martedì, Novembre 26, 2024
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Iran. Le donne iraniane combattono per la libertà nel silenzio MeToo e delle “pseudo” femministe

Non appena il gangster N .1, Vladimir Putin, malefico “padrino” di tutte le Russie, ha annunciato la mobilitazione e il richiamo di altri 300.000 riservisti ( ma pare che voglia mobilitare almeno un altro milione ), minacciando ancora il mondo con l’atomica, in Russia è iniziato il fuggi-fuggi di giovani, meno giovani, famiglie intere. Al confine con la Finlandia si sono formati chilometri di automobili, gli aeroporti sono intasati. È la chiara dimostrazione di come in Russia il panico sia diffuso e di quanto il popolo rifiuti di morire a causa di una guerra barbara pensata da una mente criminale.
Chi può preferisce scappare, sperando di essere accolto dal “decadente occidente”, quello che Putin vuole distruggere. Il patriarca di Mosca, Kirill, che non potrei definire se non completamente folle, esorta i giovani ad arruolarsi e a non aver paura della morte perchè “…se morirete sarete accolti in paradiso, nella gloria di Dio e nella vita eterna”. Secondo Kirill una persona che non teme la morte diventa invincibile. Chissà se ne erano convinti anche i 50.000 e passa giovani ammazzati in questa schifosa guerra per cancellare l’Ucraina dalla mappa del mondo. Mentre dalla Russia migliaia tentano la fuga, in Iran, è in atto una coraggiosa, eroica, rivolta delle donne! Giorni fa, Mahasha Amini, ventenne, fu scoperta dalla “polizia morale” con una ciocca di capelli che usciva dal quel maledetto velo con cui le donne islamiche devono coprirsi. È stata immediatamente arrestata e pestata fino alla morte, avvenuta dopo tre giorni di coma. Improvvisamente le strade di tutto il paese si sono riempite di migliaia e migliaia di donne che si strappano dal capo lo hijab, che si tagliano pubblicamente i capelli in segno di lutto (è un’antica usanza curda), una vera eroica rivolta contro lo strapotere assassino, contro la disumana dittatura degli ayatollah. Una rivolta che supera di gran lunga quella famosa del 2009 contro Ahmadinejad, perché vede la partecipazione orgogliosa e furiosa delle donne di tutto il paese, non solo di Teheran. A questo punto una domanda sorge spontanea: Dove sono le femmiste? Perché non solidarizzano con le donne iraniane? Dove è il MeToo che ha rotto le scatole per anni contro Trump che, secondo quelle scatenate, non rispettava abbastanza le donne? Dove sono le Boldrini, le Mirta Merlino inginocchiate per la morte violenta di un afroamericano da parte della polizia statunitense? Abbiamo visto intere folle in ginocchio contro il razzismo, da Roma a Washington, Da Parigi a New York, nei campi da calcio prima delle partite, era un inginocchiamento continuo, per una causa giusta, contro il razzismo, ma non posso non chiedermi con dolore e delusione, perché l’unico? Dov’è Emma Bonino, sempre adeguatamente velata e umile ogni volta che si trova di fronte a un ayatollah? Perché non ha mai avuto il coraggio di strapparsi quel velo, che significa solo schiavitù, dalla testa come fece Oriana Fallaci davanti a Khomeini? “Quello stupido cencio” lo chiamava Oriana! Come ha fatto giorni fa la famosa giornalista Christiane Amanpour che ha rifiutato di indossarlo davanti a Raisi, il quale ha cancellato l’intervista dopo averla fatta aspettare per ore. Il commento della Amanpour “ Ha paura di farsi vedere con una donna senza velo mentre in Iran infuriano le proteste delle donne”. Il coraggio di Oriana Fallaci e della Amanpour non è un valore che anima le pseudo femministe da salotto che si girano dall’altra parte ogni volta che i soprusi vengono dall’islam. Morale? L’islam non si deve criticare. Chi ricorda le dichiarazioni pro Hamas di Michela Murgia, la capitana delle femministe nostrane? Allora cosa vogliamo pretendere? Quando una donna dice pubblicamente di stare dalla parte di un’organizzazione corrotta e terrorista che, oltre ad ammazzare ebrei, opprime le donne, le costringe a vestirsi bardate come in una corazza e a sposarsi a 9 anni con dei vecchi, non c’è speranza. L’islam non si tocca, qualsiasi porcheria faccia (l’assassinio della povera Saman appena rivelato da suo padre è un triste esempio), criticare quella ideologia nazi-islamica è un tabù insormontabile per molti occidentali.
Mentre in Iran le donne affrontano la morte per poter continuare a vivere, all’ONU un altro gangster, Abu Mazen, ha preso la parola sul podio accusando per la milionesima volta Israele di praticare l’apartheid e di non essere un “partner per la pace”. Questo subito dopo che un ingenuo Yair Lapid aveva rimesso sul piatto la possibilità di due stati, Israele e quello che dovrebbe chiamarsi Palestina. Questa proposta era stata fatta, e fortunatamente sempre rigettata con disprezzo dai palestinesi, anche da Netanyahu, da Ariel Sharon quando portò via gli ebrei da Gaza, da Olmert e Ehud Barak che, per avere la pace, arrivarono a promettere ai palestinesi persino metà Gerusalemme. Un famoso adagio recita “ La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni”. Dichiarazioni pericolose quelle di Yair Lapid, un paese terrorista e barbaro accanto a Israele sarebbe nient’altro che un inferno senza fine. Per nostra fortuna i palestinesi con i loro eterni “No, vogliamo tutto Israele” e con l’odio che li pervade, ci salvano dalle “buone intenzioni” dei vari premier israeliani. Nonostante questo brutto mondo, il tempo va inesorabilmente avanti e questa sera inizia il capodanno ebraico, Rosh haShana 5783. È tradizione naturale farsi gli auguri, infatti, in Israele, da giorni ormai, il saluto comune tra le persone è “Shanà tovà umetukà” , che sia un anno buono e dolce. Gli ebrei sono famosi per essere ottimisti e avere un grande senso dell’umorismo, senza queste due componenti non saremmo sopravvissuti a secoli di persecuzioni in tutto il mondo e a continue guerre e terrorismo nella nostra terra. Non saremmo sopravvissuti all’odio e ai pregiudizi se non fossimo stati capaci di ridere, di ricominciare sempre e di vivere come se ogni giorno dovesse essere l’ultimo. Non avremmo potuto offrire all’umanità, che ci odia, tante geniali invenzioni e insegnare la gioia di creare sempre qualcosa a chi voleva solo eliminarci dal pianeta. Per questo, nonostante i tempi bui, nonostante l’imbarbarimento cui andiamo incontro, nonostante i gangster che governano il mondo, mi sento di augurare anch’io, a tutti gli amici di informazionecorretta, Shanà tovà uMetukà. Buon anno e, come si usa dire, che Dio ce la mandi buona. Desidero però fare mio il grido di Rita Yahan-Farouz, famosa e bravissima cantante israeliana di origine persiana (è così che amano definirsi gli ebrei fuggiti dall’Iran degli ayatollah, persiani, non iraniani): ”Oggi tutte le donne del mondo sono Mahasha Amini”
Deborah Fait

 

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