I militari italiani di rientro dal paese asiatico trattati dal governo come i reduci del Vietnam in USA. Sono stati mandati allo sbaraglio per combattere una guerra inutile ed impossibile. L’hanno persa non per colpa loro, ed ora, riconsegnato il paese ai talebani che già hanno iniziato ad imporre la loro idea di governo islamico, vengono umiliati e con loro,la Bandiera di Guerra del reparto. Rientra l’ultimo contingente e rientra soprattutto la Bandiera di Guerra del 186° Rgt. Folgore, e la politica, , pronta a prendersi la scena quando c’è da “ricevere” un rapito liberato dai nostri servizi segreti, oppure quando c’è da sostenere studenti stranieri arrestati dai rispettivi stati per reati, presunti o veri contro il proprio stato, o meglio ancora quando c’è da “accogliere e sostenere” immigrati clandestini, è stata completamente assente nell’occasione.
I militari italiani umiliati, ma questo rientra nella logica delle cose. Inammissibile e grave che il governo e la politica tutta non abbiano avvertito la necessità di presenziare almeno con il Ministro della Difesa, al rientro in Patria della Bandiera di Guerra che, ricordiamo, non è un semplice pezzo di stoffa ma un vessillo concesso con atto formale del Presidente della Repubblica.
La Bandiera di Guerra di un reparto è l’anima del reparto, e viene protetta anche a costo della vita, rispettata e onorata.
Un concetto che, si può ipotizzare, non rientrerebbe nel pensiero della politica italiana e degli attuali ministri Guerini, della Difesa e Di Maio, degli Esteri.
Una pagina nera che getta nel cesso le parole di considerazione, rispetto e gratitudine che politici e media esprimevano verso i nostri soldati quando sul campo si moriva per una guerra voluta contro ogni logica e senso di responsabilità, proprio dal governo e dal parlamento che ne ha avvallato la decisione.
Michele Santoro