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Indegni dell’Unesco

L’Autorità Palestinese non soddisfa i criteri fondamentali richiesti dall’Unesco agli stati membri. È quanto emerge da uno studio pubblicato lunedì da IMPACT-SE, l’Istituto per il monitoraggio della pace e della tolleranza culturale nei sistemi educativi. IMPACT-SE è un’organizzazione non governativa che si occupa di monitoraggio e analisi dei libri di testo scolastici e dei programmi di studio in tutto il Medio Oriente, con particolare attenzione alla loro conformità agli standard internazionali sui temi della pace e della tolleranza: un obiettivo che deriva direttamente dalle dichiarazioni e dalle risoluzioni dell’Unesco.
“Il monitoraggio dei libri di testo palestinesi in uso durante l’anno scolastico 2011 mostra che i fondamentali contro Israele e gli ebrei sono confermati” è la conclusione dello studio, secondo il quale tali fondamentali comprendono la negazione stessa di Israele e degli ebrei.
Israele, ad esempio, non viene nemmeno menzionato fra gli stati del Levante (che attualmente comprende gli stati di Israele, Libano e Siria, oltre ai territori sotto Autorità Palestinese).
Anche i luoghi santi ebraici non vengono mai menzionati in quanto tali. Ad esempio, la Tomba di Rachele a Betlemme viene presentata solo come la “moschea di Bilal bin Rabah”.
Secondo lo studio, nei libri di testo palestinesi sono completamente cancellate lingua e identità ebraiche della Palestina/Terra d’Israele sotto il Mandato Britannico (1922-48). Cancellate in senso letterale, sino al punto di pubblicare l’immagine manipolata di un francobollo del Mandato Britannico dal quale sono state cancellate le parole in ebraico “ERETZ ISRAEL [Terra d’Israele] PALESTINA”.
Lo studio rileva anche una persistente demonizzazione sia di Israele che degli ebrei nei libri scolastici palestinesi. Gli ebrei vengono descritti, fra l’altro, come gente che viola i patti, che si arricchisce in modo indebito, che inganna, uccide bambini, sventra donne, e vengono paragonati a serpenti invasori. Non vengono mai presentati in termini positivi o anche solo neutri. Ecco alcuni degli esempi citati nello studio.
“Il Messaggero di Dio [Maometto] ordinò a Zayd Ibn Thabit di imparare la lingua degli ebrei allo scopo di mettersi al sicuro dai loro inganni” (“Storia degli arabi e dei musulmani”, per alunni del sesto anno di scuola, 2009, pag, 133).
“I vostri nemici hanno ucciso i vostri bambini, squartato il ventre delle vostre donne, preso per la barba i vostri venerati anziati trascinandoli alla fossa” (“Testi e letture”, per l’ottavo anno, parte 2, 2003 ristampato nel 2007, pag. 16).
“Per la vostra vita! Come è possibile che dei serpenti vengano a invaderci e noi continuiamo a osservare un patto di protezione [dhimma] che rispetta gli impegni?” (“Lingua araba, scienze linguistiche”, per il dodicesimo anno, 2010, pag. 61).
Gli accordi di Oslo e la Dichiarazione di Principi (che hanno dato avvio nel 1993 al processo di pace israelo-palestinese) sono menzionati e ne vengono anche citati dei brani, ma mai in senso positivo, spiegano gli autori dello studio.
E non viene mai perorato né caldeggiato un accordo negoziato in modo pacifico. Al contrario, nei libri di testo palestinesi si trovano tanti elogi alla jihad (guerra santa) e al martirio per la “liberazione” della Palestina, senza che vanga mai definito con chiarezza quale sarebbe il territorio da liberare, con ciò lasciando intendere che sia da “liberare” anche tutto il territorio dello stato di Israele.
Lo studio cita a titolo di esempio il seguente paragrafo da un libro per alunni dell’ottavo anno di scuola: “Oggi i paesi islamici hanno urgente necessità di una jihad e di combattenti per la jihad, allo scopo di liberare le terre rubate e sbarazzarsi dei ladri ebrei dalle terre rubate in Palestina e nel Levante”.
Non basta. Nei testi scolastici palestinesi la Shoà non viene menzionata affatto, se non velatamente in un ambiguo passaggio che dice: “La questione ebraica è innanzitutto un problema europeo”.
Khaled Abu Toameh

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