Ed infine il Libano. Dopo decenni di sopportazione i libanesi “tutti” sembrano finalmente decisi a liberarsi dalla democratica dittatura del clan Aoun che con Saad Hariri, il miliardario appena uscito da uno scandalo internazionale, ha impoverito il paese e permesso ad un gruppo armato di impadronirsi del sud Libano, far parte del governo centrale e creare uno stato nello stato sotto l’ombrello di UNIFIL.
Non è ancora possibile capire come si evolverà la situazione ma la possibilità che le proteste che hanno costretto Hariri a dimettersi possano sfociare in una vera e propria ribellione armato contro le istituzioni crea non poche apprensioni all’Iran che con Hezbollah può garantirsi un alleato non si sa quanto fedele.
Al momento Aoun e il suo entourage mantengono una certa neutralità ma è alquanto difficile pensare che possa uscirne senza danni anche perché i manifestanti che sono uniti nella loro diversità sociale e religiosa, non portano istanze di parte ma di popolo ed è questo che preoccupa non poco la casta al potere accusata di corruzione che vede sgretolarsi il muro eretto contro la popolazione.
In questa situazione chi perde almeno in termini di consenso è Hezbollah che con il suo capo Hassan Nasrallah si è messo dietro il governo e ha chiesto ai suoi militanti di evitare cortei e raduni perché questi potrebbero inasprire ancora di più la situazione.
In questo quadro à facile prevedere che il Libano possa ritrovarsi in una guerra civile anche perché se è vero che le proteste coinvolgono unitamente diversità politiche e religiose, è anche vero che il vari gruppi si stanno preparando al peggio anche in considerazione che
Hezbollah rispetto ai vari gruppi è in forte vantaggio perché la sua forza militare ormai è nota.
Può contare infatti su oltre 30 combattenti molti dei quali ben addestrati in Siria, e un arsenale militare di tutto rispetto anche se sta pagando pesantemente il costo delle sanzioni USA nei confronti dell’Iran che hanno una forte ricaduta anche sul gruppo che incontra forti difficoltà di reclutamento anche in quel sud ormai sotto il suo completo controllo politico, militare ed economico.
A Bint Jbeil, Nabatiyeh e Tiro , le principali roccaforti di Hezbollah, si comincia a respirare un’aria ben diversa rispetto a qualche mese fa anche se le bandiere gialle sventolano minacciose fin oltre Sidone e si possono notare anche nel nord del paese. Nei suoi depositi fonti di intelligence stimano essere stoccati oltre 130 mila razzi e missili di cui molti modificati da esperti iraniani.
Gerusalemme certo non sta a guardare e anche se appare distratta dalla situazione di empasse politico, l’apparato di intelligence tiene costantemente sotto osservazione l’evolversi della situazione.
Di certo Israele non ha intenzione di farsi trascinare in conflitto, ma se vi fosse costretto, potrebbe finalmente chiudere i conti con la spina nel fianco di Hezbollah.