domenica, Novembre 24, 2024
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Vicenda Siremar. La Regione non ce la racconta giusta

Secondo l’Assessore Bufardeci, nella riunione di oggi con il Ministro dei Trasporti Matteoli, il governo avrebbe dato garanzie circa la continuità dei servizi marittimi da e per le Isole minori della Sicilia.

Secondo Bufardeci è stato ottenuto il mantenimento dei servizi attuali e nessuna interruzioni ci sarà da 15 gennaio in poi.

Nulla sul fatto che la Regione è inadempiente ad una legge dello stato perché non ha attivato l’acquisizione del totale partecipazione dallo stato come previsto espressamente previsto dal comma 3 dell’articolo 57 della legge n. 133 del 6 agosto 2008 che così recita:

“Su richiesta delle regioni interessate, da effettuarsi entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, l’intera partecipazione detenuta dalla Società Tirrenia di Navigazione S.p.A. nelle società Caremar – Campania Regionale Marittima S.p.A., Saremar – Sardegna Regionale Marittima S.p.A., Toremar – Toscana Regionale Marittima S.p.A., Siremar – Sicilia Regionale Marittima S.p.A. è trasferita, a titolo gratuito, rispettivamente alle regioni Campania, Sardegna, Toscana, Sicilia”».

Qualunque sia il risultato dell’incontro che certamente, alla luce della legge in questione non può che essere temporaneo, ancora una volta la Regione Siciliana, o meglio il governo e la casta politica non hanno saputo fare gli interessi dell’Isola e dei Siciliani.      
L’auspicato maggior lasso di tempo che l’intervento ministeriali produrrà, non sarà per assumersi il carico della partecipazione alle società in questione e quindi rispondere direttamente dei servizi e dei disservizi, ma, secondo Bufardeci, servirà a consentire allo Stato di definire, insieme alla  Regione siciliana e ai sindaci, una programmazione stabile dei collegamenti marittimi per il prossimo futuro,a partire da quelli già realizzati dalla Regione siciliana nel rispetto delle normative comunitarie, con un impegno a carico del bilancio regionale di oltre cinquanta milioni di euro l’anno.

Ben poca cosa per la classe politica siciliana.

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