sabato, Novembre 23, 2024
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L’Iran in rotta di collisione con Israele

Una batteria mobile della contraerea siriana inquadrata dalla telecamera di un missile israeliano un attimo prima di essere colpita

E’ la terza volta in meno di un anno che l’Iran cerca di attaccare direttamente Israele –  Di Yoav Limor
Gli eventi di domenica scorsa mostrano che Israele e l’Iran sono sull’orlo di uno scontro militare diretto. Domenica c’è stato un raid israeliano su un aeroporto presso Damasco e, lo stesso pomeriggio, il lancio di un missile dalla Siria verso Israele. Domenica notte e lunedì mattina, Israele ha reagito attaccando una serie di obiettivi iraniani in Siria.
Il raid israeliano che ha dato inizio a quest’ultima riacutizzazione ha preso di mira strutture iraniane in Siria ed è apparso insolito perché è stato effettuato durante il giorno. Ciò indica che gli obiettivi erano di enorme importanza, altrimenti Israele avrebbe preferito attaccare di notte, come ha fatto in genere finora, quando il rischio di danni collaterali e perdite è molto più basso. Il fatto poi che l’attacco sia stato condotto mentre il primo ministro Benjamin Netanyahu era impegnato in una visita in Ciad non fa che sottolineare l’importanza di quegli obiettivi e l’urgenza di colpirli. Poco dopo, il sistema israeliano “Cupola di ferro” intercettava un missile a medio raggio lanciato dal territorio siriano verso le alture del Golan. Il breve intervallo tra l’attacco e la rappresaglia suggerisce che qualcuno stesse solo aspettando l’occasione per farla. Dato che finora le forze siriane hanno sparato solo missili terra-aria contro gli aerei israeliani, è logico dedurre che dietro al lancio verso Israele di un missile terra-terra ci fosse qualche altro soggetto.
Nel febbraio dello scorso anno l’Iran inviò un velivolo telecomandato verso Israele che venne intercettato pochi minuti dopo essere entrato nello spazio aereo israeliano. Israele reagì bersagliando diverse strutture iraniane. Durante l’attacco l’antiaerea siriana riuscì a colpire un F-16 israeliano.
Sulla scia di quella fiammata, Israele incrementò significativamente i suoi attacchi contro obiettivi iraniani in Siria, pur sapendo che l’Iran cercava la vendetta, che non tardò ad arrivare. A maggio l’Iran sparò verso Israele 30 missili, quattro dei quali riuscirono a colpire il territorio israeliano senza peraltro causare vittime né danni. A quel punto Israele lanciò un massiccio attacco contro decine di strutture iraniane in Siria, e contro le forze dell’antiaerea siriana. Dopo quella escalation, l’Iran preferì non ingaggiare direttamente Israele.
A settembre, l’antiaerea siriana abbatté un Ilyushin-20 russo al largo delle coste siriane, avendolo scambiato per un jet israeliano. Subito dopo l’incidente, le attività militari israeliane in Siria diminuirono significativamente. Nelle ultime settimane, tuttavia, l’attività israeliana contro obiettivi iraniani è tornata a intensificarsi. Netanyahu si è spinto al punto di assumerne esplicitamente la responsabilità, cosa che finora Gerusalemme aveva evitare di fare.
L’ultimo scambio di colpi suggerisce che l’Iran non intenda rimanere più a lungo passivo di fronte alle azione israeliane. Tutto lascia supporre che la recente escalation non sia ancora finita, e che certo non sarà l’ultima.
Questa è stata la prima volta che il generale Aviv Kochavi, il nuovo capo dello stato maggiore delle Forze di Difesa israeliane insediato una settimana fa, si è trovato ad affrontare questo genere di escalation. Nel suo scontro a distanza con il generale Qassem Soleimani, comandante iraniano della Forza Quds, Kochavi dovrà fare molta attenzione a non pestare i piedi ai russi. Ci sono voluti mesi prima che Mosca si calmasse dopo l’incidente dello scorso settembre, e ora Israele e Russia dispongono di un meccanismo più completo per prevenire e tenere sotto controllo attriti e incidenti. Israele deve garantirsi che l’intesa con la Russia rimanga salda, giacché è di fondamentale importanza per i suoi vitali interessi di sicurezza.
Anche se è improbabile che quest’ultima escalation vada fuori controllo, le Forze di Difesa israeliane non hanno alcuna intenzione di correre rischi e molto probabilmente resteranno in allerta, per essere pronte a qualsiasi reazione iraniana, che potrebbe anche arrivare per mano da vari lacchè di Teheran, a cominciare da Hezbollah. Quindi la tensione nel nord di Israele rimarrà un appuntamento costante per il futuro prevedibile, e potrebbe giocare un ruolo importante anche nella campagna elettorale.
(Da: Israel HaYom, 21.1.19)

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