Ci risiamo. Ryanair alza il tiro e la politica inconcludente va nel panico. La compagnia irlandese la scorsa setimana ha stoppato ogni prenotazione da e per lo scalo trapanese a partire da Marzo 2017. Mercoledì scorso poi, con un popup sul sito dell’Airgest, lo stesso gestore comunica che sono state riaperte le prenotazioni.
A meno che non sia stato un guasto tecnico, peraltro non comunicato, questa operazione di stop and go messa in atto dal management irlandese fa supporre che si sia voluto dare ad Airgest e politica regionale e locale, un forte segnale che però non sembra aver sortito effetti. Al momento di scrivere non è dato di sapere cosa nel frattempo sia successo ma non è difficile poter prevedere che questo è solo l’inizio. Ryanair ha il coltello dalla parte del manico e sa, in quanto a Dublino sanno fare di conti e conoscono molto bene il tessuto socio politico locale. Ma oggi è anche facile dire che la doccia scozzese ha solo riaperto il balletto delle chiacchiere e degli allarmismi, peraltro ingiustificati se solo si guardassero con attenzione numeri e dati. Appresa la notizia dello stop alle prenotazioni, tutta la politica è andata in fibrillazione ma con un’unica soluzione “pagare”. Ma è sul chi deve pagare che oggi si cercano di trovare soluzioni alternative per rimediare al grande errore commesso da Aigest e dalla ex Provincia che è sempre provincia con altro nome, con l’operazione co-marketing, mettendosi praticamente nella mani di una compagnia aerea. Il Consigliere Cimiotta lancia la sua idea, strampalata e, come detto, irrealizzabile. Paghino i privati in rapporto al loro fatturato. Insomma, Cimiotta si inventa una ulteriore tassa come se non bastassero quelle che già gravano sulle attività commerciali e produttive.
Forse il Consigliere, probabilmente poco esperto in materia di economia e tributi, avrebbe meglio a proporre di dimezzare le medaglie dei consiglieri e gli appannaggi di sindaco e assessori, anche se le sue parole fanno intuire che di progetti non ne parla poiché Cimiotta dice che la somma “è necessaria perché l’aeroporto di Birgi continui a vivere e sopravvivere”. Il termine usato dal politico a proposito di Birgi è Sopravvivere; un termine che indica provvisorietà, improvvisazione e fa capire quanto inconcludente ed incapace sia questa politica. Per quello che produce la politica, specie quella locale, potrebbe benissimo essere mandata a casa, tanto ormai sono i dirigenti i veri amministratori della cosa pubblica. Queste fibrillazioni che poi portano solo alla richiesta di pagamento fanno sorgere più di qualche dubbio. Il 1° Agosto 2015 l’Associazione di Diritto Internazionale organizzò a Marsala un incontro per discutere sulla problematica e sulle soluzioni da adottate.
Nessun politico si presentò (forse perché l’incontro non era stato proposto dal solito deputato ….), e del settore turismo pochissimi hanno partecipato tanto che alla fine fu un incontro informale. Eppure di cose in quel convegno se ne dissero, ma la politica era troppo impegnata. Ma avevano trovato l’accordo si disse, e la politica, imprenditoria e operatori si erano illusi che tutto fosse stato risolto. A questo proposito è bene ricordare che il deputato regionale Nino Oddo nel corso di una trasmissione sull’aeroporto andata in onda su Canale 2 ad una domanda sui numeri e sui dati economici dello scalo rispose che a lui “non interessano i numeri e le statistiche, ma le voci degli operatori. Ma con le voci non si realizza alcun progetto. Mimmo Fazio definì l’accordo di co-marketing una operazione “borderline”, ovvero, ai limiti del legale. Sarà così? Questa operazione ha fatto sorgere da subito più di qualche dubbio, ma fino ad oggi non sembra che Corte dei Conti e Magistratura abbiano approfondito il problema. In ogni caso oggi, tutti quanti fino ad oggi hanno eccelso in chiacchiere politiche senza costrutto hanno riaperto i salotti e propongono sempre la stessa soluzione: pagare, pagare, pagare.
E’ evidente che la “doccia scozzese” non ha portato buoni consigli e si continua a commettere lo stesso “capitale” iniziale. Sarebbe invece tempo che si cominciasse a valutare con attenzione cosa sta succedendo, non da oggi, ma da almeno 2 anni e poi prendere decisioni, non per ultimo, visto che il sistema aeroportuale della Sicilia Occidentale, per invidie e per perdita di posti di sottogoverno non piace, pensare a portare Airgest alla privatizzazione. Ma non si farà, il giocattolo, seppur rotto e perennemente sotto la spada di Damocle della compagnia irlandese, non lo vuole mollare nessuno. Lo pseudo co-marketing che co-marketing non è, non funziona e i comuni che di soldi già ne hanno pochi per il sociale (a parte gli stipendi dei politici ecc. ecc.) hanno serie difficoltà a versare la quota parte di una somma che è di 2,2 milioni di euro a cui si aggiungono 1,5 milioni di euro di Airgest.
