sabato, Settembre 21, 2024
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CROLLI E FRANE in Sicilia. Messina sott’acqua, città e paesi invasi dall’acqua e dal fango… un territorio in ginocchio

FNSAppare chiaro che gli esponenti della politica spoliticata non hanno fatto in tempo utile tutto ciò che avrebbero dovuto fare. Occorre, in Sicilia, una profonda, partecipata, rivoluzione morale, culturale e politica nella vigilanza, nella prevenzione, nella tutela e nella gestione del territorio.
Occorre, altresì, una più moderna ed efficiente organizzazione e concezione della protezione civile.
Gli Indipendentisti FNS rivolgono un commosso pensiero alle vittime ed alle loro famiglie, alle quali tutti – responsabili diretti e noi come cittadini – dobbiamo rendere conto e soprattutto giustizia. E fare di tutto affinché il loro sacrificio ci insegni qualcosa. E affinché disgrazie del genere non si ripetano.
In Sicilia, tutte le Istituzioni (quelle statali comprese) e tutti gli Enti che hanno rapporti con il Territorio (dalla Regione alle Province ai Comuni) devono istituzionalizzare, utilizzare, valorizzare e responsabilizzare la figura professionale del GEOLOGO. Ed al servizio della Amministrazione Pubblica devono essere “assunti” soltanto quelli dotati di provata esperienza professionale. La Pubblica Amministrazione non deve essere, cioè, REFUGIUM PECCATORUM o STIPENDIFICIO.
Esistono danni dovuti alla particolare “natura geologica” dei luoghi, ma anche danni dovuti all’incuria e all’inadeguatezza degli uomini e/o alla incompatibilità delle strutture, delle infrastrutture, degli insediamenti urbani e da altro. Danni non quantificabili né riparabili in tempi brevi.

Per chi mastichi un po’ di geologia, è notorio come il territorio del messinese (insieme a parte di quello calabrese) sia caratterizzato dalla predominanza di rocce metamorfiche disgregate, frantumate, a tratti pulverulente, geologicamente considerate sfasciume. E certamente non per colpa dei siciliani, bensì a causa di processi naturali che si protraggono da milioni di anni.
Ciò non toglie che proprio la conoscenza dei limiti naturali e delle esigenze del territorio ne presupporrebbero un maggiore rispetto e la messa in campo di tutti quegli interventi, quei comportamenti che mettano al centro la tutela e, ove necessario, il recupero del territorio stesso.
Eppure, vi è tutta una serie di “mancanze” che, a parere degli Indipendentisti FNS, devono essere ricordate e, se necessario, ricordate ancora, innanzitutto come semplici cittadini che amano la loro terra, prima, molto prima, che come militanti.
Dagli anni settanta in poi, si sono succeduti studi del territorio siciliano che hanno ampiamente parlato di rischio e di dissesto idrogeologico, tra l’altro con un progressivo affinamento nei dati di partenza, nelle risultanze e nelle considerazioni e valutazioni finali, permettendo una dettagliata mappatura delle aree a rischio e dei differenti livelli di rischio, per quanto si tratti di una mappatura necessariamente mai esaustiva, bensì sempre in divenire.
Ciononostante, troppo spesso ci si è fermati al livello delle buone intenzioni, solo raramente (e quasi mai in maniera risolutiva) si è dato corso agli interventi consequenziali e necessari.
Sono mai stati previsti e realizzati adeguati interventi di pulizia degli argini e degli alvei dei corsi d’acqua siciliani?
Si è mai proceduto ad una seria sistemazione ed alla pulizia di fiumare e torrenti che, soprattutto nel territorio messinese, rappresentano storicamente elementi ad altissima pericolosità?
Se è vero, come sosteneva Cicerone, che la Storia è “magistra vitae”, si è mai ritenuto utile ed opportuno, quando addirittura imprescindibile, uno studio organico, critico e scientifico (e non solamente cronachistico) quantomeno delle principali alluvioni storiche?
Noi riteniamo, invece, che potrebbero dare conferme, ovvero indurre i necessari aggiustamenti a quelle previsioni e stime che derivano, oggi, principalmente da simulazioni desunte su base solo analitica. Simulazioni che, per quanto accurate, non potranno mai pienamente rappresentare la realtà. I tecnici definiscono “back analysis” proprio quella sorta di analisi a ritroso che, partendo dall’osservazione e dallo studio degli effetti reali, cerca di risalire alle cause e di pervenire, di conseguenza, agli eventuali, opportuni correttivi. Analisi a ritroso dei dati storici che rappresenta sovente l’unica o la migliore via per analizzare e studiare una moltitudine di fenomeni naturali.
Purtroppo, si è spesso ritenuto che episodi anche gravi ma sporadici, rari, fossero proprio per questo solamente occasionali e difficilmente ripetibili, senza tenere in debito conto quello che, per i fenomeni naturali, viene chiamato “tempo di ritorno”! Tra l’altro, tanto maggiore è questo periodo o tempo di ritorno, tanto maggiore è l’intensità attesa e, di conseguenza, i danni da temere.
Discorso che, ovviamente, vale non solamente per il RISCHIO ALLUVIONE, bensì per tutti i principali rischi, non ultimo il RISCHIO TERREMOTO!
In tanti casi è necessario parlare, purtroppo, di “disastro annunciato” e sarebbe oltremodo grave se, nel futuro, dovesse ancora utilizzarsi tale locuzione.
Poi, dovremmo anche e finalmente riuscire ad indignarci, ogniqualvolta una diversa sensibilità ed una diversa attenzione sembra siano riservate alle sciagure ed ai morti della Sicilia!
Dovremmo riuscire ad indignarci ed a ribellarci, ogniqualvolta 160 milioni di euro, come quelli destinati a Giampilieri ed agli altri centri colpiti dall’alluvione di due anni fa, rimangano bloccati per un errore formale di un’ordinanza di protezione civile! Ben altra tempistica, come era DOVEROSO e GIUSTO che fosse, pare sia stata rispettata nell’erogazione di 250 milioni di euro, destinati a far fronte ai danni dell’alluvione del 2010, in Veneto.
E non ci si venga a parlare di bilanci e di patti di stabilità!
La vita delle persone, il recupero e la messa in sicurezza del territorio vengono prima di qualsiasi bilancio e patto di stabilità.
Non fosse altro che per prevenire altre tragedie e, per gli amanti dei bilanci, costi per la collettività ben maggiori!
Dovremmo riuscire ad indignarci e ad agire di conseguenza quando, di tanti ASCARI che dovrebbero rappresentarci, nessuno sembra si preoccupi della questione o voglia risolverla.

