Tre cittadini israeliani su quattro si dichiarano ottimisti circa il futuro del paese, nonostante la situazione della sicurezza, le difficoltà socio-economiche e tutte le sfide altre che lo attendono. È quanto emerge dal sondaggio “Democracy Index” diffuso giovedì dall’Israel Democracy Institute.
Il Democracy Index è un vasto e approfondito sondaggio d’opinione che il Centro Rilevamenti Guttman dell’Israel Democracy Institute conduce ogni anno dal 2003. Il questionario di 57 domande ha fotografato le opinioni di un campione rappresentativo su base nazionale di 1.025 israeliani adulti (834 ebrei e 191 arabi), raccolto dal Cohen Institute for Public Opinion dell’Università di Tel Aviv fra il 16 e il 17 aprile 2012. Il margine di errore è di 3,1 punti percentuali.
Secondo l’Index, il rapporto complessivo fra ottimisti e pessimisti è di 75,6% contro 21,8%. Tra i cittadini ebrei, il 78,8% si dichiara ottimista circa il futuro di Israele mentre solo il 18,1% si dichiara pessimista. Fra i cittadini arabi, il 60,2% è ottimista contro il 39,3% di pessimisti. “E’ importante sottolineare che la maggior parte degli israeliani vede con ottimismo il futuro del paese – dice la prof. Tamar Hermann, che supervisiona il progetto per l’Israel Democracy Institute – La nostra resilienza nazionale si basa fortemente sul fatto che, se pure tanta gente può sembrare sconfortata e talvolta sembra che lo zeitgeist, lo spirito del tempo, sia lo scoraggiamento, appena si scava un po’ più a fondo si scopre che la gente, qui, non è affatto abbattuta”.
Il dato complessivo israeliano risulta l’esatto inverso di quello registrato negli Stati Uniti, dove su un campione di 1.441 cittadini registrati come elettori, intervistati recentemente dalla società di ricerche di mercato Ipsos, il 76% si è dichiarato convinto che il loro paese sia sulla strada sbagliata. Israele risulta inoltre ottavo in una lista di 36 paesi esaminati in base al grado complessivo di soddisfazione dei cittadini nell’ultimo Better Life Index dell’Ocse. Gli Stati Uniti risultano al 12esimo posto, l’Italia a 26esimo:
http://www.oecdbetterlifeindex.org/topics/life-satisfaction/
Intervistati su perché si dichiarino ottimisti, il 21,5% degli ebrei israeliani ha dato una riposta generica, il 18,2% ha citato la sicurezza e le Forze di Difesa, il 13,7% la solidarietà nella società israeliana, il 12,2% il sionismo e il patriottismo, l’8,4% la propria famiglia, l’8,2% economia e tecnologia, il 7,1% la propria fede religiosa, il 6,4% la politica. Solo il 2% ha citato un futuro di pace.
Fra gli arabi israeliani, le principali motivazioni citate sono l’ottimismo in generale, la politica, l’economia e la tecnologia d’Israele, l’istruzione superiore.
Alla domanda sul prossimo futuro, l’85,4% degli intervistati ebrei ha detto che Israele sarà capace di difendersi militarmente e l’84,9% che il paese manterrà il suo status di nazione leader nell’alta tecnologia. Solo il 17,1% ha detto che Israele finirà col perdere il suo carattere ebraico, e solo il 32,7% ritiene che Israele si troverà internazionalmente più isolato di oggi.
Solo il 22,5% degli intervistati ebrei ritiene che verrà firmato un accordo di pace coi palestinesi. Ben più alta la percentuale di arabi israeliani convinti che verrà raggiunto un accordo di pace (38,7%), mentre è più bassa quella degli arabi che considerano Israele capace di difendersi (62,8%).
Alla domanda se desiderino continuare a vivere in Israele a lungo termine, la percentuale di risposte positive sia dei cittadini ebrei che di quelli arabi si aggira intorno al 90%.
Intervistati su quale considerino il fattore di tensione più vistoso nella società israeliana, gli israeliani hanno citato la divisione fra ebrei e arabi, seguita da quella fra laici e religiosi e da quella fra ricchi e poveri. Solo successivamente è stata menzionata la disputa fra destra e sinistra sulle questioni diplomatiche e di sicurezza. La percentuale di coloro che hanno citato la tensione fra ebrei askenaziti e sefarditi è risultata così bassa da essere inferiore al margine d’errore.
