Il Sindacato dei Militari ha depositato presso la Procura della Repubblica di Roma una circostanziata denuncia contro il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che coinvolge anche i vertici militari perché il decreto , contestato dal sindacato, è stato emanato dal ministro tenendo conto dei pareri dei capi di stato maggiore delle tre FFAA e dei comandanti dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.
Pareri, secondo quanto emerge dalla denuncia, a firma del CASMD, Gen. Vecciarelli, del CASME Farina, CASMM Girardelli, CASMA Gen. Rosso, il Comandante dell’Arma dei Carabinieri Nistri e del Comandante della Guardia di Finanza Toschi.
L’ipotesi di reato è grave: false attestazioni. Infatti, nel decreto che nega l’assenso del ministero alla costituzione dei sindacato, si afferma “vista la domanda…” . Orbene, secondo il Segretario del Sindacato, Luca Comellini, nessuna domanda di autorizzazione sarebbe mai stata presentata al Ministero poiché il sodalizio si è costituito nel rispetto dell’art 39 della Costituzione e nel rispetto delle norme di legge in vigore.
E’ l’ultimo atto di uno scontro che il Sindacato dei Militari ha intrapreso contro il ministero della Difesa e più in generale contro i vertici militari che sembra non pensino di voler accettare il nuovo soggetto sindacale che, a differenza di altri sindacati di cui peraltro non si hanno molte notizie circa i loro interventi a favore dei lavoratori militari, non ha chiesto l’autorizzazione al Ministro della Difesa per costituirsi. Autorizzazione non prevista dalla Costituzione che all’art 39 prescrive che “L’organizzazione sindacale è libera. Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge. È condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica”.
Secondo l’ex ministro Trenza invece, per costituire un sindacato è necessario ottenere preventiva autorizzazione del Ministro della Difesa sentiti i vertici delle Forze Armate.
Tutto nasce dall’improvvido intervento della Trenta subito dopo la storica sentenza della Corte Costituzionale che ha riconosciuto ai militari il diritto di rappresentanza militare dichiarando incostituzionali le norme che vietano la loro costituzione. .
La Corte rimandava ad una norma di legge per chiarire i limiti entro cui il sindacato dovrebbe operare, invece, la Trenta, anziché attendere l’intervento del Parlamento sulla delicata questione, probabilmente su suggerimento dei vertici militari, ha emanato “motu proprio” una circolare, la APM/11.7.291/18_AP, del 21 9 2018, cercando di imporre limiti che la Corte non ha posto. Tra le più controverse e incostituzionali, la richiesta di autorizzazione ministeriale per la costituzione di un sindacato e l’esclusione dei militari in ausiliaria e in congedo alla partecipazione attiva al sindacato.
Insomma, il Ministro Trenta avrebbe sposato la tesi, che si attribuisce ai vertici militari, secondo cui è il datore di lavoro a decidere quali possano essere i sindacati , quali possano essere gli iscritti e quali i compiti. In ultima analisi, i sindacati come la Rappresentanza Militare, inutile e costosa, verticistica e contradditoria.
Verticistica contro ogni logica di una rappresentanza, secondo un principio ormai metabolizzato, che il presidente dei vari organi intermedi della Rappresentanza Militare , COBAR – di base, COIR – intermedio e COCER di forza Armata e interforze, debba essere sempre il più alto in grado eletto (ndr. sempre un ufficiale) e anche se questi è comandante di reparto o che ricopra un alto incarico dirigenziale.
Una presidenza imposta che presenta gravi profili di conflitti di interessi perché vede sul tavolo un portatore di interessi contrapporsi a se stesso quale datore di lavoro.
Il caso più eclatante è stato quello che vedeva il Gen. Gerometta presidente del COCER interforze mentre questi ricopriva contemporaneamente l’incarico di “Direttore Generale per il Personale Militare”.
Il DG per il Personale Militare, cioè colui che ha responsabilità decisionale su reclutamento, disciplina, avanzamento e trattamento economico, doveva al tempo stesso tutelare, quale presidente del COCER, i militari nei confronti dell’ente, e quale Direttore Generale, gli interessi della Difesa. Una follia normativa che sembrava essere stata risolta con l’istituzione dei sindacati militari. Purtroppo i fatti ci dicono che così non è.
Come interpretare le parole del Gen. Francesco Maria Ceravolo (presidente COCER ESERCITO), del 3 gennaio 2019: “Il Comandante sarà sempre il primo rappresentante dei suoi soldati”.
Chiaro …
Dalle parole del Gen. Ceravolo sembrerebbe evidente che per i vertici militari la rappresentanza militare, debba in definitiva essere solo “apparente” .
Ritornando sulla denuncia presentata dal Sindacato dei Militari, costituitosi secondo le norme del diritto italiano ma che non viene “riconosciuto” dal ministero in forza alla circolare Trenta, è auspicabile che questa possa finalmente far riflettere tutti e tornare nell’alveo delle norme costituzionali.
I sindacati sono una realtà, ma i vertici militari sembra non vogliano rendersene conto.
La dimostrazione è evidente. Ancora oggi, malgrado i sindacati siano una realtà ancorché controversa, nessuno sembra aver proposto la soppressione della rappresentanza militare, che ricordiamo, al di là della sua inutilità, ha costi milionari a carico del bilancio della Difesa.
Michele Santoro