venerdì, Ottobre 18, 2024
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Se vogliamo che i Circoli Militari non muoiano, è doveroso ripristinare la quota sociale

Il Benessere dei militari va tutelato anche dagli stessi militari

Leggo da un comunicato del Sindaco dei Militari, a firma del Segretario Generale Luca Comellini , del mancato rispetto da parte della Marina Militare, della sentenza del T.A.R. Lecce , che ha stabilito che dal 10 febbraio 2011 l’Ente Circoli della Marina Militare non ha più alcun titolo per imporre ai sottufficiali e agli ufficiali della Marina militare il pagamento della quota sociale.  Ciò in quanto, secondo i giudici il prelievo forzoso operato dall’Amministrazione militare sulle competenze mensili del personale in servizio permanente nella Marina Militare è illegittimo a seguito dell’intervenuta abrogazione del regio decreto 27 ottobre 1937, n. 1935, cioè l’unica fonte normativa che imponeva l’obbligo di contribuzione nei confronti di detti militari.

Non entro nel merito della sentenza e del lamentato silenzio da parte dello Stato Maggiore della Marina, e quale che sia la soluzione del caso in questione, ma  ritengo che l’attività sociale che svolge la Difesa a favore del personale in servizio e in quiescenza, vada rivaluta ed adeguatamente sostenute.

Circolo Militare PIO IX
Roma

I Circoli infatti, non hanno soltanto la funzione di “aggregazione” e di fratellanza, ma svolgono una capillare attività di sostegno al personale mettendo a sua disposizione strutture e servizi molto utili per la vita quotidiana dei militari tutti.
Da militare in quiescenza, ritengo sia opportuno che  il Ministero della Difesa valutasse la possibilità di  ripristinare, con una proposta di legge ad hoc,  la quota sociale obbligatoria per i circoli territoriali di Presidio per i militari in servizio e in quiescenza. Per quest’ultimi ovviamente,  limitatamente a quelli che intendono continuare a fare parte della famiglia militare e a continuare a usufruire delle facilitazioni.  Il mantenimento delle strutture e il personale necessario  per il loro funzionamento costa.  Spendiamo somme rilevanti per le palestre e le attività, pagare un quaota sociale dell’ordine di 3/5 euro al mese non graverebbe molto sulle finanze dei militari.
Ovviamente, la quota sociale deve essere utilizzata e contabilizzata secondo modalità diverse di un tempo.
I soci e l’assemblea dei soci devono avere il controllo delle spese dei singoli enti e debbono partecipare alla loro gestione, almeno nella parte riferita alle somme incamerate relativa alla quota sociale.
Ciò eviterebbe comprensibili ricorsi al TAR.
Ritengo sia l’unico modo per mantenere  in vita nel prossimo futuro,  attività sociali e ricreative che altrimenti, per la costante crisi economica che riduce gli stanziamenti sul capitolo dedicato,  sono destinate ad essere drasticamente ridotte se non addirittura cancellate.

Michele Santoro

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