E’ notizia di ieri. A Maurizio Molinari è stato assegnato il premio giornalistico “dodici giornali sottobraccio”.
La motivazione, “il direttore di Repubblica guida un quotidiano rispettoso del valore della notizia e delle aspettative dei suoi fruitori” lascia un po’ perplessi, ma tant’è, bisogna pur giustificare una decisione in un contesto professionale alquanto complicato.
Complimenti a Maurizio Molinari, ma non si comprende cosa voglia significare “per il rispetto del valore della notizia e delle aspettative dei suoi fruitori (Ndr. di Repubblica)” , ma sappiamo che il giornalismo deve sempre essere improntato alla verità sostanziale della notizia e pubblicata in funzione delle aspettative del lettore.
Julien Assang, detenuto in Gran Bretagna in attesa di estradizione negli USA, è il simbolo del giornalismo, della verità sostanziale della notizia, della verità e dell’importanza della stessa.
E’ vero ed incontestabile, come denunciato anche da Articolo 21, che le istituzioni politiche nazionali, enti pubblici ed organizzazioni nazionali ed internazionazionali, per sudditanza verso Washington, fanno finta che il problema Assange non esista.
Quindi un premio, come quello di “Dodici quotidiani sottobraccio”, seppur nazionale, avrebbe avuto un enorme eco, soprattutto all’estero, se fosse stato assegnato a Julian Assange che il suo Wikileaks ha avuto il merito di aver documentato i crimini, impuniti, commessi dagli USA in Iraq e in Afghanistan.
Troppo provocatorio ?
Michele Santoro