte penale internazionale appare come un solenne abbaglio preso sull’onda del pensiero unico che prevede che la Russia e Putin siano i cattivi e l’Ucraina e Zelensky i buoni.
L’attacco russo all’Ucraina è un atto da condannare ma è difficile dimenticare che l’Occidente per otto anni ha fatto finta di non vedere i massacri di cittadini ucraini russofoni nel Donbass ad opera del battaglione AZOV.
Ora la Corte si è presa il suo momento sotto i riflettori, ma è rimasta in silenzio e assente sui crimini statunitensi in Iraq, Libia, ex Jugoslavia, in Siria e Afghanistan giusto per ricordare i più recenti e silente sui crimini ucraini nel Donbass, e spara un proiettile a salve per suscitare scalpore in un momento in cui tutti dovrebbero lavorare per la tregua e la pace.
Le armi risuonano nel teatro, le informazioni dal campo sono frastagliate e per lo più manipolate dall’apparato di Zelensky e dalle intellignce USA e UK, e per quanto si possa dare credito alle accuse, è difficile non pensare che questa decisione, al di là del momento di visibilità, non sia in realtà una decisione politica.
Innutile, controproducente e in definitiva benzina sul fuoco e nulla più.