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Nota della CRI sulle dichiarazioni dell'ex Commissario Scelli a Striscia la Notizia

In relazione alla puntata di Striscia la notizia del 9 giugno scorso, sorprende come l’avv. Maurizio Scelli sollevi delle perplessità rispetto alla gestione dell’ente pubblico Croce Rossa Italiana da parte dell’avv. Francesco Rocca, soprattutto perché quest’ultimo si è insediato nel dicembre 2008 proprio per sanare numerose irregolarità, molte delle quali sorte o acuitesi durante il commissariamento Scelli che ha avuto luogo dal 2002 al 2005.
Stupisce che lo stesso Scelli, inoltre, abbia il coraggio di mostrarsi come esempio specchiato di buona gestione della res pubblica, quando è proprio durante la sua amministrazione che si sono registrate diverse illegittimità, che hanno portato a dolorose conseguenze per il personale (circa 7 milioni di euro di recuperi ancora in corso al personale militare, solo per atti personalmente adottati dallo stesso Scelli) e a una condanna della Corte dei Conti pari a 1.800.000 euro per danni patiti dalla Croce Rossa in seguito a comportamenti “negligenti” (cit. Sentenza Corte dei Conti su affidamento del servizio informatico) del Commissario Scelli e di due alti dirigenti, assunti dalla sua stessa amministrazione come capi dipartimento.
Va ricordato, inoltre, come certifica la Corte dei Conti che la situazione ereditata dalla gestione Barra (2006/2008), immediatamente successiva a quella di Scelli, era particolarmente difficile tanto che quella amministrazione si è trovata a dover fronteggiare una gravissima crisi di liquidità che ha portato, nel 2007, a dover fare ricorso a un contributo straordinario da parte dei Comitati locali in favore del Comitato Nazionale, pari a 30 milioni di euro.
Vogliamo, infine, credere che le dichiarazioni rilasciate a Striscia la Notizia non siano state condizionate dal fatto che l’Ente abbia dovuto dare esecuzione alle sentenze della Corte dei Conti, (da ultima la 341 del 2017), che hanno condannato lo stesso Scelli, in via definitiva, per danno erariale. Ma andiamo con ordine e vediamo nel dettaglio qual era la situazione nel 2008 quando l’avv. Francesco Rocca è stato nominato commissario straordinario della CRI.
Risorse umane
La Croce Rossa Italiana, nel 2008, aveva oltre 4700 persone tra dipendenti a tempo indeterminato e lavoratori a tempo determinato in tutta Italia. I precari, tutti con contenziosi aperti e in corso di stabilizzazione, con conseguenti spese legali per l’Associazione, erano circa 1500. Dei 4700 dipendenti si contavano oltre 1300 militari, (di cui 161 assunti dal Commissario Scelli senza procedura selettiva alcuna). Infine, su un totale di 4700 dipendenti solo 350 circa erano addetti alle attività operative di protezione civile e in ausiliarietà alle Forze Armate.
L’amministrazione Rocca, a partire dalla fine del 2008, ha provveduto ad attuare il contenimento e la razionalizzazione delle spese per il personale, con una progressiva riduzione del numero dei dirigenti previsti in organico e a un doloroso prima che necessario taglio del personale a tempo determinato addetto alle convenzioni, i cui oneri non potevano, per legge, trovare copertura nel bilancio dello Stato.
Inoltre diverse irregolarità amministrative, in particolare tre ordinanze commissariali firmate dallo stesso Scelli nel corso del 2003 (o.c.1382, 1383,1384), hanno generato transazioni illegittime e somme indebitamente percepite per oltre 7 milioni di euro su cui, durante la gestione Rocca, è stato portato avanti un oneroso lavoro di recupero-circostanza che ha creato un forte malcontento del Corpo militare- che ha consentito l’archiviazione del caso da parte della Corte dei Conti.
SI.S.E.