L’associazione Trapani Cambia scrive che : Assistiamo ancora una volta ad una nuova polemica infinita che ha ad oggetto la permanenza di Ryanair nell’aeroporto di Trapani “Vincenzo Florio”.
L’eventualità che Ryanair vada via dall’aeroporto di Trapani procurerà inevitabili effetti disastrosi, sia per l’economia dell’aeroporto e dell’indotto dello stesso, che per quella di tutte le numerosissime imprese della provincia di Trapani che vivono ormai prevalentemente della ricezione turistica derivante dai flussi turistici controllati dal potente vettore aereo irlandese e che in molti casi hanno investito notevoli capitali nelle stesse imprese …”.
Trapani Cambia chiama in ballo Crocetta per l’abolizione delle Provincie dimenticando che proprio la Provincia si sottomise alla strana e “borderline” operazione di co-marketing. Operazione che inspiegabilmente non sembra che la Corte dei Conti abbia mai esaminato perché noi pensiamo che non sia rispondente alla normativa nazionale mancando, per essere co-marketing, una equa ripartizione delle quota a cui dovrebbe sottostare la stessa Ryanair e l’assegnazione del servizio dovrebbe avvenire dopo l’espletamento di una gara ad evidenza pubblica mentre invece, prima la Provincia e poi la Camera di Commercio, versano le somme direttamente alla società pubblicitaria irlandese, costola dei Ryanair. Qualcuno riporta dati di una società straniera di consulenza economica secondo cui nel periodo 2007 – 2011 l’indotto aeroportuale sarebbe stato di 900 milioni di euro mentre l’ISTAT ci dice che il reddito medio è rimasto praticamente invariato € 3.041.759,614 (reddito totale) con un reddito medio di 19.140 euro e un reddito medio di 6.977 euro nel 2007, contro € 3.272.943,543 (2011) e 19.901 euro medio imponibile co reddito medio di 7.620. Oddo farebbe bene a leggere anche i dati e non fermarsi a quello che dicono gli operatori perché i dati indicano che l’aeroporto, malgrado il boom turistico, ancora da valutare correttamente, ha avuto una flessione del 9,9% sul numero dei movimenti e del 12,8% sul numero passeggeri nel periodo Gen/Set 2016 rispetto al 2015 (fonte assoaeroporti). Appare evidente che l’Aeroporto non è questo grande veicolo di turismo come molti, senza conoscere i dati, asseriscono essere, se ad un aumento dei turisti si riscontra una forte contrazione del flusso passeggeri aeroportuale.
Ma a proposito dell’indotto, basterebbe passeggiare, per esempio per Marsala, e notare che ogni tre negozi aperti ne troviamo uno chiuso …per cessata attività. E ciò ci fa sorgere spontanea una domanda: ma l’indotto di 900 milioni dove è andato a finire? Indotto significa benessere, ma benessere non sembra proprio che se ne veda molto in giro nel trapanese… Ma poi, questa relazione come mai non viene pubblicata per poter analizzare tutti i suoi aspetti?
Ma passiamo ai turisti. Non abbiamo mai avuto la possibilità di poter verificare i dati di prenotazione, ma basta analizzare i dati del traffico che sono di dominio pubblico e passare qualche ora all’Aeroporto per notare come la maggioranza dei transiti (i numeri poi vanni divisi per due), siano nazionali e locali e quindi è facile dedurre che l’aeroporto serve quasi esclusivamente ai cittadini del territorio per recarsi all’estero o nel nord Italia. E ciò si ricollega all’atavica incompetenza sul settore turistico sia della classe politica che imprenditoriale. Nel mondo del turismo il territorio gira sull’aeroporto, nel trapanese è l’aeroporto che gira sul territorio… e questo la dice lunga sulla capacità della politica e dei privati di attirare turismo nel trapanese. Poi, guardando alle tariffe, nessuno può contestare che la maggioranza dei turisti nei periodi estivi e festività nazionali, viaggia via Palermo dove trovano una offerta di certo più vantaggiosa rispetto ai prezzi praticati dal vettore irlandese su Trapani. Sbaglia infine chi contesta il sistema aeroportuale Palermo/Birgi/Pantelleria.
I risultati si hanno quando hai capacità di trattare e il sistema è certo più pronto di un singolo. Vedi Milano, Roma, le Puglie e Venezia…
Quindi, Ryanair non è il mezzo, ma solo uno dei mezzi, e questo sarebbe bene che politica e imprenditoria lo capissero imparando da chi il turismo lo sa fare.
Ma lo capiranno?
Michele Santoro