domenica, Novembre 24, 2024
HomeCronacaBeirut. Una esplosione quattro i responsabili: Iran, Unifil, politica libanese e forze...

Beirut. Una esplosione quattro i responsabili: Iran, Unifil, politica libanese e forze armate

Deposito di Nitrato di ammonio

Girarci intorno serve solo agli occidentali e ai giornalisti. La verità è chiara, l’innesco del nitrato di ammonio è stato causato da esplosione proveniente dal deposito di munizioni di Hezbollah,  così come ben identificati sono i responsabili del disastro libanese.
L’unico dubbio che può essere chiarito solo da una seria inchiesta è :  si è trattato di un incidente dentro il deposito dove presumibilmente gli amici iraniani dei terroristi stavano presumibilmente aggiornando i razzi e i missili per renderli più efficaci, oppure la causa è stato un preordinato atto terroristico?.
Hezbollah è certamente il primo responsabile. Da tempo ha attuato una politica dell’Human Shield  con la criminale installazione di depositi di armi e  munizioni nell’area metropolitana della capitale. Posti in punti strategici.  https://www.mondoedintorni.it/nuovo/wp-content/uploads/2020/08/BEIRUT.mov
Nel video si notano chiaramente multiple esplosioni e questo conferma l’esistenza del deposito di armi e munizioni.  L’area del porto dove è avvenuto lo scoppio è da sempre stato sotto il controllo anche armato di Hezbollah sotto gli occhi distratti delle autorità di sicurezza e dello stesso governo, ostaggio, come UNIFIL, di Nasrallah & Co.
Gli intrecci della politica libanese e gli affari ” hanno fatto di Beirut  centro internazionale delle maggiori agenzie di intelligence. Solo Nella capitale si stima operino nell’anonimato non meno di 300 agenti di varie nazionalità che affiancano gli agenti “accreditati”.
Michel Aoun

Il secondo responsabile interno è certamente la classe politica libanese a cominciare dal presidente i cui legami con Hezbollah sono noti a tutti.  Aoun con Saad Hariri, il miliardario  ed ex primo ministro, uscito da uno scandalo internazionale, ha impoverito il paese e permesso ad un gruppo armato di impadronirsi del sud Libano, far parte del governo centrale  e creare uno stato nello stato sotto l’ombrello di UNIFIL.
La politica, ma in generale tutte le istituzioni libanesi “coprono” Nasrallah che tiene in pugno il paese e non solo il sud,  dove “vivacchiano”, funzionali agli interessi economici dei terroristi, oltre diecimila uomini di UNIFIL che avrebbero dovuto disarmare con l’esercito libanese, tutti i  gruppi armati nella regione e restituire la sovranità politica, amministrativa e militare al legittimo governo libanese.
Sin dall’inizio  UNIFIL si è dimostrata un’anatra zoppa, e si è allineata alla ignavia del governo libanese e delle sue forze armate. Dal suo dispiegamento è funzionale agli interessi di Hezbollah che sotto il suo cappello è divenuto nel tempo una forza militare per certi aspetti superiore allo stesso esercito libanese.
E chi “comanda” a Sud del Libano e non solo, ha avuto una plastica rappresentazione il  3 Luglio del 2019, presso l’ippodromo romano a Tiro, nel corso della ricorrenza del quarantennale del dispiegamento del Gruppo Elicotteri italiano ITALAIR a Naquora, quando all’inizio della cerimonia, il Force Commander, l’italiano Gen. Del Col , ha ringraziato come prima autorità presente quella religiosa anziché quella politica. Questa precedenza accordata all’autorità religiosa, senza ombra di dubbio legata a Hezbollah,  cozza con il cerimoniale, ma forse la dice lunga sulla situazione di subordinazione di UNIFIL a Hezbollah.
In questo quadro il governo libanese nel sud ha assunto da subito una presenza virtuale e la stessa presenza di militari dell’esercito libanese fa parte del teatrino degli uomini di Nasrallah.
Il fallimento di UNIFIL è stato certificato nel 2019 sia dal Quartier Generale che dal Segretario Generale delle Nazioni Unite.
Infatti, al canale israeliano i24news, nel novembre 2019 il portavoce , Andrea Tenenti,  ha dichiarato che disarmare i terroristi non è compito di UNIFIL. Dall’altra parte, quasi in simultanea, è Antonio Guterres, secondo quanto scriveva il quotidiano israeliano IsraelHayom, ad aver ammesso  il fallimento della missione.
Infine, l’Iran. Le mire degli ayatollah sono talmente evidenti che non necessitano chiarimenti ulteriori. Fallito il tentativo di “chiudere” a est Israele cercando di cinturare il paese con i gruppi libanesi e le milizie sciite in Siria, l’Iran ha ripiegato sul gruppo sciita libanese.
Le milizie di Hezbollah sono  saldamente alle dipendente del regime iraniano da cui ricevono armi, finanziamenti e tecnologia in barba all’imbargo e sopratutto sotto gli occhi distratti di UNIFIL troppo impegnata in attività  “sociali” di UNIFIL, che si è trasformata in un vero e proprio esercito della salvezza.
Unifil, in definitiva appare come una sorta di “bancomat” per Nasrallah.
I militari e i reparti ruotano con cadenza semestrale. Turni di sei mesi, ma non come i figli dei divorziati, ma per un periodo di relax e vacanza. L’importante è non disturbare Hezbollah. 
In questo quadro,  se si esclude l’ipotesi di un incidente all’interno del deposito di munizioni, la possibilità che ci sia stato lo zampino sciita nell’esplosione non è da scartare a priori.
Gli obiettivi ? Evidenti. La destabilizzazione del paese e quindi dell’intera area. Ma questa volta, se così fosse, l’Iran potrebbe aver sbagliato a far di conto.
Michele Santoro
 

Più popolari

ultime notizie