In Sicilia è noto esistono i pupi ed ovviamente esistono i pupari. I pupi si muovono perché il puparo li fa muovere ed è così che di muove la galassia della politica siciliana. L’unica differenza tra i pupi veri e i finti, è che questi ultimi ricevono anche gratificazioni.
Ed è così che mamma Regione Siciliana e nonna Assemblea Regionale (il parlamento siciliano è il secondo più antico in Europa), prodighi di contributi a fondo perduto a tutti quanto ne fanno richiesta, si inventano la “premialità dei comuni”.
In che cosa consiste questa premialità è presto detto. Sono previsti 8 indicatori che secondo un indicatore di cui però non siamo riusciti ad avere contezza, che determinano l’ammontare del contributo o premio elargito ai comuni. La torta è di circa 20 milioni di euro l’anno, mica bruscolini, che finiscono in balli e balletti.
Ad ognuno dei 390 comuni della regione viene richiesto di compilare un questionario, e già questo è tutto dire, che tiene conto di:
1)Sforzo fiscale che consiste nel valutare l’azione della gestione tributaria degli enti locali con particolare riferimento alla crescita dell’autonomia finanziaria in termini di competenza ed una maggiore disponibilità di cassa;
2) Sforzo tariffario: che valuta l’azione degli enti locali nel porre in essere le iniziative per una maggiore fruizione del patrimonio in termini di redditività e di incrementare i proventi collegati a servizi erogati direttamente o indirettamente;
3) Capacità di riscossione: che valuta il grado di realizzazione concreta delle risorse tributarie ed extra tributarie;
4) propensione agli investimenti: che valuta la capacità di finanziare con mezzi propri la spesa in conto capitale. In poche parole dovrebbe premiare quegli enti che con risorse proprie, anche correnti, realizzano opere pubbliche;
5) definizione pratiche per il condono edilizio: è evidente che questo parametro va a premiare quel comune che definisce il maggior numero di pratiche di abusi edilizi
6) Flussi turistici: chiaro riferimento alla capacità di attrarre turisti nel territorio
7) incentivazione per la riscossione dei tributi locali;
8) fuoriuscita dal bacino dei lavori socialmente utili (precari);
Amministrare bene per un politico dovrebbe essere un obbligo civico e morale, ma in Sicilia dove nessun comune può vantare amministrazioni “virtuose”, anche l’insipienza viene premiata da una legge regionale che appare come una vera e propria offesa al buon senso ed alla corretta e sana amministrazione.
La quasi totalità dei comuni siciliani presenta gravi carenze amministrative, i servizi sono deficitari, l’abusivismo è dilagante, la riscossione dei tributi è da terzo mondo, il turismo è per pochi, ma la Regione Siciliana, a fine dell’anno, devolve a tutti e 390 comuni un contributo che premia l’incapacità cronica dei politici siciliani ad amministrare il denaro pubblico e governare con trasparenza.
Questa è la Sicilia, autonoma quanto basta per il bene della casta.