Come spesso succede in Italia, quando qualcuno si inventa un modo per andare in piazza, la moda poi si propaga inconsapevolmente per lo stivale. In Emilia, nasce il movimento”le sardine” quanto spontaneo o spintaneo non è ancora chiaro anche se molti indicano in ambienti della sinistra i manovratori, e subito, quasi come una moda, ecco che in altre regioni “sardine” locali si affacciano sulle piazze delle città.
Nessuno si chiede perché e per cosa. L’unico collante dichiarato è l’anti sovranismo e il populismo della destra italiana oggi incarnata da Salvini.
Il resto ? Non importa. Basta e avanza l’anti salvinismo per tanti gaudenti schiaffariati.
Eppure, di un movimento di protesta serio la Sicilia ne avrebbe bisogno come il pane.
Ma le sardine , come rileva il Prof. Massimo Costa, docente professore ordinario di scienze economiche, aziendali e statistiche presso l’Università di Palermo, non hanno protestato contro la disoccupazione giovanile e per la carenza di servizi pubblici elementari, quali sanità, trasporti, scuole, e tanto altro.
Non hanno protestato contro una classe politica feudale in Sicilia che sempre più spesso è proiettata agli interessi dei partiti nazionali piuttosto che agli interessi dell’Isola.
Non hanno protestato contro la carenza di strade ed autostrade all’altezza del terzo millennio e perché i trasporti da a per la Sicilia costano un mutuo ed è l’UNICA regione insulare d’Europa a non avere provvedimenti per la continuità territoriale.
Non hanno protestato contro lo sfruttamento delle risorse ambientali ed energetiche a speculatori esterni senza scrupoli che lasciano in Sicilia solo l’inquinamento e portano profitti e imposte altrove.
Non hanno protestato perché l’Italia li ha abbandonati ad una immigrazione senza freni, totalmente disordinata, con migranti che vagabondano per le strade della Sicilia a chiedere l’elemosina o a lavorare in nero senza che si sappia chi sono e che cosa fanno.
Non hanno protestato perché dal 1947 avrebbero dovuto avere un’Autonomia che li poneva in condizioni confederali con l’Italia e si ritrovano ad essere una colonia.
Non hanno protestato contro i linciaggi mediatici e il razzismo antisiciliano quotidiano.
Non hanno protestato, in una parola, perché chi oggi nasce in Sicilia, non è cittadino italiano o europeo ma solo un suddito cui non resta che scegliere se vivere senza pari opportunità con gli altri cittadini della stessa Repubblica o scappare.
Ma più in generale, volendo rivolgere lo sguardo a livello nazionale, non hanno protestato contro il clima di terrore fiscale e il controllo delle nostre vite, contro le lobby alimentari e farmaceutiche e contro l’europa usuraia.
Non hanno protestato per uno stato sociale, per il lavoro, le pensioni.
Ed ecco che le queste “sardine”, sembrano tanti giovani e non solo giovani, schiaffariati, poco sensibili, o poco interessati ai problemi di vita quotidiani, che senza avere un minimo di pensiero critico abbracciano una causa superficiale protestando contro l’opposizione al governo, paradossi dei paradossi, paventando il pericolo razzismo e più in generale, il pericolo di uno governo populista se dovesse vincere il centro destra.
Davvero il primo, primissimo, problema.
Per chi protesta oggi il problema è il “fascismo”. Il fascismo che non c’è, ma che ci deve essere per dare un senso a questa gente.
Le sardine ci dicono oggi che c’è tanta gente con la pancia piena, schiffariata ed inconcludente, pronta ad abbracciare cause inesistenti proposte da centri di potere politici ed economici interessati al mantenimento dello status quo ed al sistema sovietizzato instaurato nel nome supremo di “Europa”.
Il sistema, alle corde, cerca di distogliere i cittadini dai veri problemi del paese sfruttando abilmente l’attitudine ad essere plasmate, persone con la pancia piena e senza idee.