Egregio Presidente;
ho riflettuto molto prima di scrivere questa mia lettera aperta, ma alla fine mi sono convinto che ciò fosse doveroso da parte mia, siciliano per lungo tempo “della diaspora” [come soleva ripetere spessissimo l’amico e compagno di lotte autonomiste, Francesco Paolo Catania, Presidente dell’Associazione L’Altra Sicilia che purtroppo ci ha lasciato prematuramente].
Ho deciso di scriverle in ricordo dell’incontro che abbiamo avuto con lei, io e Francesco Paolo, a Palermo verso la fine degli anni novanta, in un ufficio che, se non ricordo male, ubicato lungo la Via E. Amari.
Spero che con uno sforzo mentale lei possa ricordarsi di questo incontro. Parlammo molto io e Francesco prima di questo appuntamento.
Ricordo di avergli suggerito, senza successo, di non incontrarla perché politicamente eravamo anni luce distanti. Lei nazionalista già pensava ad Alleanza Siciliana, una brutta fotocopia di Alleanza Nazionale, mentre L’Altra Sicilia era un movimento autonomista.
Dopo l’incontro, uscendo dal suo ufficio, ricordo bene che Francesco si disse deluso perché pensava a lei come un capo carismatico per un movimento autonomista se non indipendentista, quantomeno a similitudine della Südtiroler Volkspartei del Trentino Alto Adige.
Purtroppo la sua politica nazionalista è stata sempre chiara.
Ricordo a me stesso cosa disse nel 2013 quando auspicava la nascita di un partito di destra nazionale che potesse federarsi con Forza Italia.
Tutto ciò ha confermato nel tempo le mie perplessità su un suo coinvolgimento in un progetto sicilianista e siciliano.
Perplessità che subito dopo la sua elezione a Presidente della Regione, sono divenute certezze, tanto che scrissi un articolo dal titolo significativo “ Musumeci nel solco di Crocetta” . Nell’articolo riportavo che “Taluni speravano che con l’avvento del nuovo presidente la Sicilia iniziasse un percorso di riacquisizione della propria identità politica, culturale ma anche e soprattutto economica.
Invece, Nello Musumeci sta confermando la sua anima nazionalista. D’altra la sua storia politica parla di nazionalismo . Come i predecessori sembra minimamente pensare a dare battaglia sul diritto costituzionale delle norme dello Statuto, e si muove come i precedenti governi, senza idee e sembra smentirsi sullo scippo da parte del governo nazionale di 800 milioni Iva che spettano per legge alla Regione”.
Qualche giorno fa plaudevo quanto lei, con un’ordinanza che implementava il decreto governativo appellandosi all’articolo 31 dello Statuto.
Ma è stato un momento, poi tutto è tornato alla normalità.
Infatti, qualche ora dopo sento che lei in un suo intervento a proposito delle norme sulla questione COVID-19, afferma che “ la Regione per eccezionali motivi di sicurezza avoca a se il controllo della polizia di stato e delle forze dell’ordine” .
Egregio Presidente, si può accettare il suo credo politico nazionalistico, ma non si può sottacere sul fatto che quanto da lei affermato, a meno che le sue parole non siano state travisate, è lontano anni luce dal dettato dello Statuto Siciliano inserito e coordinato con la Costituzione italiana nata in tempi successivi. Art. 31 – Al mantenimento dell’ordine pubblico provvede il Presidente della Regione a mezzo della polizia dello Stato, la quale nella Regione dipende disciplinarmente, per l’impiego e l’utilizzazione, dal Governo regionale. Il Presidente della Regione può chiedere l’impiego delle forze armate dello Stato.
Tuttavia il Governo dello Stato potrà assumere la direzione dei servizi di pubblica sicurezza, a richiesta del Governo regionale, congiuntamente al Presidente dell’Assemblea e, in casi eccezionali, di propria iniziativa, quando siano compromessi l’interesse generale dello Stato e la sua sicurezza.
Il Presidente ha anche diritto di proporre, con richiesta motivata al Governo centrale, la rimozione o il trasferimento fuori dell’Isola, dei funzionari di polizia.
Il Governo regionale può organizzare corpi speciali di polizia amministrativa per la tutela di particolari servizi ed interessi.
Dubito Lei possa ignorare che il succitato art. 31 prevede ben altra cosa tanto da potersi affermare che gli uffici del governo nazionale nelle province, e quindi i prefetti, sono alla luce del dettato Statutario, incostituzionali in Sicilia.
Purtroppo nessun presidente ha fin qui preteso il rispetto delle norme costituzionali, e lei sembra seguire il solco nazionalista.
Si denota che, come i suoi predecessori, Lei non pretende il rispetto e quei poteri in casi “ordinari” e non “straordinari”, che spettano per legge costituzionale al Presidente della Regione.
In questo momento di tragedia nazionale, lei ha, per Statuto e per Costituzione, il dovere morale e giuridico di agire a tutela della salute e dell’ordine pubblico in Sicilia.
Sostituisca i prefetti governativi con funzionari di sua nomina.
E soprattutto assuma il controllo dell’ordine pubblico in Sicilia, prendendo tutti quei provvedimenti necessari a tutelare la salute pubblica dei Siciliani in un momento così drammatico.
Se per morigerata cautela non si sentisse in grado come i suoi predecessori, allora sarebbe opportuna una valutazione personale circa la permanenza in carica.
La Sicilia ha bisogno di un Presidente, non di un governatore coloniale.
Michele Santoro
ex Responsabile per la Sicilia di L’Altra Sicilia
Direttore Osservatorio Sicilia / Mondo e Dintorni