Dobbiamo avere la forza ed il coraggio di affrontare la realtà per quella che è.
Dobbiamo dire “NO” alla rassegnazione. Dobbiamo fermare la sequela di sciagure che si verifica ad ogni evento climatico o sismico, prevedibile o non, ad ogni evenienza naturale, ad ogni incidente eccezionale.
Occorre immediatamente una profonda, partecipata “rivoluzione” culturale e morale nella gestione e nella tutela del territorio.
LA SICILIA DEVE AVERE “TECNICI” E SERVIZI ADEGUATI ALLA BISOGNA. VOGLIAMO UNA REGIONE SICILIANA REALMENTE RIGENERATA ED AL SERVIZIO DEL POPOLO SICILIANO E DEL TERRITORIO. E PREVENIRE O COMUNQUE MONITORARE NON SOLTANTO I PERICOLI DI INCENDIO MA ANCHE SMOTTAMENTI, FRANE, ESONDAZIONI DI FIUMI, INONDAZIONI, COMPATIBILITA’ DEL TERRITORIO CON LE OPERE PUBBLICHE ESISTENTI, CON L’URBANIZZAZIONE, CON IL DINAMISMO DELLE MUTAZIONI GEO-AMBIENTALI, COMUNQUE ED OVUNQUE PROVOCATE DA FENOMENI ESTERNI O INTERNI, RECENTI ANTICHI CONTEMPORANEI O SUCCESSIVI, CHE INFLUISCANO COMUNQUE SULLA SICUREZZA. PENSANDO AL PEGGIO, NON C’E’ ALCUNA CALAMITA’ CHE NON POSSA ESSERE PREVISTA ED ELIMINATA O, COMUNQUE, REGOLAMENTATA O AFFRONTATA MEGLIO DI QUANTO NON AVVENGA OGGI.
Non dimentichiamo la figura dell’INGEGNERE DELLE ACQUE, istituita nel Regno delle Due Sicilie, che aveva un misto di competenze che andavano fra la “Forestale” ed il “Genio Civile”.
La tecnologia moderna consente di fare di più e di fare di meglio. Ma niente può sostituire i valori umani del senso del dovere e della responsabilità.
In Sicilia, la politica politicata, le lottizzazioni, il clientelismo, l’affarismo ed anche la corruzione ed il pressappochismo devono fare un passo indietro. Anzi, devono SCOMPARIRE del tutto.
FUORI DAGLI UFFICI E DAI SERVIZI PUBBLICI IN SICILIA GLI “IRRESPONSABILI”, GLI INCOMPETENTI, GLI SCANSAFATICHE, I “LAGNUSI”, I RACCOMANDATI, I CORROTTI, I MAFIOSI, I LOTTIZZATI E … COMPAGNIA BELLA!
Ogni chilometro quadrato di territorio siciliano dovrebbe avere – giorno e notte – un vigilante della sua condizione. Un vigilante che faccia sempre rapporto e che renda impossibili le sorprese, dal punto di vista della sicurezza. Anche la “Forestale” deve adeguarsi alle esigenze.
Una domanda:
È verosimile che, in Sicilia, il posto di Capo del Corpo Forestale della Regione Siciliana potrebbe essere ricoperto anche da un dirigente amministrativo senza specifica Laurea in Scienze Forestali, o in Agraria o in Ingegneria, e senza adeguata esperienza “professionale” e “tecnica” nel Settore?
Una riflessione:
In tale contesto di alluvioni, di frane e di disastrosa “natura Geologica” dei territori interessati, un deciso, chiaro e tondo, “NO AL PONTE” andrebbe detto, anche da parte del Governo Regionale e da parte del Parlamento Siciliano. Sarebbe l’ora di finirla con il doppiogiochismo e con il “cerchiobottismo”!
A N T U D U !
Segreteria Nazionale FNS

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