Manlio Di Stefano, deputato 5S, ha appena concluso un suo viagio in Israele e nel segno della continuità dialettica politica iniziata con il suo primo viaggio in terra di Israele definita dall’illustre ed esperto in politica estera e in particolare medio orientale, “Palestina” , non ha mancato di farci ascoltare le sue esternazioni cervellotiche sulla soluzione del problema dei rapporti tra lo stato di Israele e l’AP.
Per Manlio Di Stefano, come per tutto il movimento 5S, pare, non vi è soluzione senza un abbandono da parte dello stato stato ebraico di tutti i territori ora sotto il suo controllo.
Di Stefano parla di smantellamento delle colonie, di ritiro entro i confini del ’67, di ritiro dal Golan e altre boutade pro PLO/AP/HAMAS spacciate per politica internazionale senza probabilmente avere idea di che cosa stia parlando.
“Esistono alcuni esempi di integrazione sia culturale che religiosa cui è importante guardare con fiducia. Uno di questi è la città di Betlemme dove, sotto la guida della sindaco Vera Baboun, convivono pacificamente cristiani, musulmani ed ebrei.”
Se diamo per contato che Manlio Di Stefano è in buona fede, probabilmente legge solo cronache provenienti da media filo palestinesi non curandosi di leggere quei media indipendenti che riportano i fatti così come sono accaduti senza forza su responsabilità di una o dell’altra parta. Se dobbiamo dare per scontato che Di Stefano non sia in mala fede, a questo punto, considerato il suo continuo parlare del nulla, egregiamente supportato anche dal M5S che per bocca di Di Maio ha dichiarato che se andassero al governo riconoscerebbero lo stato palestinese (sic), ci sarebbero tutti i presupposti per poter ipotizzare che anche questo movimento potrebbe avere solidi basi di interessi con l’area mussulmana.
Ma poi, dove hanno visto gli ebrei a Betlemme gli illustri e graditi ospiti ? Non si sono resi conto che senza l’IDF a protezione dei siti sacri cristiani i pochi pellegrini che ormai si avventurano in aree controllate da AP, non troverebbero neanche i resti dei ruderi.
Mah … i posteri vedranno. Intanto è poco ortodosso che il vice presidente della Camera violi le regole del protocollo diplomatico chiedendo al FO israeliano di cambiare il programma approvato prima della partenza e chiedere di entrare in Gaza.
Per finire, secondo quanto riferito da Di Maio, i problemi a Hebron nascono soprattutto per colpa degli ebrei. Questo glielo avrebbero detto i responsabili della missione militare a Hebron , dopo l’incontro con il primo cittadino. Il responsabile della missione (politico ?) e il vertici del contingente militare gli avrebbero detto che circa l’80% dei conflitti nella zona avvengono per responsabilità di cittadini ebrei.
A parte il fatto che è provato che la situazione è esattamente il contraria alle affermazioni, c’è da rimanere basiti per la facilità con cui si riportano certe presunte affermazioni anche se appare difficile credere che un comandante italiano abbia potuto rilasciare simili dichiarazioni.
E qui, lo Stato Maggiore della Difesa dovrebbe quantomeno appurare la veridicità delle affermazioni attribuite al comandante della missione.
E’ la prima volta che si sente da un politico italiano riportare affermazioni di un comando militare che attribuisce ad una parte la responsabilità.
Non si sa con quale spirito il deputato Di Maio ha varcato l’area sacra dello Yad Vashem. Di certo le sue parole sono state un offesa per milioni di morti e la sua dichiarazione finale, peraltro palesemente antiebraica, ha dato certo motivi per poterlo giustificare: “Israele superi la politica dei muri, ma l’azione di Hamas è terroristica”. Qualcuno direbbe un colpo al cerchio e un colpo alla botte … nella realtà due colpi alla botte di Hamas.
Insomma, la conferma di un chiaro comportamento anti israeliano e tanta ipocrisia (opportunismo ??) politica.
Michele Santoro