L’Index ha anche indagato l’opinione di vari gruppi sociali rispetto alla questione se per loro sia più importante che Israele abbia un carattere ebraico e/o democratico. Fra gli haredim (ultra-ortodossi), l’80,4% ha detto che è più importante il carattere ebraico, il 19,2% che carattere ebraico e democratico sono importanti allo stesso modo. Nessun ultra-ortodosso ha preso in considerazione uno stato democratico non ebraico. Fra i cittadini ebrei che si dicono laici o tradizionalisti (e che costituiscono la grande maggioranza), il 43,3% ha definito altrettanto importanti il carattere ebraico e quello democratico, il 35% ha definito più importante il carattere democratico, il 20% quello ebraico.
Più del 50% degli israeliani intervistati si definisce politicamente di destra, il 30% si definisce di centro, il 17% di sinistra. Alla domanda su come il governo attuale (di destra) stia gestendo i problemi del paese, il 14,1% degli intervistati di sinistra ha detto “bene”, l’83,6% ha detto “non bene”. Fra gli intervistati di centro, il 32,3% ha detto “bene”, il 64,4% “non bene”. La destra risulta articolata: quelli che si definiscono moderati si dividono a metà fra coloro secondo cui il governo sta gestendo bene i problemi e coloro che affermano il contrario, mentre quelli che si definiscono di estrema destra hanno per il 56% un’opinione negativa e per il 41% un’opinione positiva.
Intervistati circa il loro grado di fiducia nelle istituzioni, le Forze di Difesa risultano in prima posizione con l’85,2% dei consensi, seguite dalla Presidenza dello Stato (78,6%) e dalla Corte Suprema (73,4%), il Consigliere giuridico del governo (72,7%), la polizia (60,9%), il governo (56,8%), il primo ministro (56,4%) e la Knesset (52,7%). In fondo alla scala i mass-media (46,3%) e i partiti politici (34,1%). Disaggregando il dato, gli arabi israeliani mettono per prima la Corte Suprema, seguita dalla polizia e poi dai mass-media, mentre le istituzioni che fra gli arabi riscuotono meno fiducia sono i partiti politici e il primo ministro. Anche gli ebrei israeliani di sinistra ripongono la massima fiducia nella Corte Suprema e la minima fiducia nei partiti. Gli israeliani di destra e di centro hanno massima fiducia nelle Forze di Difesa e nel presidente, e minima fiducia nei partiti politici e nei mass-media.
La maggioranza degli intervistati ritiene che le proteste sociali dell’estate 2011 siano riuscite a suscitare l’attenzione dei mass-media e una presa di coscienza nell’opinione pubblica, ma pensa che abbiano avuto meno successo nel modificare le priorità del governo e non siano riuscite a intaccare la condizione del ceto più ricco.
Gli israeliani ebrei hanno tre volte più probabilità degli israeliani arabi di affermare che la leadership politica della comunità araba è più estremista degli stessi cittadini arabi che dice di rappresentare.
Il 58,3% degli intervistati ebrei ritiene che i cittadini arabi israeliani non subiscano discriminazioni, mentre il 74,9% degli intervistati arabi pensa il contrario.
Secondo la prof. Hermann, le divisioni su molte questioni rilevate dal sondaggio dimostrano la forza della democrazia nello Stato ebraico. “Sono convinta che la democrazia israeliana è viva e vegeta – dice – E’ una democrazia vivace e vitale, più di molte democrazie occidentali: il cittadino medio è interessato, informato ed esprime opinioni su questioni politiche che in altri paesi sono considerate appannaggio delle élite. È un buon segno, per una democrazia, il fatto che la gente è coinvolta e impegnata”.
(Da: Jerusalem Post, israele.net, 6.9.12)
Si veda anche:
Piccole lezioni di grande democrazia. Quello spicchio di democrazia, fra tirannidi e teocrazie mediorientali
http://www.israele.net/articolo,3413.htm
Apartheid in Israele? Chiedete al tenente colonnello Al-Huzeil. Nero, musulmano, beduino: decorato per l’attentato terroristico sventato ai primi di agosto
http://www.israele.net/articolo,3527.htm