Pochi e sparuti giornali di categoria ne parlano mentre la cosa è tenuta completamente oscurata agli iscritti da parte dei coonsigli regionali e nazionale
Nel sito dell’Odg nazionale e sui siti degli ordini regionali non vi è traccia della notizia circa il rifiuto di ben tre con consigli regionali, Lombardia, Piemonte e Campania, che contano oltre il 40% del totale degli iscritti, ad indire le elezioni per il rinnovo delle cariche relative al triennio 2020/2023e del fatto che quattro consiglieri nazionali si sono dimessi in dissenso delle decisioni dell’esecutivo del Consiglio Nazionale.
Quasi che per i “governanti” dell’ ordine gli iscritti non abbiano diritto di sapere cosa accada al suo interno e quanto grave sia la situazione.
Tre giorni fa “Professionereporter” ha riportato la notizia de quo e pur tuttavia ad oggi vive un assordante silenzio da parte del Consiglio Nazionale e ovviamente, da parte dei consigli regionali che non hanno sentito la necessità di informare gli iscritti di quanto stia accadendo.
Sul sito dell’Odg Piemonte, l’ultima notizia è la morte di Arrigo Levi (8/9/2020), su quello della Lombardia invece l’ultima notizia pubblicata è del 6 agosto e riporta l’informazione di nuovi corsi online.
Sul sito della Campania, l’ultima notizia è datata 30 Marzo e parla di sostegno da parte dell’INPGI ai giornalisti per il COVID19.
Sul sito dell’Odg nazionale l’ultima informazione è quella del “Premio Calabrese” (8/9/2020).
Delle elezioni e del rifiuto di Piemonte, Lombardia e Campania di non indire le elezioni: silenzio. Così come non si legge su nessun sito dell’Ordine la notizia delle dimissioni di ben quattro consiglieri nazionali.
Silenzio ovviamente sulla stampa nazionale. A proposito di questo “anomalo” silenzio” viene in mente cosa ci rispose una nota giornalista nazionale che, a proposito di situazioni anomale che si volevano porre alla sua attenzione al fine di proporre un cambiamento: “è bene che i panni sporchi si lavino all’interno dell’Ordine”.
Ma sei i panni sporchi sono norme incostituzionali, leggi e regolamenti che limitano i diritti degli iscritti, da parte di una categoria professionale molto importante, definita “quarto potere”, cioè quel potere capace di orientare l’opinione pubblica, niente può essere definito panno sporco da lavare al proprio interno.
L’Ordine è un ente di diritto pubblico che conta oltre 115 mila iscritti, i due terzi dei quali giornalisti pubblicisti discriminati, per legge e per regolamento mentre la quasi totalità impossibilitata ad esprimere il proprio voto per norme assurde e contradditorie.
Da tempo l’Osservatorio scrive sulla incostituzionalità delle norme che regolano la vita associativa dell’Ordine e la violazione dei diritti degli iscritti in tema di rappresentanza e sistema di votazione che limita “per norma” il diritto a tutti gli iscritti di esprimere il proprio voto a tutto vantaggio di gruppi organizzati che, come i fatti di questi giorni dimostrerebbero, permettono la creazione di gruppi di pressione e potere che si contrappongono tra di loro.
Il terremoto all’interno dell’Ordine avrebbe un senso se fosse stato causato da sentimenti di rispetto dei diritti costituzionali e di rappresentanza degli iscritti. La questione sanitaria posta a pretesto per non effettuare le elezioni appare risibile ove si osserva che mediamente solo il 5/7% degli iscritti, causa norme incostituzionali che violano i diritti degli iscritti, votano.
E per lo più sussistono gruppi organizzati che presentano liste pre confezionate. Basta dare uno sguardo alla situazione ma anche ai nomi che si rincorrono negli anni nei consigli regionali e al consiglio nazionale per avere una quadro della situazione.
Gli eletti con i voti del 7% degli iscritti che governano sul rimanente 93%, e del totale la minoranza (professionisti) governa per legge sulla maggioranza (pubblicisti).
Nel 2017 con una lettera indirizzata al Ministero della Giustizia e all’Odg nazionale, ed ovviamente a Odg Sicilia, avevo chiesto la sospensione delle elezioni per dare tempo di intervenire normativamente per correggere le storture di norme e regolamenti contraddittorie, discriminatorie e incostituzionali.
Silenzio. Assordante e colpevole da parte del Ministero della Giustizia, mentre l’allora presidente Marino rispose semplicemente ricordando che l’art. 16 del DPR 115/1965 prevede si che il presidente indica le elezioni ma non c’è alcuna previsione circa la possibilità di revocarle o sospenderle.
Ed ora ? Difficile prevedere come finirà ma sarebbe un grande risultato se tutto ciò sta accadendo divenisse il momento fondante di un percorso dell’Odg, verso la modifica di norme e regolamenti per portare all’interno del sistema Ordine dei Giornalisti, un sistema di norme rispettose dei diritti costituzionali e degli iscritti.
Però è curioso come in quella occasione l’ex presidente del consiglio regionale di Sicilia, Riccardo Arena, con una lettera diretta personalmente a me affermava che la validità delle votazioni “non viene messa in discussione da valutazioni a tratti incomprensibili e in altri casi frutto di evidente disinformazione e di mancata conoscenze delle regole” e “ valutazioni poggiate su basi del tutto inconsistenti” mentre in articolo pubblicato sul portale giornalistitalia.it, dal titolo significativo “ Arena: non sono reazionario” , affermava che i miei erano “Argomenti rispettabilissimi e in parte anche condivisibili, ma che non erano affatto oggetto della lettera alla quale io rispondevo”. https://www.giornalistitalia.it/riccardo-arena-non-sono-un-reazionario/.
Quale che sia il vero pensiero di Riccardo Arena sulla delicata questione che riguarda principi costituzionali e diritti degli iscritti, è tempo oramai che tutta la categoria prenda coscienza della situazione. È tempo di cambiamento, non è più tollerabile né accettabile che un’importante categoria di lavoratori continui ad essere governate con norme incostituzionali e discriminatorie.
Michele Santoro