Tre attivisti apertamente anti-israeliani chiamati a comporre la Commissione d’inchiesta su Israele, unico paese al mondo per cui è prevista un’indagine permanente
La giurista internazionale Navi Pillay è stata scelta per guidare la Commissione d’indagine permanente del Consiglio Onu per i diritti umani sui presunti crimini di guerra israeliani. La Commissione è composta da tre persone, tutte e tre caratterizzate da una carriera di attivismo e aggressive dichiarazioni contro Israele. Il Consiglio Onu per i diritti umani ha approvato la decisione di creare la Commissione d’indagine permanente in una sessione speciale del 27 maggio, tenutasi a Ginevra all’indomani della guerra di 11 giorni combattuta a maggio tra Israele e i terroristi di Hamas e Jihad Islamica a Gaza.
La sudafricana Navi Pillay è nota in Israele per la sua attività quando ricoprì la carica di Alto Commissario del Consiglio Onu per i diritti umani negli anni 2008 – 2014. In quel periodo nominò ben quattro missioni d’inchiesta contro Israele, più di qualsiasi altro paese del mondo. Fra queste, lo screditato Rapporto Goldstone che venne successivamente sconfessato dal suo stesso autore. Pillay è stata anche responsabile della nomina a Relatore Speciale per i palestinesi del professore di diritto internazionale Richard Falk, radicalmente anti-israeliano. Sempre Pillay convocò la conferenza Durban II “contro il razzismo” che offrì una tribuna all’allora presidente iraniano antisemita Mahmoud Ahmadinejad che ne approfittò per negare la Shoà. Secondo l’Onu, attualmente Navi Pillay è giudice ad hoc della Corte Internazionale di Giustizia per l’applicazione della Convenzione sulla prevenzione e repressione del crimine di genocidio.
Gli altri due commissari nominati dal Consiglio Onu per i diritti umani sono l’indiano Miloon Kothari e l’australiano Chris Sidoti. Chris Sidoti ha lavorato a stretto contatto con le ong palestinesi per più di 15 anni. Il Comitato per i Diritti Umani dell’Autorità Palestinese lo ha definito “un caro amico e alleato”. Lo riferisce il think tank “ONG Monitor”, sottolineando che questi collegamenti rendono Sidoti “inadatto a valutare in modo indipendente e critico asserzioni fattuali e recriminazioni legali”. Dal canto suo, Miloon Kothari è autore di un rapporto delle Nazioni Unite del 2001 che attaccava Israele nel pieno della seconda intifada. Entrato in Israele sotto mentite spoglie, definì il terrorismo palestinese “resistenza” sorvolando sulla massiccia ondata di attentati suicidi che uccidevano e mutilavano migliaia di israeliani. Kothari accusava invece Israele di “massacrare” e “pulire etnicamente” i palestinesi, sostenendo la falsa tesi che il sistema giudiziario israeliano si reggerebbe su basi etniche e teocratiche.
La Commissione così composta ha l’incarico di esaminare le azioni israeliane su entrambi i lati della ex Linea Verde, sia all’interno dei confini sovrani dello stato ebraico che in Cisgiordania e nella striscia di Gaza. “L’indagine esplorerà tutte le possibili violazioni del diritto umanitario internazionale e tutti i casi riferiti di violazioni e abusi del diritto internazionale sui diritti umani” afferma in una nota il Consiglio Onu per i diritti umani, aggiungendo che la Commissione di tre persone è anche incaricata di indagare su “tutte le cause profonde di tensioni ricorrenti, instabilità e permanenza del conflitto, compresa la discriminazione e la repressione sistematiche basate su identità nazionale, etnica, razziale o religiosa”. La Commissione deve “stabilire i fatti e le circostanze che possono costituire tali violazioni e abusi e i crimini perpetrati” nonché “identificare, ove possibile, i responsabili al fine di garantire che gli autori delle violazioni siano chiamati a risponderne”. Il suo primo rapporto è previsto per la 50esima sessione del Consiglio Onu per i diritti umani, di qui a un anno. Dopodiché la Commissione continuerà a indagare Israele per assicurarsi che non vengano commessi crimini di guerra. Israele risulta così l’unico paese al mondo contro il quale il Consiglio Onu istituisce un’indagine permanente, così come è l’unico paese al mondo per il quale è stato nominato un investigatore permanente sui diritti umani che ne indaga le presunte violazioni.
Israele si è opposto alla creazione di un’indagine permanente, affermando che già questa decisione di per sé attesta il pregiudizio contro lo stato ebraico del Consiglio Onu per i diritti umani, e ci si aspetta che negherà qualunque collaborazione ai tre legali schierati contro Israele. “La nomina di Pillay a capo della Commissione d’inchiesta – ha affermato Anne Herzberg, consulente legale e rappresentante alle Nazioni Unite di “ONG Monitor” – rende chiaro qual è il vero scopo, che non è quello di indagare in modo corretto ed imparziale sul conflitto del maggio 2021 con Hamas bensì quello di fabbricare ‘prove’ per accusare Israele di apartheid e denigrare il sionismo e l’autodeterminazione ebraica. I continui e crescenti attacchi contro Israele da parte del Consiglio Onu per i diritti umani mostrano che il governo israeliano dovrebbe rifiutarsi di collaborare con la Commissione. E l’amministrazione Biden dovrebbe esercitare la massima cautela su qualsiasi nuovo impegno con il Consiglio, e trattenere qualsiasi finanziamento fino a quando non avrà luogo una vera riforma di tale Consiglio”.
(Da: Jerusalem Poist, 22.7.21)