Rimbalza da Istanbul la voce secondo cui Asraf Ghani, presidente dell’Afghanistan, meglio di Kabul, avrebbe chiesto al Pakistan un intervento militare per emarginare la ripresa del controllo dei talebani che secondo fonti militari locali e occidentali, e secondo anche un rapporto redatto da Bill Roggio, the editor del giornale on line The Long War Journal, hanno ripreso il controllo di vaste aree del paese e combattono ferocemente per allargare il proprio controllo /(vedi mappa di Roggio).
La situazione è alquanto delicata e per certi aspetti peggiore del 2001 e il Pakistan non ha oggi nessuna intenzione di imbarcarsi in una avventura da dove possono scaturire solo problemi seri di sicurezza perché un campagna contro i talebani potrebbe significare una escalation di loro attacchi in Pakistan e poi c’è da considerare la difficoltà ad intervenire in un paese che per oltre 49% della superficie è formato da alte montagne superiori a duemila metri .
Ora Ashraf, abbandonato militarmente di fatto dai suoi padrini americani, lasciato solo anche dagli occidentali, chiede a Nawaz Sharif di fare quello che avrebbero dovuto fare gli occidentali in 15 anni di guerra inutile che ha vito centinaia di migliaia di morti civili per l’arrivismo americano ben supportato negli ultimi 8 anni da un signore a cui hanno dato il Nobel per la pace “agli intenti”, cioè arrestare i talebani e consegnarli a Kabul.
I saggi (?) svedesi dovrebbero vergognarsi della cantonata presa che ha fatto perdere di valore il Nobel.
Ma a Islamabad nicchiano e fanno presente che quando nel 2009 il Pakistan ha intrapreso azioni militari nello Swat e in Waziristan, i militanti ai gruppi talebani si sono rifugiati in Afghanistan che, con l’aiuto dei servizi segreti afghani, hanno poi utilizzato come base per far partire le loro azioni contro il Pakistan.
Nel 2014 poi, il governo afghano ha emesso documenti di identità a militanti fuggiti in Afghanistan.
Islamabad poi, contesta all’Afghanistan di dare asilo a Omar Khalid Khorasani, il cui gruppo Jamaat-ul-Ahrar ha rivendicato la responsabilità dell’attacco avvenuto a Lahore durante la Pasqua.
Secondo l’Ambasciatore afghano in Pakistan, Hazrat Omar Zakhilwal ”è facile per dare la responsabilità e le colpe ad altri” , e respingendo le ipotesi pakistane, ha aggiunto che i militanti come Fazlullah e Khorasani facevano parte dei talebani pakistani.
Il Pakistan, secondo Zakhilwal, avrebbe fatto naufragare ogni opportunità per una reciproca cooperazione sul tema. Inoltre, ha detto, il Pakistan affondato opportunità offerte dalla Afghanistan per la cooperazione reciproca, al fine di cambiare questa situazione.
Che tra Afghanistan e Pakistan non corra buon sangue è cosa risaputa da tempo immemore, ma le relazioni, per certi aspetti forzate tra i due paesi negli ultimi mesi si sono deteriorati molto e oggi come oggi uno non si fida dell’altro.
Zakhilwal va oltre e addebita al Pakistan la possibilità, reale, del fallimento del processo di riconciliazione che vede la deleteria presenza degli USA nel coordinamento con Cina, Afghanistan e Pakistan.
Insomma, il teatro in cui operano troppi operatori stranieri e dove i servizi segreti di ben 10 nazioni giocano partite doppie, triple e anche quadruple, ogni luce di speranza è destinata a spegnersi.
In Pakistan e in Afghanistan gli USA devono definitivamente togliere ogni cappello perché fintanto che faranno parte della scacchiera, niente potrà aggiustarsi.
L’Afghanistan è un paese dove inglesi e russi hanno già perso la faccia, gli USA hanno perso oltre tremila uomini e la faccia, e dopo 15 anni, il paese è come era nel 2001.