Obiettivo del Pakistan: talebani al governo a Kabul (influenzato da ISI) e sicurezza per il Pakistan.
Islamabad, o meglio l’ISI, l’agenzia di intelligence pakistana, ha messo in atto una “covered operation” che ha due obiettivi principali; la salvaguardia della sovranità e sicurezza interna e calmierare l’Afghanistan anche, con condizioni, con i talebani al potere.
Il governo pakistano comunque ha messo in chiaro a USA e ai talebani che il paese non intende continuare ad essere teatro delle sfide tra i due contendenti principali. Non permetterà quindi il sorvolo e attacco con aerei e droni e impedirà con ogni mezzo qualsiasi attività militare all’interno dei propri confini.
Secondo alti funzionari statunitensi, il governo Biden avrebbe avvertito Islamabad che gli USA intendono mantenere la capacità di controterrorismo nella regione intorno all’Afghanistan, ricevendo come risposta che il Pakistan non permetterà l’uso delle sue basi e che il vecchio accordo sulle linee di comunicazione terra-aria (GLOCs & ALOCs) rimane in vigore, a condizione, se gli USA vogliono utilizzare le ALOCs e far sorvolare i propri droni entro lo spazio aereo pakistano ma con decollo e atterraggio nel territorio afgano, l’accordo dovrà necessariamente essere rinegoziato.
Da qui, la necessità per gli USA, che negli hangar delle 22 basi operative nella regione hanno in parcheggio aerei F-15, F-16 e droni, di dirottare i propri obiettivi verso il Tagikitan e l’Uzbekestan per riposizionare nei due paesi le basi da cui far partire le operazioni “antiterrorismo”.
Una svolta questa che mette in allarme Mosca che con l’inviato speciale del Cremlino per l’Afghanistan, Zamir Kabulov, esorta i talebani (per far capire agli USA) a non portare fuori dai propri confini i conflitti.
Gli Usa hanno “accettato” il fatto ovvio e ineludibile, che è il Pakistan la chiave la soluzione del problema afghano. Il governo di Islamabad, o meglio l’ISI, procede con molta cautela e sta operandosi, con scarse possibilità, per raggiungere un accordo tra il governo di Kabul e i talebani. Sotto traccia non sarebbe contrario ad un governo talebano a precise condizioni che salvaguardino la sicurezza e la stabilità del Pakistan e della regione.
Una impresa titanica ma che potrebbe avere molte possibilità di successo. Una prima risposta in questo senso arriverebbe proprio dai talebani che hanno fatto trapelare la loro intenzione di non insistere per la costituzione di un emirato islamico. Sarebbero d’accordo in definitiva, alla costituzione di un governo islamico. E qui i dubbi sul tipo di governo islamico sono tanti. L’Iran con cui i talebani hanno contatti molto stretti e i Guardiani della Rivoluzione (IRGC) che negli anni ’90 combattevano contro i talebani, oggi sono alla finestra e, secondo informazioni USA, forniscono armi ed assistenza ai guerriglieri.
Di certo, trovare una soluzione in una paese controllato da ben 9 etnie differenti, composto per lo più da guerriglieri pashtun (circa il 42% della popolazione), tagiki, hazara, uzbeki, kirghizi, turkmeni, baluci, nur e aimaq) e che possiede immense quantità di minerali come ferro, rame, cobalto, oro e litio, è molto complicato. Una coalizione di tutte le etnie è irrealistica quindi il Pakistan deve giocare su un precario equilibrio.
Ha necessità di mantenere un buon rapporto con gli USA nonostante le problematiche connesse con il suo ritiro dall’Afghanistan e mantenere fuori dai giochi Russia e Iran.
Diverso e più complicato mantenere fuori la Cina, partner strategico per il Pakistan.
Il Torneo delle Ombre, in inglese Tournament of Shadows, come diceva nel 1829 l’ufficiale inglese, Arthur Conolly, che partecipò a missioni in Asia e in Afghanistan nei primi anni del XIX secolo e che nel 1842 morì decapitato a Bukhara (Uzbekistan), è iniziato.
Michele Santoro
Afghanistan. The Tournament of Shadows” has begun.
Pakistan’s objective: Taliban in government in Kabul (influenced by ISI) and security for Pakistan.
Islamabad, or rather the ISI, the Pakistani intelligence agency, has put in place a “covered operation” that has two main objectives; to safeguard the sovereignty and internal security and to calm Afghanistan even, with conditions, with the Taliban in power.
The Pakistani government, however, has made it clear to the U.S. and the Taliban that the country does not intend to continue to be the scene of challenges between the two main contenders. It will therefore not allow overflights and attacks with planes and drones and will prevent by all means any military activity within its borders.
According to senior U.S. officials, the Biden government has warned Islamabad that the U.S. intends to maintain the counter-terrorism capability in the region around Afghanistan, receiving as a response that Pakistan will not allow the use of its bases and that the old agreement on the ground-to-air lines of communication (GLOCs & ALOCs) remains in force, provided that, if the USA wants to use the ALOCs and fly its drones within the Pakistani airspace but with take-off and landing in the Afghan territory, the agreement will necessarily have to be renegotiated.
Hence, the need for the USA, which has F-15, F-16 and drones parked in the hangars of its 22 bases in the region, to pursue its objectives towards Tajikistan and Uzbekistan in order to reposition the bases from which “anti-terrorism” operations can start in these two countries.
This turn of events has alarms Moscow, which with the Kremlin’s special envoy for Afghanistan, Zamir Kabulov, has exhorted the Taliban (to make the US understand) not to take conflicts outside their borders.
The U.S. has “accepted” the obvious and inescapable fact, that Pakistan is the key the solution to the Afghan problem. The government in Islamabad, or rather the ISI, is proceeding with great caution and is working, with little chance, to reach an agreement between the government in Kabul and the Taliban. Under the radar, it would not be against a Taliban government under precise conditions that would safeguard the security and stability of Pakistan and the region.
A titanic undertaking but one that could have many possibilities of success. A first response in this sense would come from the Taliban who have leaked their intention not to insist on the establishment of an Islamic emirate. They would agree to the constitution of an Islamic government. And here the doubts about the type of Islamic government are many. Iran with which the Taliban have very close contacts and the Guardians of the Revolution (IRGC) who fought against the Taliban in the 1990s, are now at the window and, according to US information, provide weapons and assistance to the guerrillas.
Certainly, finding a solution in a country controlled by 9 different ethnic groups, composed mostly of Pashtun guerrillas (about 42% of the population), Tajiks, Hazaras, Uzbeks, Kyrgyz, Turkmen, Baluchis, Nur and Aimaq) and which possesses immense quantities of minerals such as iron, copper, cobalt, gold and lithium, is very complicated. A coalition of all ethnic groups is unrealistic so Pakistan has to play on a precarious balance.
It needs to maintain a good relationship with the U.S. despite the issues associated with its withdrawal from Afghanistan and keep Russia and Iran out of the games.
Different and more complicated to keep China, a strategic partner for Pakistan, out.
The Tournament of Shadows, as it was said in 1829 by the English officer, Arthur Conolly, who took part in missions in Asia and Afghanistan in the early nineteenth century, died beheaded in Bukhara (Uzbekistan) in 1842, has begun.