Il Cairo ha confermato ciò che tutti sanno, ma preferiscono tacere: che Hamas ha fatto di Gaza un centro del terrorismo, e non solo contro Israele
Editoriale del Jerusalem Post
Mentre il resto del mondo diventa incredibilmente condiscendente verso Hamas, l’ala militare di Hamas, le Brigate Izzadin Kassam, sono state ufficialmente bollate come organizzazione terroristica da parte dell’Egitto: una decisione che è una vera pietra miliare, e non soltanto perché è la prima volta che un paese arabo osa prendere posizione contro una formazione della “resistenza palestinese” votata a combattere Israele. Una franchezza finora considerata pura eresia.
Sotto la guida del presidente Abdel Fattah a-Sissi, l’Egitto ha coraggiosamente abbandonato la scontata messinscena dei paesi arabi fratelli che ufficialmente prendono le parti di Hamas mentre, dietro il sostegno di facciata, la temono e la deplorano.
Per ironia della sorte, la mossa egiziana arriva poco dopo che l’Unione Europea ha iniziato a rimuginare sulla possibilità di rimuovere Hamas dalla lista dei gruppi terroristici (con la bislacca giustificazione tecnica che le prove utilizzate per qualificate Hamas come terrorista “non rispondono agli standard europei”). A suo modo, il Cairo ha smascherato l’ambiguità dell’Europa e la sua propensione all’appeasement.
L’Egitto non ha certamente assunto questa posizione per amore di Israele. Il Cairo ha suoi validi motivi di risentimento verso un’organizzazione come Hamas che collabora attivamente con – ed anzi rende possibile – il terrorismo che imperversa nel Sinai. Anche se Hamas freme innanzitutto di ostilità genocida verso Israele, essa è parte integrante dell’offensiva jihadista mondiale. La versione egiziana del disimpegno dalla striscia di Gaza è ciò che si merita Hamas.
Il Cairo considera Hamas il progenitore e il socio sostenitore dell’organizzazione terrorista Ansar Bait al-Makdis che da tempo semina il caos in tutta la penisola del Sinai (ed è quello che ha anche disposto l’attentato sulla Strada 12 per Eilat, lanci di razzi ancora su Eilat e un tentativo di attentato suicida a Kerem Shalom). Questo gruppo, che lo scorso novembre ha giurato fedeltà allo “Stato Islamico” (ISIS) mettendosi sotto le ali del suo sedicente “califfato” iracheno-siriano, venne fondato nel 2011 da residenti di Gaza, e Hamas è stato il suo protettore fin dall’inizio. La striscia di Gaza controllata da Hamas costituisce l’indispensabile base operativa di Ansar Bait al-Makdis. La sua possibilità di funzionare dipende dal supporto e dall’assistenza logistica a Gaza.
Questo è il motivo per cui l’Egitto ha bandito le Brigate Izzadin Kassam e lo scorso anno ha avviato un grande progetto volto a creare una zona cuscinetto off-limits larga un chilometro tra il Sinai e il confine con la striscia di Gaza. Con l’obiettivo di tagliare fuori Gaza dal Sinai, l’Egitto ha dedicato molte energie alla distruzione della vasta e intricata rete di tunnel che serve al traffico di armi e terroristi da Gaza al Sinai e viceversa. Una vasta fascia di territorio a ridosso della striscia di Gaza è stata sgomberata da ogni abitazione (senza troppi complimenti) per sottrarre ai terroristi la copertura per lo scavo dei loro tunnel e la possibilità di mettersi al riparo a Gaza dopo ogni attacco nel Sinai.
L’ultimo di questi assalti si è verificato lo scorso 29 gennaio quando 32 soldati e civili egiziani sono stati uccisi in un attacco su vasta scala nel nord del Sinai. L’aggressione concertata è stata contemporaneamente accompagnata da attacchi a Port Said e Alessandria. Una strage tutt’altro che isolata. Nell’agosto 2012, 16 soldati erano stati uccisi nella parte egiziana di Rafah, al confine con la striscia di Gaza. Ne sono stati uccisi 25 nell’agosto 2013 e altri 21 nel luglio 2014. E non è che un elenco incompleto.
Il fulcro di terrorismo ed eversione rappresentato da Gaza non riguarda solo Israele. Le tante vittime egiziane, gli oleodotti bombardati, le dilaganti operazioni di sabotaggio, il rapimento di turisti e altro ancora hanno spinto il Cairo a riconoscere che non nessun modus vivendi è possibile con l’autorità attualmente al potere nella striscia di Gaza.
I signori della guerra di Hamas a Gaza hanno avuto una luna di miele quando i Fratelli Musulmani (di cui Hamas è una costola) si sono ritrovati al governo in Egitto. Ora, però, il Cairo ha confermato apertamente e coraggiosamente ciò che tutti i governi e i mass-media stranieri sanno, ma preferiscono tacere: che Hamas ha trasformato Gaza in un centro nevralgico del terrorismo, e non esclusivamente contro Israele.
Che l’attuale reazione dell’Egitto torni utile anche a Israele è un dato di fatto. Il Sinai potrebbe diventare un nuovo pericoloso fronte che Israele non può permettersi. Inoltre, è un sollievo per Israele vedere che vengono seriamente ridotti i canali del traffico di armi e soldi attraverso il Sinai.
Ma la portata del fanatismo di Hamas si estende ambiziosamente ben oltre Israele. Le bande di jihadisti incendiari che vagano per il Sinai spesso vi arrivano passando per Gaza, e da lì spesso vengono manovrati. Lo stesso vale per le armi da guerra che questi estremisti islamici schierano apertamente.
Per dire le cose come stanno, l’Egitto non merita certamente dei rimproveri, ma la gratitudine della comunità internazionale.
(Da: Jerusalem Post, 5.2.15)