La lunga agonia della Casa di Riposo per anziani di Marsala, Giovanni XXIII dura nel totale disinteresse e incapacità della classe politica regionale e locale.
Sorta prima dell’annessione al Regno d’Italia, la Casa di Riposo ha vissuto momenti di alti e bassi ma negli ultimi anni, vuoi anche il disinteresse politico o le gestioni allegre, ha cominciato a presentare gravi disavanzi di gestione. Quest’anno il deficit di bilancio è previsto attestarsi su un importo notevole pari a circa 1,2 milioni di euro con una perdita esponenziale di 25 mila euro al mese perché ogni ospite in media paga una retta di circa mille euro a fronte di un costo/mese per ospite di circa 1.500.
Da tempo è commissariata, prima con commissario regionale e ora locale, e ciò, senza produrre alcun miglioramento, peggiora i conti dell’ente dovendo anche sobbarcarsi i costi dell’onorario del commissario di circa 1.500 euro al mese.
Il deficit secondo alcuni è conseguenza del minor numero di ospiti della struttura ma la realtà sta nel fatto che al di là della professionalità e della dedizione del personale, la struttura, come tutte le IPAB pubbliche, paga la non competitività sul mercato delle Case di Riposo private che offrono strutture moderne, adeguate e servizi di assistenza, quasi ospedaliera all’interno delle strutture anche a costi di molto più elevati di quelli praticati dalla struttura marsalese, che rimanendo di fatto un ente “caritatevole” non può competere in servizi e costi come le private.
Rimane quindi alla mercè della carità comunale, inadeguata per quantità di sovvenzioni, e alla possibilità, ormai remota, di coprire i costi con i finanziamenti regionali.
L’IPAB Giovanni XXIII, come tutte le IPAB regionali, rimane però il classico ente pubblico “utile” per incarichi di sottogoverno.
Attualmente i 32 dipendenti della struttura, che hanno concesso al commissario un po’ di tempo per poter assicurare loro quanto vantato, sono in credito nei confronti dell’amministrazione di sette mensilità, due del 2008, una del 2009, e quattro del 2010 a cui vanno aggiunte le tredicesime degli anni 2008, 2009 e 2010i. Nel contempo l’INPS è creditore nei confronti dell’ente dei contributi relativi al personale che come noto ammontano al 32,70% dello stipendio.
Oltre a ciò, una causa con ex dipendenti, ovviamente perduta, ha prodotto il sequestro in banca di un importo di 30 mila euro pari all’ammontare dei crediti da loro vantati.
A questo punto, appare chiaro che l’IPAB diventa un problema per tutti. Per la Regione che non ha soldi per finanziamenti, per il Comune che non ha alcun interesse a chiedere lo scioglimento sapendo che strutture e debiti sarebbero accollati alle già disastrate casse comunali.
Rimane quindi la presa in giro del commissariamento, ma logica e correttezza giuridica imporre al commissario portare i libri in tribunale e chiedere lo stato di insolvenza. Solo così i distratti politici sarebbero obbligati a prendersi le loro responsabilità.
Ogni giorno che passa in questa situazione produce deficit, inammissibile nel privato, irresponsabile in strutture pubbliche , specie in una situazione economica come quella attuale che non fa intravede alcuna possibilità di intervento regionale, tantomeno comunale.
E, secondo stime, in proiezione, il deficit mensile arriverà a circa 30 mila euro già dal mese di marzo 2011, perchè bisogna considerare l’aumento dei costi relativi ai contenziosi con il personale che aumentano di mese in mese.