La società, che è stata costituita nel 1999 per il servizio di emergenza urgenza 118 in Sicilia, si presentava alla fine del 2008, durante l’insediamento del commissario Rocca, con diverse irregolarità: oltre 3300 dipendenti in organico; una convenzione sottostimata di 2 milioni di euro al mese (“contratto di servizio” pari a circa 7,28 milioni di euro al mese a fronte di costi effettivi sostenuti per circa 9,3 milioni); elevati compensi del CDA (ca 400mila euro l’anno); lacune nella gestione della convenzione che ha generato un’enorme sofferenza di cassa con conseguente aggravio di sanzioni, interessi, contenziosi, spese legali.
Durante il commissariamento di Francesco Rocca la società è stata liquidata dopo aver ripristinato i corretti costi della convenzione; aver ridotto i componenti del CDA e i rispettivi compensi, depositato due ricorsi per decreto ingiuntivo nei confronti della Regione Sicilia (entrambi accolti) e aver presentato un esposto con il quale è stato richiesto alla Procura Regionale della Corte dei Conti di Palermo di perseguire tutti i potenziali responsabili di un eventuale danno erariale cagionato all’Amministrazione. Infine è stata presentata un’azione di responsabilità nei confronti dei precedenti amministratori, che sono stati condannati da un Tribunale Civile a risarcire la CRI per un importo superiore a quattro milioni di euro.
Al momento il danno relativo alla vicenda SI.S.E. per l’allora Croce Rossa ammonta a quasi cinquanta milioni di euro (già pagati a SI.S.E.) e un contenzioso ancora in corso. Della vigilanza su questa società avrebbe dovuto essere responsabile, per il periodo relativo al suo mandato, anche il Commissario Scelli, ma non risultano atti ispettivi o iniziative da parte sua che forse avrebbero potuto contenere il danno cagionato alla CRI.
Gestione amministrativa prima del 2008
All’insediamento del commissario Francesco Rocca, nel 2008, non risultava nessun bilancio consuntivo approvato dopo il 2004.
Come da relazione del Magistrato della Corte dei Conti al Parlamento, “Il consuntivo 2005” (gestione Scelli), predisposto dal competente Servizio del Comitato centrale, non è mai stato sottoposto all’approvazione del Comitato Direttivo Nazionale, in quanto il Collegio Unico dei revisori dei Conti aveva formulato diversi rilievi: sull’eccessiva mole dei residui attivi e passivi; sulla mancata determinazione dei fondi per il compenso incentivante la produttività; sulla mancanza di chiarezza della contabilità relativa all’operazione “AnticaBabilonia”, quest’ultima finita anche fra i rilievi effettuati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Sono proprio i problemi relativi al bilancio del 2005 che, di fatto, bloccavano l’approvazione dei bilanci successivi, creando un enorme problema che solo la successiva gestione Rocca è riuscita a sanare.
Altre irregolarità poi hanno comportato un oneroso lavoro come:
