Due stati, capitale a Gerusalemme indivisa, insediamenti e confini di sicurezza a Israele, 50 miliardi di investimenti per i palestinesi
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha presentato martedì alla Casa Bianca, insieme al primo ministro Benjamin Netanyahu, la sua attesa proposta per un accordo di pace.
“Non siamo qui per dare lezioni, non siamo qui per dire agli altri come vivere, cosa fare, chi essere o come pregare. Siamo qui per offrire un partenariato basato su interessi e valori condivisi, per perseguire un futuro migliore per tutti noi”, ha detto Trump illustrando un piano che la Casa Bianca definisce “il più serio, realistico e dettagliato mai presentato, un piano che potrebbe rendere israeliani, palestinesi e la regione più sicuri e più prosperi”.
Il piano di pace darebbe a Israele il pieno controllo degli insediamenti e ne fisserebbe la capitale a Gerusalemme indivisa. Il piano prevede inoltre uno stato palestinese con la capitale nei quartieri est di Gerusalemme est.
Trump ha detto che, per la prima volta nella storia, il piano si basa su un’intesa con Israele riguardo a una mappa che stabilisca i confini per una soluzione a due stati. Durante la presentazione, Trump ha detto che la mappa illustra i “sacrifici territoriali che Israele è disposto a fare per la pace”. Trump ha aggiunto che il piano “più che raddoppia l’attuale territorio palestinese” e che “nessun palestinese né israeliano verrà sradicato dalla propria casa”. Ha poi spiegato che, sebbene sia previsto che Israele mantenga il controllo di Gerusalemme, sul Monte del Tempio rimarrà in vigore lo status quo e Israele collaborerà con la Giordania per garantire che tutti i musulmani, e “i fedeli di ogni fede”, che vogliono pregare sul Monte del Tempio/Haram al-Sharif possano farlo (oggi ebrei e cristiani possono visitare il Monte del Tempio, ma solo i musulmani vi possono pregare).
Trump ha affermato che, se i palestinesi decideranno di accettare il piano, nel nuovo stato palestinese verranno riversati circa 50 miliardi di dollari. “Ci sono molti paesi pronti a partecipare – ha detto Trump – Il tasso di povertà palestinese verrà dimezzato e il loro Pil raddoppiato o triplicato”. E ha aggiunto: “Il popolo palestinese ha diritto a una vita migliore, ad avere pace e prosperità e la possibilità di sviluppare il suo straordinario potenziale”.
Il piano – che secondo Trump gode del sostegno sia di Netanyahu che del leader dell’opposizione israeliana Benny Gantz (un fatto che dimostra che “la pace trascende le differenze politiche in Israele”, ha detto il presidente Usa) – richiede che i palestinesi di riconoscano Israele come stato ebraico e accettino di risolvere al di fuori di Israele il problema dei profughi. “Se sono sinceramente disposti a fare la pace con lo stato ebraico – ha commentato Netanyahu – Israele sarà pronto a negoziare la pace sin da subito”. “Chiediamo ai palestinesi di rispondere alle sfide della convivenza pacifica” ha detto Trump: il che include leggi che garantiscano i diritti umani e la cessazione delle attività ostili di Hamas, Jihad Islamica e altri gruppi terroristici nonché della pratica di premiare economicamente i terroristi. Rivolgendo un appello al presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen, Trump ha detto che, se i palestinesi siederanno al tavolo negoziale, “noi saremo con voi in ogni fase del processo”. Il piano, ha detto Trump, “potrebbe essere l’ultima opportunità” per i palestinesi di ottenere uno stato indipendente. E ha continuato: “E’ giunto il momento che il mondo musulmano corregga l’errore commesso nel 1948 quando scelse di attaccare invece di riconoscere il nuovo stato d’Israele”.
Trump ha sottolineato che il passaggio alla soluzione a due stati non presenterà “nessun incremento dei rischi per la sicurezza di Israele: la pace richiede compromessi, ma non chiederemo mai a Israele di scendere a compromessi sulla sua sicurezza”.
Netanyahu nel suo discorso ha dichiarato di aver accettato di negoziare la pace con i palestinesi sulla base del piano di pace di Trump. Tra le varie ragioni a favore, il primo ministro israeliano ha sottolineato il fatto che questo piano “anziché sostenere solo a chiacchiere la sicurezza di Israele, riconosce che Israele deve esercitare la sua sovranità in luoghi che gli consentano di difendersi da sé. Per troppo tempo – ha aggiunto Netanyahu – il cuore stesso della Terra d’Israele è stato scandalosamente etichettato come territorio illegalmente occupato. Oggi, il presidente degli Stati Uniti smonta questa menzogna riconoscendo la sovranità di Israele su tutte le comunità ebraiche in Giudea e Samaria”.
Israele ha comunque convenuto che per quattro anni manterrà lo status quo in tutte le aree che il piano non designa come israeliane per dare la possibilità al negoziato di decollare. Allo stesso tempo, secondo il piano, Israele potrà applicare immediatamente la sovranità sulla strategica Valle del Giordano e su altre aree che il piano riconosce come israeliane.
(Da: Jerusalem Post, Times of Israel, 28.2.20)
Il testo della proposta Trump include anche un riferimento alla possibilità di scambi di territori che vedrebbero le città arabe israeliane nel cosiddetto “Triangolo”, a sud-est di Haifa, passare sotto controllo palestinese (una possibilità da tempo respinta dai rappresentati degli arabi israeliani). “Queste comunità – si legge nel piano – che in gran parte si identificano come palestinesi, erano originariamente destinate a passare sotto il controllo della Giordania durante i negoziati sulla Linea d’Armistizio del 1949, ma alla fine furono trattenute da Israele per ragioni militari che da allora si sono attenuate”. Pertanto il piano “contempla la possibilità che, con l’accordo delle parti, i confini di Israele vengano ridisegnati in modo tale che le comunità arabe del Triangolo diventino parte dello stato di Palestina”.
Circa il problema dei profughi palestinesi, il piano degli Stati Uniti esclude il cosiddetto “diritto al ritorno” affermando che “le proposte che prevedono che Israele accetti di accogliere i profughi palestinesi, o che promettono decine di miliardi di risarcimenti, non sono mai state realistiche”. Sottolineando che i profughi “sono stati trattati come pedine sull’ampia scacchiera del Medio Oriente”, il piano offre tre opzioni: assorbimento nello stato della Palestina, integrazione negli attuali paesi ospitanti (previo loro consenso), accettazione di 5.000 profughi all’anno per un massimo di 10 anni (50.000 in tutto) in singoli paesi membri dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica che accettassero di partecipare.
(Da: Times of Israel, 28.2.20)