sabato, Settembre 21, 2024
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Acqua. Marsala senza acqua, scoppia il caso acquedotto “medievale”. Il Dirigente del settore “scarica” il Sindaco Carini

Tra le tante colpe del Sindaco Renzo Carini, sicuramente gli si può ascrivere quelle, gravissime, di aver “dimenticato” che l’acquedotto di Marsala andava ristrutturato con un progetto serio e moderno per evitare i guasti del tempo provocati da una politica irresponsabile e di “subire” passivamente l’incredibile violazione, continuato e grave, di Aimeri Ambiente per il servizio di raccolta rifiuti. 

Oggi parleremo della questione dell’acqua, più urgente del problema rifiuti che oltre al danno di un servizio, profusamente pagato “pronto cassa”, c’è la beffa di aver una città indecentemente sporca ed abbandonata a se stessa. 

Abbiamo avuto notizia che il Dirigente del Settore, Angelo Princi, rappresentando che la regolarità della fornitura dell’acqua ai cittadini po’ essere garantita dal perfetto mantenimento degli impianti e della rete e della disponibilità di imprese per la manutenzione (ndr.: stante il fatto che il settore idrico non è in grado per mancanza di uomini e mezzi a provvedere),rappresenta al Sindaco, al vice sindaco (che peraltro dopo le dimissioni di Michele Milazzo non è mai stato nominato…), all’assessore alle finanze, al dirigente del settore finanze, Fiocca (che da maggio ha bloccato i pagamenti della fatture …), nonché al presidente del consiglio comunale, al presidente della commissione consiliare finanze, lavori pubblici e affari generali, le conseguenze che potrebbero derivare qualora non si provveda ad integrare adeguatamente il capitolo di riferimento per il settore idrico, sarebbero gravi e comporterebbero la mancanza di manutenzione sulla rete che di conseguenza causerà seri problemi alla distribuzione dell’acqua potabile con pesanti ricadute igienico sanitarie sui cittadini problemi di ordine pubblico per i quali il settore declina ogni responsabilità …  

Insomma, dopo il dirigente del settore finanze, anche il dirigente del settore servizi al cittadino, chiama alle sue responsabilità il Sindaco Renzo Carini. 

Qualche dato sconfortante del settore idrico. 

L’acquedotto cittadino consta di circa 500 chilometri di tubazioni, la maggior parte delle quali, specie quelle di 40 centimetri, ovvero le condotte principali che dipartono dai pozzi, sono in fibra di vetro e posate negli anni ottanta e quindi oltre la “prevista” efficienza operativa indicata dalle case costruttrici in circa 20/25 anni. 

Le “esplosioni” nella condotta principale, provocano lo stop all’erogazione dell’acqua per tutto il territorio perché, incredibilmente, non si è pensato a posare una condotta parallela dove deviare il flusso in caso di danni alla condotta primaria. 

Il blocco dell’erogazione a causa di guasti nella condotta principale, negli ultimi 15 giorni ben due guasti ancora non tutti risolti, provocano lo “svuotamento” di tutta la rete e quindi la normale (se di normalità si può parlare) erogazione avviene di norme dopo almeno 6/7 giorni dalla riparazione perché la rete deve essere rimessa in pressione. 

E qui si evidenzia la carenza grave la cui responsabilità è gestionale, cioè tecnica, ma soprattutto politica, la rete non ha una mappatura ma soprattutto, non è dotata di quell’indispensabile impianto automatico di zona, chiamasi centralina, dove poter verificare la quantità di acqua immessa in una determinata zona e verificare poi con le fatturazioni, se ci sono anomalie tra la quantità di acqua immessa e quella fatturata … 

Le condotte secondarie infatti, cioè quelle che si diramano senza logica dentro le contrade, sono collegate alle condotte portanti direttamente e creano gravi problemi perché nel tempo, proprio a causa di pose senza progetto, provocano grandi difficoltà nei flussi dell’acqua perché posate spesso ad elevazioni diverse e piegamenti e curvature impensabili. 

Altro incredibile problema è dato dagli allacciamenti dei privati che avvengono direttamente sulla condotta e ciò crea disfunzioni e difficoltà di approvvigionamento di acqua per quelle abitazioni che si trova verso la metà o la fine della condotta stessa. 

I numeri dell’acquedotto marsalese sono tali da potersi definire da fallimento. 

Un vero e proprio monumento alla inefficienza che fattura per 4 milioni di euro l’anno ma ha una evasione quantificata in circa il 40% del totale che si evidenzia essenzialmente in due quartieri/contrade ben individuate dove l’amministrazione non è in grado, o non vuole, far rispettare la legge.

 A ciò si aggiunge che l’intera rete ha perdite “continue” enormi anche se, mal comune mezzo gaudio, qualcuno si culla del fatto che il 40% delle perdite è nella media nazionale.

 Intanto, la città è da due settimana assetata non per mancanza di acqua, ma per deficienze strutturali ed incapacità politiche.   

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