domenica, Novembre 24, 2024
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Prima regola: quando dei musulmani massacrano dei cristiani, colpevolizzare gli ebrei

I jihadisti considerano “utili idioti” gli occidentali che cercano di spiegare il terrorismo in termini “politicamente corretti”
Intervistata dalla SVT2 sull’attacco terroristico a Parigi, la ministra degli esteri svedese Margot Wallstrom ha detto che “per contrastare la radicalizzazione dobbiamo tornare alla situazione in Medio Oriente, dove i palestinesi vedono che non c’è futuro per loro e devono accettare una situazione disperata o ricorrere alla violenza”.
Successivamente la ministra ha cercato di sostenere che non stava facendo un collegamento tra le due cose, ma si tratta di una pretesa un po’ strana soprattutto considerando il fatto che l’intervistatore non le aveva nemmeno chiesto di parlare del conflitto israelo-palestinese: è lei che ha sollevato l’argomento.
Perché l’ha fatto? La risposta è che esiste un’opinione pubblica europea che è disperatamente a corto di argomenti umanitari per giustificare il sanguinario terrorismo dell’estremismo islamico. Nel mondo illuminato della ministra Wallstrom non è possibile fare alcun collegamento fra la religione islam e il terrorismo violento, perché qualcuno potrebbe, Dio non voglia, sentirsene offeso. L’assurda soluzione che viene offerta per uscire dal dilemma è che, quando dei musulmani massacrano dei cristiani, si dà la colpa agli ebrei.
Ma gli ebrei ne hanno abbastanza. Il conflitto israelo-palestinese non è affatto collegato all’ondata di stragi perpetrate in nome dell’islam fondamentalista. Lo stesso “Stato Islamico” (ISIS) non dice d’aver attaccato il cuore di Parigi per via dei palestinesi. Stando alle loro parole, lo hanno fatto per via della situazione in Siria. Il che rende ancora più incomprensibile il motivo per cui la ministra Wallstrom è andata alla ricerca di una scusa da offrire loro, a nostre spese.
Sono d’accordo che tutto questo non si identifica con la religione islam, e che dell’islam è anzi una terribile e sanguinaria perversione. Ma i dati di fatto non sono né buoni né cattivi, sono solo dati di fatto: c’è una cosa che si chiama terrorismo islamico, e la scelta è se combatterlo senza tentennamenti o essere uccisi. E’ una guerra mondiale, e nel lungo periodo tutti dovranno decidere da che parte stanno.
Il terrorismo jihadista è globale, è cresciuto rapidamente e il suo scopo è la distruzione della civiltà occidentale. Il loro spietato messaggio arriva dappertutto: le Torri Gemelle, le stazioni di Madrid, la metropolitana di Londra, il Kashmir, Mumbai, la Nigeria, Parigi e, più di tutto, l’intero mondo islamico. Negli ultimi sessant’anni i musulmani hanno ucciso non meno di 12 milioni di altri musulmani perché non parevano abbastanza estremisti agli occhi dei loro assassini. Una cifra che è di parecchi ordini di grandezza più grande di tutti i morti del conflitto israelo-palestinese. Noi ci rammarichiamo profondamente per ognuno di questi morti, e Israele indaga tutti i casi in cui vengono colpiti dei civili; quando necessario, mettiamo sotto processo soldati e ufficiali. Israele è una vibrante democrazia in cui cittadini arabi siedono in parlamento, sono giudici nella Corte Suprema, militano negli alti ranghi delle forze armate.
Probabilmente nessun giornale svedese pubblicherebbe la mia risposta – e la risposta di molti altri israeliani – alla domanda su perché certe persone incolpano gli ebrei ogni volta che succede qualcosa di brutto. Ma anche al di là di questo, nel collegamento fatto dalla ministra Wallstrom è insito un basilare disastro morale. In che senso? Giacché essenzialmente suggerisce che vi sia un contesto, una versione, una qualche narrativa che giustifica il terrorismo. In realtà, in Asia, in Africa, in Medio Oriente e anche in Europa ci sono centinaia di milioni di persone che vivono in condizioni di gran lunga peggiori di quelle in cui vivono i fanatici dell’ISIS (e certamente di gran lunga peggiori di quelle in cui vivono i palestinesi, che hanno una forma di autogoverno e godono di generosi aiuti europei e internazionali). Il mondo è pieno di persone che soffrono la fame, di gente oppressa, di profughi che non pensano nemmeno per un secondo che la loro condizione giustifichi l’idea di impugnare un’arma e assassinare a sangue freddo decine di giovani innocenti che vanno a sentire un concerto. Chi regala giustificazioni ai questi fanatici, di fatto li aiuta.
Nel mio ruolo di membro della Commissione intelligence del parlamento israeliano, e nel mio precedente ruolo di membro del gabinetto di sicurezza israeliano, sono venuto conoscenza di una enorme quantità di informazioni di intelligence relative alla domanda su come i terroristi islamisti considerino gli occidentali che cercano di spiegare le loro azioni in termini “politicamente corretti”. Ebbene, la risposta è che pensano che sono assai utili ai loro scopi e che li aiutano a perseguire la rivoluzione islamista globale. Su questo – e solo su questo – concordo con loro.
Yair Lapid
(Da: Times of Israel, 17.11.15)

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