Gli ingredienti ci sono tutti.
Lombardia, Piemonte e Campania non indicono le elezioni degli organi regionali e nazionali previsti per il 4 Ottobre.
Una ribellione che appare più un “affaire politico” che un inizio di lotta per il diritto e per una vera democrazia rappresentativa all’interno dell’ordine.
In tre anni dal 2017 non abbiamo letto una singola riga circa la richiesta di una revisione completa delle normative che regolano (si fa per dire) il mondo giornalistico bassato su norme contradditorie, incostituzionali e disposizioni interne che violano i diritti degli iscritti.
Secondo quanto riporta un articolo di “professionereporter”, https://www.professionereporter.eu/2020/09/confusione-allordine-tre-presidenti-rifiutano-di-convocare-le-elezioni/, tre presidenti regionali dell’Odg non hanno convocato le elezioni indette per il 4 Ottobre prossimo.
Secondo i presidenti di Lombardia, Piemonte, Campania non ci sarebbero le condizioni di sicurezza sanitaria e quindi chiedono un rinvio.
“Professionereporter”, ipotizza trattarsi di una operazione prettamente politica perché il governo nazionale è retto da una maggioranza diversa da quella dei tre consigli regionali. Il rinvio permetterebbe “all’opposizione” di potersi meglio organizzare per le elezioni.
Guerra per il potere e di gruppi “organizzati” quindi, e non del diritto.
Le ipotesi di professionereporter confermano l’anomalia giuridica dell’Ordine dei Giornalisti che, con l’assoluta indifferenza generale e con la complicità della politica, ha prodotto gruppi di potere che si contrappongono fra di loro per raggiungere il “posto” di comando.
“I gruppi di potere che negli anni si sono via via formati permettendo l’elezione di fatto pilotata, sono riusciti a far digerire e far metabolizzare lo status quo a quanti ancora rispondono all’invito per le elezioni; circa il 7% degli iscritti a livello nazionale.
Ma ciò non spaventa il “governo” dell’Ordine, anzi, lo rafforza. La maggior parte degli iscritti, circa il 90%, si disinteressa completamente della vita dell’Ordine. Corrisponde la quota annuale e dopo di che, saluti e baci. Rispetta le norme, fa il suo lavoro e poco o nulla sa o vuole sapere dell’Ordine” (https://www.mondoedintorni.it/2020/09/08/il-4-ottobre-le-elezioni-allordine-dei-giornalisti-nel-segno-della-continuita-incostituzionale-e-della-violazione-dei-diritti-degli-iscritti/).
Questa protesta, al di là delle pochezza delle motivazioni, ha il merito di portare alla ribalta la “questione ordine dei giornalisti”, una anomalia giuridica e costituionale.
Un pianeta che vive in una situazione di incostituzionalità grave, dove i diritti degli iscritti sono violati, dove il governo non rappresenta la maggioranza degli iscritti a cui viene negato il diritto di voto con regolamenti assurdi.
Il lungo percorso per il diritto e la democrazia rappresentativa inizia oggi. Non ci saranno gruppi di potere o pseudo tali a fermarlo, e questa volta la politica non potrà chiudere gli occhi.
Michele Santoro