La questione del MOUS sembra essere di non interesse ai grandi media nazionali televisivi e della carta stampata. Un silenzio che lascia perplessi.
Eppure il MOUS, il sistema di telecomunicazioni satellitare della marina militare statunitense, composto da cinque satelliti geostazionari e quattro stazioni di terra, di cui una a Niscemi, dotate di tre grandi parabole del diametro di 18,4 metri e due antenne alte 149 metri, che secondo esperti indipendenti risulta pericolo per i suoi effetti biologici su persone, animali e territorio, è un caso internazionale che si dibatte da anni.
Gli USA, hanno invaso l’Isola stravolgendo ogni regola e ogni normativa potendo fidare di un governo incapace di tutelare e proteggere il popolo e il proprio territorio.
Ma soprattutto, incapace e colpevole nei confronti dei cittadini, per aver permesso, in palese violazione del trattato di Parigi, di militarizzare l’isola e di permettere lo stoccaggio di armi nucleari in Sicilia e di aver appoggiato, nel caso del Muos gli USA.
Ora, un processo penale, sembra riportare il diritto. La Procura di Caltagirone ha chiesto la confisca dell’intera struttura e la condanna ad un anno di reclusione ed la sanzione di 20 mila euro ad Adriana Parisi, della «Lageco», dell’Associazione Temporanea di imprese ‘Team Muos Niscemì, Maria Rita Condorello, imprenditrice della “Cr Impianti” nonché il direttore dei lavori Giuseppe Leonardi
Per l’accusa, avrebbero realizzato l’impianto senza la prescritta autorizzazione, assunta legittimamente o in difformità da essa.