Così è se vi pare scrisse Pirandello…
Siamo all’assurdo ma non troppo siamo un mondo di maschere nude. La Sicilia è patria di Pirandello , di Sciascia, di Cielo D’Alcamo, dove tutto e il contrario di tutto può succedere.
E succede, anche questa volta, che la politica dia un altro colpo ben assestato alla sua già ben scarsa credibilità.
La politica voce del popolo come si compiacciono di definirsi i deputati pentastellati. La politica al servizio del popolo secondo la vulgata degli eletti. Tutto l’esatto contrario del sentimento del popolo che definisce “casta” gli tutti gli eletti, senza distinzioni.
E di motivi per questo sentimento gli eletti non mancano di darne in continuazione.
L’ultima in ordine di tempo la questione del rinvio delle elezioni amministrative.
Spinte concentriche e trasversali, hanno partorito la nuova beffa ai siciliani, La Prima Commissione dell’ARS, presidente Stefano Pellegrino, ha approvato una delibera della giunta Musumeci, con cui si rinviano, a data da destinarsi, le elezioni amministrative. Approvato l’atto quasi all’unanimità. Unica contraria Eleonora Lo Curto che aveva presentato un emendamento per commissariare i comuni in scadenza.
Ciò in quanto il rinvio non è normato da alcuna legge e non è prevista alcuna deroga nella statuto.
Niente. Rinvio sine die senza commissariamento.
Però, in Sicilia, come nel resto d’Italia si terranno regolarmente, con ovvie predisposizioni di sicurezza per evitare contagi, gli esami di stato. E, secondo quanto ha dichiarato il Ministro Azzolina, si terranno a scuola.
Logico pensare che se è possibile far svolgere gli esami, nessuna giustificazioni può essere addotta per il rinvio delle elezioni amministrative.
Basta semplicemente predisporre le opportune iniziative per il mantenimento della distanza necessaria e adottare le minime misure di igiene e profilassi. E poi il voto. Massima espressione di democrazia anche se in Sicilia spesso il voto è “impegnato”.
Invece nulla. Si vuole imporre ai cittadini le attuali amministrazioni senza poter dire, con il voto, se sono soddisfatti dei sindaci, oppure vogliono mandarli a casa.
Non c’è quindi alcun motivo valido a supporto di una decisione che offende la democrazia e toglie in diritto del voto ai cittadini anche perché, ricorda Eleonora Lo Curto, “i comuni ormai da tempo sono in campagna elettorale e i politici stanno dando l’impressione di sfruttare a proprio vantaggio l’emergenza coronavirus”.