E già, il ministro della Difesa è andato in Libano per la sua parata natalizia in favore delle Forze Armate italiane, da dove ci ha fatto sapere che”L’Italia dà un grande contributo alla stabilità del Libano e alla pace, lo fa anche con questa missione Unifil che è un orgoglio. I nostri soldati sono qui per permettere a questa regione di avere stabilità, pace e sviluppo economico. Questo è il primo grande ruolo che ha l’Italia in questa regione, con una guida che ci riempie d’orgoglio. Il secondo punto importante per il Libano è che abbiamo auspicato la formazione il prima possibile del nuovo governo, anche per avere un interlocutore molto più solido, anche per questa missione. E’ importante che la missione Unifil giovi del fatto che ci possa essere un nuovo governo. L’Italia c’è e c’è sempre stata, nel sostegno alla stabilità di questa regione”.
Se non dimostrassero la scarsa o assoluta conoscenza sulla questione mediorientale, le parole del Ministro farebbero sorridere. Purtroppo dimostrano con quanto poca leggerezza il Ministro si avventura in dichiarazioni di tale pochezza politica. Solo chi non sa di cosa parla in Libano può esprimersi nel modo in cui lo ha fatto Di Maio a cui qualcuno dovrebbe spiegare chi è Nasrallah e che in Libano oggi la politica ela fa Hezbollah, braccio armato nella regione di Teheran.
Eppure il Ministro ha un “consulente per gli affari internazionali” …
Le dichiarazioni di Di Maio appaiono incredibili anche perché fatte proprio mentre in Libano sono in atto proteste anti Hezbollah, scontri tra simpatizzanti del gruppo armato e Amal con l’esercito libanese. Viene da sorridere sentire il ministro aspettarsi un governo forte con cui parlare quando la politica libanese la sta oggi facendo, da dietro le quinte e ben nascosto, il capo del gruppo terroristico.
Se Di Maio avesse una minima conoscenza della situazione, non potrebbe non denunciare al mondo lo stato di subordinazione a Hezbollah in cui “non” opera UNIFIL che con il fallimento della missione assegnatagli, ha di fatto prodotto l’instabilità politica del Libano e l’ingresso dell’Iran nel paese per il tramite del gruppo armato divenuto potenza militare sotto gli occhi dei caschi blu.
Oltre diecimila uomini al comando di un generale italiano che sembrano svolgere attività socio culturali tipiche dell’esercito della salvezza e sotto ricatto di quel gruppo terroristico armato che controlla di fatto territorialmente il sud Libano con truppe armate ed addestrate dall’Iran, mentre fa la parte del leone anche a livello politica nazionale. Uno spreco immane di risorse economiche, di uomini e di mezzi, è l’ombrello sotto cui opera indisturbato Hezbollah che, contrariamente a quanto impone la risoluzione 1701 delle Nazioni Unite, che prevede la piena attuazione di tutti i regolamenti previsti dagli Accordi di Taif e delle risoluzioni 1559 del 2004, 1680 del 2006, il disarmo di tutti i gruppi armati in Libano, in maniera tale che non possano esserci armi o autorità in Libano se non quelle dello Stato libanese, come deciso dall’esecutivo libanese il 27 luglio 2006 – l’istituzione di un embargo internazionale sulla vendita di armi e materiali al Libano, se non su autorizzazione del suo governo, è divenuto, proprio all’ombra di UNIFIL, sfruttandone la sua presenza, una forza militare di tutto rispetto e superiore in mezzi, uomini e disponibilità economiche allo stesso esercito libanese. La potenza di Hebollah è pari alla debolezza di UNIFIL.
Ma tutto ciò è tabù e i media si sprecano in sperticate lodi all’attività di UNIFIL . Eccetto pochi che, riportano la vera situazione in Libano e la condizione di subordinazione dell’ONU a Hezbollah che ormai ha esteso la sua presenza anche a nord del paese.
Perfino a Beiruth Israele ha individuato basi logistiche dove gli iraniani modificano, aumentandone potenza e precisione, i razzi e i missili in possesso del gruppo terroristico.
Guterres, il segretario generale delle NU, ha recentemente ammesso con il suo “report” il fallimento di UNIFIL, anche se poi ha fatto finta di protestare nei confronti del governo libanese che non permette l’attuazione delle risoluzioni ONU e quindi in disarmo dei gruppi armati.
Il ministro Di Maio è troppo impegnato per documentarsi e proporre un “onorevole” auspicabile ritiro dei nostri militari dal Libano sottraendoli ad una vergognosa situazione di subordinazione e ricatto di Hezbollah.
Ha fatto impressione il 3 Luglio scorso, ascoltare il Force Commander di UNIFIL, nel corso della manifestazione dei quaranta anni di ITALAIR, ringraziare come prima autorità presente quella religiosa anziché quella politica. Questa precedenza accordata all’autorità religiosa cozza con il cerimoniale ma forse la dice lunga sulla situazione di subordinazione di UNIFIL a Hezbollah.
Non sono giustificabili pseudo interessi economici per mantenere sotto ricatto di un gruppo terroristico i nostri uomini, così come non ci sono pseudo interessi economici per mantenere 140 uomini per “addestrare” un illusorio esercito libanese. Hezbollah è divenuto, all’ombra di UNIFIL, il “vero” ed unico esercito libanese, sfruttando la presenza dei caschi blu come ombrello dei suoi traffici con l’Iran.
La pavidità dell’ONU che non ha saputo imporre l’attuazione della risoluzione 1701 e le precedenti da questa richiamate, ha portato il Libano ad una situazione senza soluzione. Il timore che il gruppo terroristico possa scatenare una guerra civile, oppure azzardare un attacco a Israele è grande, ma tutti fanno finta di non vedere.
Questa la situazione, ma un dubbio ci assale. Dopo il famoso “Lodo Moro” con gli arabi palestinesi vuoi vedere che per tenere “quieti” gli uomini e le donne di Hezbollah che già sono in Italia, sotto sotto ci sia un “lodo Nasrallah” ?
Le verità possono essere diverse, questa potrebbe essere non tanto fantasiosa e come fa intendere Di Maio … “Va tutto ben Madame la Marchesa”.
Michele Santoro