(di David Levine)
C’è una parola che manca nei mass-media quando si parla delle strategie di Hamas a Gaza: estorsione
“Ultimatum di Hamas a Israele: dateci 8 milioni di dollari entro martedì”. Questo il titolo del quotidiano arabo al-Ain lo scorso 17 ottobre. Il denaro, affermava Hamas, serve per pagare gli stipendi dei suoi membri. E questa è solo una delle tante pretese formulate.
Prima e durante il conflitto del maggio 2021, Hamas ha ripetutamente violato il diritto internazionale: sparando razzi e missili su aree civili, lanciando razzi e missili da aree civili e usando i civili come scudi umani. Come riportato dalla BBC (12.8.21), questa volta persino la ong anti-israeliana Human Rights Watch ha dovuto riconoscere i crimini di guerra di Hamas, confermando così lo status di Hamas come organizzazione terroristica. In effetti gli Stati Uniti, l’Unione Europea (che rappresenta 27 paesi), l’Organizzazione degli Stati americani (una coalizione di 35 paesi) e altre nazioni in tutto il mondo hanno designato Hamas come organizzazione terroristica.
Ma c’è anche un altro punto di vista, in questa storia. E forse suona familiare perché costituisce la trama di molti film su gangster e mafie criminali. E se si aggiungesse al curriculum di Hamas il concetto di “cartello criminale internazionale”? Ecco qualche esempio recente.
“Capo di Hamas a Israele: trasferire 30 milioni di dollari dal Qatar altrimenti andrete incontro all’escalation” recita un titolo del Jerusalem Post (22.6.21). L’articolo spiega che “Hamas progetta di intensificare le tensioni con Israele a meno che non consenta al Qatar di trasferire 30 milioni di dollari alla striscia di Gaza per contribuire a pagare i suoi stipendi”.
Times of Israel (29.7.21): “Hamas avverte che i gruppi terroristici potrebbero riprendere il lancio di razzi a meno che i fondi del Qatar non entrino a Gaza”. Questo in aggiunta ad altre minacce di palloni incendiari e manifestazioni violente al confine a meno che non vengano soddisfatte le richiese pecuniarie di Hamas.
Sotto il titolo “Hamas reclama più soldi dal Qatar”, un articolo di Israel HaYom del 21 agosto 2020 spiegava: Hamas esige che il Qatar aumenti a 40 milioni di dollari la quantità di denaro che invia alla striscia di Gaza ogni mese, per consentirgli di portare avanti una serie di “progetti civili” a Gaza.
Si noti l’uso di termini come “pretende”, “altrimenti”, “avverte” “esige”, “ultimatum” rispetto a “chiede” o “domanda”. Si notino le minacce che puntualmente accompagnano le “pretese”. Faccia tosta? Estorsione? Entrambe le cose?
Questi esempi corrispondono alla definizione penale di estorsione, un termine che tuttavia non ricorre sui mass-media quando parlano dell’invio di fondi a Gaza. Dice la Guide to Financial Crime and Fraud di Investopedia.com: “L’estorsione è l’uso illecito di forza violenza o intimidazione, effettiva o minacciata, allo scopo di ottenere denaro o proprietà da un individuo o ente. L’estorsione generalmente comporta una minaccia alla persona o alle proprietà della vittima, o alla sua famiglia o ai suoi amici. Sebbene la minaccia di violenza o danni alla proprietà sia comune nell’estorsione, essa può anche consistere in danni alla reputazione o azioni di governo sfavorevoli” (sotto forma di “abuso di potere ufficiale”). E aggiunge: “il ricatto è una forma di estorsione” e “gruppi di criminali organizzati possono effettuare estorsioni su larga scala e in più paesi”.
In un rapporto dell’Interpol, l’organizzazione intergovernativa di polizia, datato 26 settembre 2018 e intitolato “La criminalità organizzata è alla base dei principali conflitti e del terrorismo a livello globale”, si legge: “La criminalità organizzata sta minando sempre più la pace, la sicurezza e lo sviluppo – afferma Mark Shaw, direttore della Global Initiative Against Transnational Organized Crime – E’ diventata un fenomeno globale, rappresentato in una confluenza di conflitti dall’Africa al Medio Oriente alle Americhe, che evidenzia un preciso legame con la risposta al terrorismo internazionale”.
È importante ricordare che Israele si è ritirato unilateralmente da Gaza nel 2005 lasciando dietro di sé un’infrastruttura di serre agricole che sono state immediatamente saccheggiate e distrutte da abitanti di Gaza (NBC News, 14.9.05). E fino ad oggi, Autorità Palestinese e Hamas non hanno fatto praticamente nulla se non continuare a chiedere donazioni estere. Nel suo articolo del 15 settembre 2021 sul Jerusalem Post intitolato “L’uso improprio degli aiuti a Gaza è destinato a continuare”, Eitan Fischberger ricorda opportunamente che “l’Autorità Palestinese si è ritirata da un accordo sul trasferimento di aiuti del Qatar ai suoi dipendenti nella striscia di Gaza motivandolo col rifiuto dell’Autorità Palestinese di incanalare i fondi attraverso le proprie banche nel timore che ciò la esponga a cause legali e accuse di sostegno al terrorismo”. E aggiunge: “Si tratta di un’implicita ammissione da parte della stessa Autorità Palestinese che gli aiuti in arrivo dall’estero possono essere soggetti a cattiva gestione e dirottati verso il terrorismo. Il che suscita seri interrogativi sulle garanzie della comunità internazionale e delle ong che i loro aiuti ai palestinesi in Cisgiordania e Gaza non vengono utilizzati a favore del terrorismo”. È importante sottolineare che le vittime delle ripercussioni delle attività terroristiche di Hamas a Gaza meriterebbero vera assistenza e un governo dedito alla costruzione di un’economia. I donatori devono accertarsi che i soldi destinati agli abitanti di Gaza vadano agli abitanti di Gaza, e non a Hamas. Gli abitanti di Gaza impiegherebbero i soldi in cibo e altre necessità, mentre Hamas li ha spesi e li spenderà in razzi e tunnel terroristici.
Sappiamo che Hamas ha ripetutamente violato il diritto internazionale (sparando missili su aree civili, lanciando missili da aree civili e usando i civili come scudi umani), e che vìola una serie di norme della Convenzione di Ginevra sulla “restituzione delle salme e degli effetti personali dei defunti” e su “rilascio e restituzione di persone private della loro libertà” (non dimentichiamo Hadar Goldin, Oron Saul, Avera Mengistu e Hisham al-Sayed). Ora possiamo aggiungere al curriculum di Hamas: “cartello criminale internazionale”. Insomma, “la camorra Hamas”. Ehi, Interpol (e altre forze dell’ordine), siete in ascolto?
(Da: Jerusalem Post, 19.10.21)