Il Presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo prova a far alzare l’indice della sua popolarità con uscite spettacolari che appaiono come un vero e proprio “remake” del periodo elettorale. Promesse, promesse ed ancora promesse.
Autonomista del terzo millennio senza tanta convinzione visto che è stato presidente, molto criticato e chiacchierato anche dai media nazionali, di una istituzione che lo Statuto ha abolito nel lontano 1946, Lombardo appare essenzialmente un democristiano vecchia maniera e con una concezione della politica del consociativismo. Nel discorso di presentazione della candidatura di Lombardo alla presidenza, l’attuale ministro della Giustizia affermò con enfasi: ” mi risulta dalle clssifiche del Sole24 Ore che lui è stato il presidente di provincia più apprezzato“.
Riferito ovviamente al periodo in cui Lombardo era presidente della provincia di Catania e periodo a cui si riferisce molto probabilmente il famoso “dossier” Lombardo che da mesi circola liberamente in internet senza che sia mai stato contestato da alcuno e che si può trovare facilmente sui vari motori di ricerca.
Un lista lunghissima di numeri di telefono, curricula, richieste di raccomandazione, nomi, cognomi, professioni dove non mancano appartenenti alle Forze dell’ Ordine, indicazioni del proponente e in qualche caso anche il risultato del’intervento.
Per molti Lombardo è il nuovo che avanza ma tutto appare vecchio e stinto e il dossier trasmette un senso di inquietudine e di preoccupazione.
Un commento del Presidente , un chiarimento, una dichiarazione su questo dossier non ci risulta e forse i siciliani una spiegazione la meriterebbero, se non altro per il rispetto che la politica deve al popolo “sovrano”.
Fuoriuscito dal partito di Cuffaro, Lombardo ha abbracciato la causa autonomista mai sopita e risbocciata intorno agli anni novanta, cerca di mettersi di traverso in Parlamento dove conta come il due di picche, salvo poi rientrare nel sistema Berlusconi perché “rassicurato” delle promesse romane, ora di Letta, ora di Bossi o dello stesso Berlusconi. Insomma le sue retromarce sono la conseguenza di assicurazioni e promesse romane.
Non sembra accorgersi invece, che per la prima volta nella storia repubblicana la Sicilia, con tanti ministri al governo nazionale come non mai e con un presidente del Senato siciliani, rischia seriamente di vedersi cancellato quello Statuto che fu conquistato con il sangue di tanti che nessuno ricorda, vedi Antonio Canepa.
Mai attuato per scelta politica siciliana in accordo con quella nazionale che generosamente elargisce contributi ed assistenze che hanno contribuito a far rinascere in Sicilia il feudalesimo, lo Statuto è diventato per Lombardo uno strumento ora da cambiare (duo Lombardo-Miccichè), poi da applicare, e più recentemente, ricompostosi il duo Miccichè-Lombardo, da aggiornare.
Senza dubbio idee chiare sull’autonomismo siciliano.
A distanza di 5 mesi dalla sua elezioni Lombardo alle sue promesse non sembra aver fatto seguire nulla di concreto. Tante esternazioni e tante belle intenzioni, vedi quella degli ATO, che rimangono nel libro delle belle intenzioni.
Le lobby continuano gli affari, i deputati continuano a bivaccare a Palazzo Reale, la macchina regionale elefantiaca continua a divorare denaro pubblico senza costrutto. Insomma, un remake del passato prossimo dell’insipienza della classe politica siciliana, che come tutti i remake, è la brutta copia dell’originale.
Però Lombardo una cosa l’ha fatta. Ha fatto si che il mastodontico ufficio stampa composto da ben 22 capi redattori e da un direttore, lavorasse. Infatti i comunicati stampa da un po’ di tempo giungono solo da questo ufficio che accentra tutti i comunicati per diramarli dalla presidenza.
Qualche cattivello pensa che accentrando i comunicati con la scusa di “parlare” con una sola voce, Lombardo controlli la voce degli assessori. Sarà, intanto continua lo spreco.
Ma anche nel caso dell’ufficio stampa, pensando di risolvere un problema, si aggrava la situazione perché rimangono senza lavoro (?) diversi uffici stampa e tanti addetti che vengono regolarmente retribuiti.
Domanda: gli uffici stampa degli assessorati cosa fanno adesso?
Rimangono gli uffici “vacanza” di Bruxelles e di Roma con tanto di dirigenti generali, dirigenti, funzionari direttivi ed istruttori direttivi. Qualche milione di euro, né più e né meno che potrebbe e dovrebbe essere risparmiato con la loro chiusura.
Rimangono i consulenti, le auto blu, i privilegi, e rimangono senza un accenno di soluzione, tutti i problemi organizzativi, economici, politici, e malgrado si sia fatto un gran baccano per la riduzione delle assenze del personale, la “produzione” della macchina burocratica è rimasta ai livelli precedenti con un aumento della spesa.
Tutto come prima quindi, con tanto di parentopoli e assistenzialismo. Una brutta copia del passato tinta e ritinta.
La soluzione siciliana si potrà forse trovare nel commissariamento dell’Isola perchè la politica siciliana non sarà mai capace o non vorrà mai cancellare i rinati feudi mediovali.