domenica, Novembre 24, 2024
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Attacchi ad Israele da Gaza. uno schifo morale, non terrorismo

Un schifo morale, non terrorismo
Molte famiglie ebree sarebbero ben felici di riportare in vita i loro cari uccisi in attentati terroristici in cambio di qualche graffito offensivo sui muri delle loro case
Di Nadav Shragai
Gli attacchi comunemente noti in Israele con una locuzione grossomodo traducibile come “fargliela pagare” sono uno schifo morale e sono contro ogni valore ebraico. Gli autori di queste azioni si pongono al di sopra della legge, ledono persone innocenti, trascinano segmenti pacifici di una minoranza dell’opinione pubblica nella spirale dell’odio e del conflitto, gettano benzina sul fuoco della discordia tra ebrei e musulmani. Gli attacchi della serie “fargliela pagare” fanno il gioco dei nemici di Israele, in patria e all’estero, e rafforzano le tesi di chi demonizza Israele. Sono azioni che hanno la capacità potenziale di ampliare le dimensioni del terrorismo anti-ebraico e anti-israeliano, sia all’interno di Israele che in altri paesi, e di convincere ad aderirvi persone che di per sé se ne starebbero ai margini del conflitto.
Gli attacchi “fargliela pagare” sono anche molte altre brutte cose, che è possibile o non è possibile prefigurare in questo momento. Ma una cosa non sono: terrorismo. A questo proposito la Ministra della giustizia Tzipi Livni e il procuratore generale Yehuda Weinstein si sbagliano di grosso.
Molte famiglie ebree sarebbero ben felici di riportare in vita i loro cari, uccisi in attentati terroristici, in cambio di qualche graffito offensivo sui muri delle loro case. Slogan razzisti vergati in un villaggio arabo, anche su una moschea, non sono sullo stesso piano dell’assassinio a freddo di bambini, o della devastazione e del lutto che gli attentatori suicidi hanno lasciato dietro di sé durante lo scorso decennio. Il coltello che fora le gomme di un’auto in un villaggio arabo non è lo stesso coltello che ha tagliato la gola della piccola Hadas Fogel, tre mesi di vita, e degli altri quattro membri della sua famiglia, a Itamar.
La rabbia e la paura che prova oggi il dottor Khater Nashad, il cui studio dentistico a Yokneam è stato recentemente vandalizzato con le parole “morte agli arabi” vergate con la vernice a spruzzo su un muro adiacente, sono comprensibili e giustificati. È chiaro che si tratta di un gesto imbecille e vergognoso. Ma i suoi gravosi sentimenti non hanno nulla a che vedere con quelli della famiglia Applebaum. Il dottor David Applebaum, direttore del pronto soccorso dello Shaare Zedek Medical Center di Gerusalemme, e la sua figlia ventenne Nava, che era alla vigilia del matrimonio, sono stati uccisi da un attentatore suicida nel settembre 2003 mentre cenavano in un bar. L’orrore di Nashad non ha nulla a che vedere con l’orrore e la sofferenza patiti da Avi Ohayon, i cui due figli sono stati uccisi a sangue freddo in un attacco terroristico al kibbutz Metzer insieme alla loro madre, che aveva cercato di fare scudo col proprio corpo per proteggere i piccoli.
La nostra terra è piena di lutti e dolori causati dal terrorismo e da aggressioni violente. Ora c’è chi vorrebbe alimentare questi attacchi con reati razzisti contro gli arabi. Ma una cosa sono reati che danneggiano le proprietà e seminano odio, altra cosa il terrorismo che sparge sangue e semina morte. Non sono la stessa cosa. Chi definisce “terrorismo” gli attacchi del genere “fargliela pagare” svilisce il sacrificio cui sono state costrette le migliaia di famiglie delle vittime del terrorismo, così come il dolore delle decine di migliaia tra noi che sono stati feriti in quegli attentati. Chiunque tracci un parallelo tra il vandalismo contro le proprietà, da una parte, e le vite stroncate dall’altra, minimizza ciò che è veramente il terrorismo, un po’ come quelli che gridano e sbraitano di “nazismo” e “olocausto” ad ogni piè sospinto.
Non c’è simmetria, né per dimensioni né per gravità, tra il terrorismo arabo con le sue vittime, e gli attacchi del tipo “fargliela pagare” con i loro danni. Reati di matrice razzista vengono compiuti in continuazione contro gli ebrei, ma le svastiche trovate sulle lapidi del cimitero del Monte degli Ulivi a Gerusalemme o le sinagoghe date alle fiamme ad Harish, Lod e Ramle sono meno “stuzzicanti” e raramente se ne sente parlare. I reati di matrice razzista sono da entrambe le parti uno schifo e una patologia. Ma il terrorismo è un’altra cosa.
(Da: Israel HaYom, 11.5.14)

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