Inutile negarlo, la disfatta USA è figlia anche delle operazioni attuate sotto traccia nel corso di questi venti anni di guerra dall’ISI (Inter Services Intelligence) e oggi è inevitabile chiedersi come sia stato possibile che quelle che sono ritenute le migliori agenzie d’intelligence del mondo siano state giocate in questo modo. .
Sembra quasi impossibile che non abbiano rilevato l’attivismo indiano in Afghanistan e che questo fosse motivo di preoccupazione per il Pakistan. Già questo avrebbe dovuto far accendere la famosa “spia” d’allarme perché era impensabile che Islamabad stesse a guardare senza attuare contromisure idonee a scardinare gli obiettivi di New Delhi che giocavano con i talebani la carta economica, e quella della tensione in Kashmir e in Beluchistan.
Indebolire il Pakistan attraverso un aumento della tensione nel Kashmir e nelle FATA, aizzare i pasthun pakistani contro il governo di Islamabad avrebbe portato l’India in posizione di vantaggio nei confronti dei vicini nemici.
Il Pakistan da parte sua, anche prima del 2001 non ha mai interrotto i contatti con i talebani, e questa era cosa nota. Il suo ruolo era duplice. Salvaguardare l’integrità e la sicurezza del paese, evitare l’appoggio talebano ai pasthun pakistan ed evitare un pericoloso collante degli studenti coranici con l’India. Insomma, più di due classici piccioni con una fava.
Ma è sbagliato ritenere che l’operazione ISI sia stata una operazione avulsa dal complesso militare, in particolare dell’esercito che in più occasioni ha fornito un fondamentale appoggio all’intelligence e in molte occasioni ha messo in atto operazioni anti talebani più di facciata che reali. I rapporti agli Usa circa lo smantellamento completo di cellule talebani nel Nord Ovest erano opportunamente edulcorate per loro uso e consumo.
Con l’occhio benevole – e non solo – di Pechino i cui interessi sull’Afghanistan non sono stati capiti per tempo, l’ISI ha messo in atto un doppio, triplo gioco sin dal momento in cui gli esperti pakistani si sono resi conto, già nel 2002, che la situazione nel teatro era destinata al fallimento. Sono stati perfetti ed il gioco è durato quasi vent’anni. Al di là degli errori sul terreno, gli Usa ci hanno messo del proprio nel fallimento non rendendosi conto nel 2005 del cambiamento di tattica dei talebani e dell’avvio di guerra asimmetrica. Tra gli errori commessi è grave quello di aver creduto alla dispersione delle milizie che nella realtà avevano trovato rifugio nelle FATA così da potersi riorganizzare.
Anche l’atteggiamento di Musharraf, con la sua doppia inversione sul tema talebani avrebbe dovuto far accendere una lampadina d’allarme.
Niente.
Eppure gli USA lavoravano gomito a gomito con i pakistani e in Pakistan avevano le loro basi.
I servizi di intelligence alleati hanno molto su cui riflettere.
Per quasi vent’anni hanno vissuto con una suocera credendo di avere avuto accanto la moglie.
Oggi, dopo aver assistito alla disfatta della “grande armada” e rileggendo la storia degli ultimi venti anni di guerra, si può affermare senza ombra di dubbio che è l’ISI l’unica vera vincitrice.
Ha disinnescato, con soddisfazione di Pechino, la mina India, è riuscita a mantenere sicuri i confini occidentali, chetato l’area FATA ed ora è l’attore principale con cui l’occidente deve trattare per la stabilità nell’area. I rapporti con i nuovi governanti a Kabul sono ottimi e rinsaldati proprio dalla visita nella capitale afghano del capo dell’Intelligence
Insomma, scacco matto all’occidente.
Michele Santoro