1. Convenzioni territoriali stipulate non monitorate (molte di esse generavano perdite a carico del bilancio statale);
2. Mancanza di una tesoreria unica;
3. Situazione patrimonio immobiliare non aggiornata e non gestita correttamente in termini di normativa di legge;
4. Numerosi Comitati locali gravati dai debiti.
Dal 2008 con gestione Rocca:
1. Tutti i bilanci Consuntivi approvati (12 bilanci contando anche il preventivo 2012, ultimo anno di commissariamento);
2. Tutti i bilanci consuntivi consolidati approvati nei termini di legge cioè entro aprile, cosa che mai era accaduta nei 32 anni precedenti
3. Tesoreria unica
4. Anagrafe degli immobili sotto controllo;
5. Sistema di monitoraggio convenzioni;
6. Sistema informativo unico (a zero budget= fatto in casa);
7. Sistema di valutazione e gestione per obiettivi;
8. Ufficio di accountability – tutti i dati delle donazioni sul sito;
9. Regolamentazione rinnovata;
10. Gestione emergenze internazionali di concerto IFRC e CICR;
11. Plauso della Croce Rossa Internazionale (Italia presente nel board Federazione Internazionale e Standing Commission)
12. Riformulazione del Regolamento di Organizzazione e Funzionamento della CRI allo scopo di dare un quadro organizzativo e amministrativo certo in cui incardinare le attività;
13. Aggiornamento delle procedure di vigilanza del Comitato Centrale CRI sulle unità territoriali;
14. Interruzione ovvero la rinegoziazione delle convenzioni non economicamente in pareggio;
15. Avviamento di diverse iniziative finalizzate a monitorare specificamente le convenzioni;
16. Linee-guida sulla gestione delle convenzioni, in particolare in ordine all’impiego del personale volontario
Vista la situazione di cui sopra, sanata a partire dal 2008 grazie a un’amministrazione efficiente, così come verificato anche dalla Corte dei Conti e dal Collegio dei revisori presieduto da un alto dirigente del Ministero dell’Economia, sorprendono ancora di più le dichiarazioni rilasciate dall’ex commissario straordinario Scelli, responsabile di una parte significativa delle criticità sopra elencate.
La riforma della Croce Rossa ha generato immediatamente un saldo complessivo positivo per la pubblica amministrazione, grazie anche alla mobilità del personale (2mila persone), che è andata a coprire i vuoti organici di altre amministrazioni pubbliche.
Inoltre, l’obiettivo non era solo quello di riportare in equilibrio i conti, ma anche e soprattutto attuare una compiuta indipendenza e neutralità dell’Associazione rispetto allo Stato.
Riguardò al contributo pubblico che la Croce Rossa Italiana ancora riceve (meno di 1/3 di quanto prendeva da ente pubblico) va ricordato all’ex commissario Scelli che la CRI nasce sotto l’egida della convenzione di Ginevra. Come in tutto il mondo, gli Stati che sottoscrivono le convenzioni si impegnano a sostenere le Società Nazionali della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa per le funzioni previste dalle convenzioni stesse e dai trattati. Si tratta di una sorta di contratto di servizio con lo Stato per cui la Croce Rossa s’impegna a garantire attività che vanno dalla Protezione Civile in cui è struttura operativa nazionale quando viene dichiarato uno stato di emergenza, ai ruoli di ausiliarietà alle forze Armate e per la diffusione del diritto internazionale umanitario, oltre a tutti gli altri compiti che quotidianamente impegnano l’Associazione sul territorio nazionale, come in quest’ultima emergenza COVID19 su cui le cronache stanno raccontando tutto da mesi.
Infine, una nota particolarmente dolorosa, ma parimenti doverosa, relativa alla vicenda del TFR/TFS non pagato a parte del personale oggi in pensione e relativo all’ex Ente Pubblico CRI. Ferma restando la totale estraneità dell’Associazione CRI nella sua attuale veste giuridica al contenzioso in essere tra INPS ed Ente Strumentale alla Croce Rossa, giova ricordare che questa mancanza dovrebbe essere imputabile all’INPS che, di fatto, non si attiene a un parere dell’Avvocatura generale dello Stato. Rimandiamo per completezza alla nota già pubblicata nelle settimane scorse che cerca di spiegare nel dettaglio una vicenda complicata e su cui auspichiamo da anni una soluzione immediata.In ogni caso stupisce più di tutto, forse, che tanto livore nei confronti degli attuali amministratori della CRI e dell’ente strumentale provenga proprio dall’avv. Scelli che, come detto sopra, è stato condannato dalla Corte dei Conti a risarcire, per la parte di competenza, 600mila euro per “mala gestio” dell’Ente che dice di amare tanto e con cui, chissà, si potrebbe pagare parte di quel credito che spetta ai lavoratori.
 
https://www.cri.it/15-06-2020-nota-della-croce-rossa-italiana
 
 
 

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