Quale negoziato e quale pace, se intanto si finanziano ong votate allo scontro e compromesse col terrorismo? Editoriale del Jerusalem Post
L’impudenza dell’Europa contro Israele si è stata rivelata ancora una volta in tutta la sua ignominia.Dopo il recente annuncio che la Corte Penale Internazionale sta indagando se vi siano gli estremi per mettere sotto processo Israele per crimini di guerra in Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme, l’Ufficio del Procuratore generale israeliano ha pubblicato una serie di contro-argomentazioni. Alcune sono di carattere tecnico: la Corte Penale Internazionale non ha autorità in materia perché Israele non è firmatario del Trattato che ha istituito la Corte stessa; Israele dispone di una magistratura forte e indipendente che gestisce tali questioni internamente; i palestinesi non hanno titolo perché non sono uno stato. Altre affrontavano la questione nel merito: gli insediamenti non sono di per sé illegali, e certamente non sono un “crimine di guerra”, e la presenza di Israele in Cisgiordania non costituisce affatto un’occupazione “illegale”.
Ma è nel suo insieme che l’annuncio della procuratrice-capo della Corte Penale Internazionale Fatou Bensouda risulta faziosa contro Israele. Non solo ha a malapena citato, per pura formalità, il modus operandi di Hamas e altri di gruppi terroristici palestinesi che attaccano i civili; ha anche minimizzato i loro crimini, definendoli eufemisticamente “gruppi armati”. A peggiorare le cose ha messo sullo stesso piano Israele, che non ha mai intenzionalmente preso di mira i civili, e gli assassini terroristi che i civili li prendono di mira sistematicamente e deliberatamente.
Poiché Israele non fa parte dello Statuto di Roma che istituì la Corte Penale Internazionale, il governo di Gerusalemme non ha ufficialmente presentato la propria causa. Ma presto è emerso che i palestinesi non solo hanno potuto presentare la loro causa come Autorità Palestinese, ma lo hanno fatto grazie a un massiccio afflusso di finanziamenti europei attraverso le loro ong. La misura in cui i paesi europei hanno finanziato questa campagna giudiziaria è emersa grazie a una ricerca del think tank “NGO Monitor”. L’Unione Europea, la Francia, la Norvegia, la Danimarca, la Svezia, i Paesi Bassi e la Svizzera hanno convogliato denaro a organizzazioni palestinesi e israeliane che si definiscono gruppi a difesa dei diritti umani, ma che in realtà esistono al solo scopo di calunniare e demonizzare Israele, fra l’altro sostenendo la campagna per far processare per crimini di guerra i rappresentanti governativi e i membri delle Forze di Difesa israeliane.
Esaminando più da vicino gli accordi tra i paesi europei citati e queste ong, non si può sostenere che i finanziatori non sapessero cosa stava succedendo. In alcuni casi il denaro è stato specificamente destinato a minare l’autorevolezza e la credibilità della magistratura israeliana in modo che la Corte Penale Internazionale sia portata a stabilire d’avere giurisdizione, cosa che può fare solo se ritiene che i tribunali israeliani non siano sufficientemente affidabili. In altri casi, le ong dichiarano apertamente che misurano il loro successo in base a quanti incontri hanno ottenuto con la Corte Penale Internazionale.
I citati paesi europei credono erroneamente che la presenza di Israele in Cisgiordania sia di per sé illegittima. Eppure sono gli stessi paesi la cui posizione politica ufficiale è che Israele e palestinesi dovrebbero perseguire una soluzione negoziata a due stati. Ma che tipo di negoziato potrebbe avere luogo con un interlocutore come i palestinesi, che non fanno che perseguire misure vessatorie unilaterali?
Naturalmente questi paesi europei non ingannano solo per ciò che riguarda la Corte Penale Internazionale. Quando dicono di voler una soluzione a due stati, il loro obiettivo dichiarato sarebbe la pace. Ma sono all’ordine del giorno le donazioni europee a ong teoricamente per i diritti umani, e che in realtà hanno stretti legami con i terroristi. Molti gruppi palestinesi che si adoperano per trascinare alla sbarra gli israeliani per crimini di guerra condividono il personale con organizzazioni come il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Proprio nelle scorse settimane i servizi di sicurezza israeliani hanno arrestato in Cisgiordania membri del Fronte Popolare che facevano parte di una rete terroristica di 50 persone. Fra di loro, anche uno dei responsabili dell’assassinio a sangue freddo, lo scorso agosto, della 17enne Rina Shnerb. Lui, e molti altri come lui, operano per un certo numero di ong finanziate dall’Europa, anche in posizioni finanziarie di vertice, pur essendo capi del Fronte Popolare. Si noti che il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina è riconosciuto come un’organizzazione terroristica dalla stessa Unione Europea, oltre che da Stati Uniti Canada e Israele, e queste rivelazioni sulle sue attività dentro le ong non sono una novità. Ma i citati paesi europei continuano a finanziarle.
Questa ipocrisia è così straordinariamente evidente che è difficile capire come il personale di varie agenzie gestite da governi europei possano convivere con una tale dissonanza cognitiva. Eppure lo fanno da anni, nonostante istituti di ricerca e rappresentanti del governo israeliano abbiano ripetutamente sottoposto questi problemi alla loro attenzione.
Questi paesi europei dovrebbero decidere una volta per tutte: vogliono una soluzione realmente negoziata o solo vessatorie misure palestinesi unilaterali? Si oppongono ai terroristi o li sostengono? Giacché loro affermano una cosa, ma i loro soldi parlano e dicono il contrario.
(Da: Jerusalem Post, 25.12.19)