I motivi di una candidatura al Consiglio Regionale di Sicilia contro ogni logica e contro il sistema
Ci risiamo. Con un ritardo di un anno dalla scadenza naturale sono state indette le elezioni per il rinnovo degli organi nazionale e regionali del Consiglio dell’Ordine.
La novità delle elezioni del 2021 è il voto on line che è stato introdotto più sulla spinta delle problematiche derivate dalla pandemia che da vera volontà di cambiamento.
E’ comunque una grande novità che senza dubbio limita parzialmente il vulnus partecipativo che derivava dal voto esclusivamente di presenza. Come nelle precedenti occasioni, i gruppi che si contendono in Sicilia i posti in Consiglio sono i soliti tre perché come nelle precedenti occasioni l’ODG Sicilia ha disposto l’istituzione dei tre seggi di votazione a Palermo, Catania e Messina.
Chi risiede nelle altre sei città capoluogo di provincia (o ex provincia) nessuna possibilità di avere il seggio.
E’ la legge. E la legge, specie quando fa comodo, non si discute. Cambiarla ? Possibile ma non necessario.
In ogni caso, anche quest’anno, come per le precedenti occasioni, in assenza di norme che regolino candidature, propaganda e liste, le elezioni porteranno ad un risultato che appare già scritto. Il sistema “bloccato” che impedisce, per legge, democrazia, rappresentatività e parità di diritti all’interno dell’Odg, produrrà l’elezione dei soliti noti con qualche eccezione che fa sempre comodo. Basta rileggersi i componenti dei consigli nazionali e regionali per avere conferma.
Nel 2017 l’ex presidente del Consiglio regionale, Riccardo Arena, accusandomi di disinformazione e di mancanza conoscenza delle regole , scrisse che “ “… nessuna violazione dunque dei diritti degli iscritti, né alcun vulnus partecipativo” e che la convocazione dell’assemblea elettorale “non viene messa in discussione da valutazioni a tratti incomprensibili e in altri casi frutto di evidente disinformazione e di mancata conoscenze delle regole “ .
Mi chiesi allora se fosse stato normale per Riccardo Arena il fatto che i pubblicisti della Valle d’Aosta, per gli effetti di una norma chiaramente non costituzionale come il DPR 15 Maggio 2017 n. 67, non siano rappresentati nel Consiglio Nazionale.
Scrissi che era evidente che riteneva “costituzionale” e rispettoso dei diritti il fatto che in seno ad un organismo di diritto pubblico il governo sia demandato per legge ad una categoria di iscritti che sono la minoranza all’interno dell’ente Ordine.
Oggi, dopo quattro anni di roboanti affermazioni di riforme della norma istitutiva dell’ordine per portarlo ad un ente democratico e rappresentativo che garantisca parità di diritti tra gli iscritti, ci ritroviamo a rinnovare i consigli nel segno della continuità anti democratica.
Il 30% circa dei professionisti governerà sulla maggioranza dei pubblicisti e forse anche quest’anno, i pubblicisti della Valle d’Aosta non saranno rappresentati al Consiglio Nazionale.
Il sistema regge. Scardinarlo appare una missione impossibile anche perché, purtroppo, troppi politici e personaggi e meno noti, in possesso del “famigerato” tesserino, hanno tutto l’interesse affinché tutto cambi purché nulla cambi..
Rassegnarsi o combattere? Io penso che combattere per i diritti e per la democrazia sia un diritto e un dovere.
Cambiare è possibile. Sono un militare, e sono abituato a combattere. Per questo motivo, dopo anni di battaglie dall’esterno, mi candidato al Consiglio Regionale di Sicilia nella categoria PUBBLICISTI per portare il mio contributo per un reale cambiamento.
Michele Santoro