sabato, Settembre 21, 2024
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Agricoltura. Reintroduzione del seme cartellinato. Per il grano duro la frittata è fatta …

Con il parere unanime di tutte le regioni del Sud, esclusa la Sicilia perché assente, sembra prendere corpo la reintroduzione del seme cartellinato per l’ottenimento dei benefici previsti dall’art. 68 del  Regolamento (CE) n. 73/2009.
Sull’argomento pende il parere contrario delle organizzazioni professionali agricole siciliane già comunicato nel corso di ripetute occasioni all’assessore regionale, Elio D’Antrassi.
Il problema – spiega il presidente della Confagricoltura, Gerardo Diana – è che il regolamento comunitario istitutivo dell’articolo 68 interviene solo ed esclusivamente per le finalità ambientali e non per quelle qualitative. Per questa ragione la riteniamo una inutile forzatura che non porterebbe alcun beneficio concreto ai produttori, con l’aggravante di un considerevole aumento dei costi di produzione.
All’Assessore D’Antrassi – continua ancora Diana – abbiamo spiegato che le organizzazioni agricole sono invece disponibili alla definizione di veri accordi di filiera che si fondino sul coinvolgimento di tutti i soggetti interessati.
Tra questi ci sono sicuramente i sementieri ma non possono mancare gli utilizzatori finali della materia prima costretti, così dicono, ad acquisire fuori regione la qualità che i produttori siciliani non sono in grado di fornire.
Proprio per uscire da questo equivoco che ormai va avanti da alcuni decenni, la Regione, anziché spezzettare il problema, dovrebbe mettere insieme e sullo stesso tavolo tutte le componenti economiche della filiera offrendo, attraverso i propri centri di ricerca, le risposte alle esigenze legittime di un innalzamento degli standard qualitativi e produttivi.
Altrimenti – conclude Diana – senza questo importante strumento per la valorizzazione del prodotto siciliano si continuerà ad andare avanti  sperando sempre nelle disgrazie degli altri Paesi produttori di grano duro ed in balia delle speculazioni frutto della globalizzazione dei mercati.
Una grande opportunità per chiudere una filiera cerealicola tutta siciliana è rappresentata dall’assenza delle micotossine, sostanze velenose di origine fungina, nocive per la salute umana.

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