Assistere alla Convention democratica è come rendersi conto che l’establishment democratico USA e internazionale siano pervasi da una gioiosa frenesia che ricorda tanto quella che fece esplodere la candidatura di Diane Rodham in Hillary nel 2016.
Stessa euforia, stesso palcoscenico e stessi attori. Personaggi dello spettacolo, suffragette, il senatore Bernie Sanders, la deputata progressista Alexandria Ocasio-Cortez, il totem americano ,ovvero l’84enne Nancy Pelosi, e Hussein Barack Obama a dimostrare quanto vecchi, arretrati e fuori dal tempo siano i democratici americani che sembrano tanto ricordare la sinistra italiana.
Tanta euforia dell’establishment non dà certezza che si trasformi in voti popolari. La Harris in questi 4 anni di vice presidenza ha dato il peggio di sè.
Il programma che ha presentato non è niente di nuovo e l’attiva partecipazione della sinistra estrema non fa presagire niente di buono per quella classe media che la Harris dice di voler tutelare.
Il pensiero preminente emerso dagli interventi è quello di una socialdemocrazia per difendere i diritti delle persone LGBT, il diritto all’aborto, la restrizione del diritto al porto d’armi e ovviamente l’immancabile statalismo. E’ il suo progetto green che allarma gli americani, le lobby della finanza, dell’energia e dell’industria della difesa.
Sulla guerra Russia/ucraina-Nato non ha detto nulla su come far cessare la carneficina in atto in Ucraina voluta fortemente da USA, Gran Bretagna e NATO, degnamente supportata dai governi Draghi e Meloni. La politica e l’economia internazionale è sembrata assente dai suoi programmi.
Nel più classico del esercizio di equilibrio politico, la Harris ha drammaticamente fatto capire di non avere alcuna idea di come intervenire nel Medio Oriente, problema Iran incluso. Nel suo discorso non ha fatto altro che ripetere bovinamente le parole di Joe Biden.
Non sarà che i democratici hanno mollato Biden troppo presto ?
Michele Santoro