A parere di numerosi analisti molto informati sui fatti governativi, si sarebbe aperta una crepa nei rapporti tra la Lega e il M5S. Il casus belli sarebbe l’indicazione del Ministro Salvini circa la chiusura dei porti anche a quelle navi militari che “salvano” i migranti, che tuttavia risultano essere, una volta messo piede in Italia, clandestini a tutti gli effetti.
Ovviamente, chi percepisce una crisi della maggioranza, riporta non meglio identificati fonti del ministero della Difesa, le quali avrebbero (così si riporta) puntualizzato che la missione “Eunavformed”, una delle tante futili missioni sfruttate al sol fine di tacitare l’ex governo della sinistra, sia una missione europea ai “livelli Esteri e Difesa e non Interni” e che le regole di ingaggio debbano essere cambiate nelle sedi competenti.
Tuttavia non è dato conoscere di quali sedi si tratti, probabilmente perché queste fonti del ministero non ne avrebbero, per l’appunto, contezza e, sicuramente, non si tratta di Innsbruck.
Il Ministro Elisabetta Trenta, che qualche quotidiano forse troppo precocemente ritiene la “Iron Lady” del governo giallo/blu, avrebbe stoppato Salvini sulla chiusura dei porti.
Tuttavia, a dichiarazioni ed intenti del Ministro degli Interni risponde non già il titolare della Difesa, ma solamente alcune non meglio identificate “fonti” della Difesa.
Questi fatti ci lasciano perplessi.
Invero, il Ministro Trenta, militare nella riserva, sembra avere le idee poco chiare circa la responsabilità della sicurezza interna, perché è questo a cui ci si riferisce e non già alla difesa.
Premesso che le missioni internazionali, sia esse militari che civili, non sono responsabilità di nessun dicastero ma del governo nella sua interezza e il ministro agisce seguendo le indicazioni del consiglio dei ministri, diversa è la questione della chiusura dei porti che è una responsabilità coordinata tra il Ministro degli Interni, titolare e responsabile della sicurezza interna, e il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti che coordina la Guardia Costiera e che, ciononostante, erra nell’affermare che “lo impone il folle accordo europeo Sophia con cui Renzi ha svenduto gli interessi dell’Italia”.
Toninelli, probabilmente, dovrebbe cominciare a muoversi in funzione degli interessi degli italiani e non pensare ad accordi che oggi, come dimostrato da Salvini, per motivi di ordine e sicurezza interna possono essere tranquillamente stracciati.
Quanto ai porti chiusi, secondo le norme del diritto internazionale, uno stato costiero può impedire l’approdo a navi straniere.
Le convenzioni internazionali, in particolare quelle sul diritto del mare, NON prevedono alcun obbligo da parte degli stati di autorizzare l’accesso ai porti di navi che trasportano persone salvate da naufragio.
Molti confondono volutamente la solidarietà in mare con l’obbligo, peraltro inesistente, di far sbarcare persone, come in questo caso, “tecnicamente” clandestini.
L’unico obbligo che lo stato ha nei confronti delle navi che portano naufraghi, è quello di rifornirli di acqua, viveri e medicinali nonché soccorrere chi è in pericolo di vita.
Inutile parlare, come fa qualcuno, della violazione dell’art 4 del Protocollo 4 Addizionale alla Convenzione Europea sui diritti umani.
La succitata norma, invero, approvata nel lontano 1963 fa riferimento al divieto di effettuare espulsioni collettive di stranieri; ma nel caso di divieto di approdo non si tratterebbe di espulsione, quanto piuttosto di un divieto di accesso.
Sarebbe anche ora che si smettesse di parlare di solidarietà e di diritti violati.
Ciò è pura demagogia ed ipocrisia.
Sarebbe altrettanto corretto che il Ministro della Difesa consideri i problemi della Difesa e dei diritti violati e negati ai militari.
Un caso per tutti: il riconoscimento dei diritti dei malati di cancro per l’esposizione all’uranio impoverito.
Oltre quattro mila militari ammalati e oltre trecento morti pesano sulla coscienza del Ministero della Difesa.
La relazione finale della Commissione parlamentare d’inchiesta nella relazione finale fa riferimento a “sconvolgenti criticità emerse nel settore della sicurezza e della salute sul lavoro dei militari”
Ed ancora, “in Italia e nelle missioni all’estero, hanno contribuito a seminare morti e malattie”.
Non sarebbe ora di “spegnere” il negazionismo politico e dei vertici militari?
Ministro oggi le poniamo un quesito a cui vorremmo rispondesse. Ebbene, non sarebbe forse corretto ed utile rivolgere lo sguardo e l’interesse a gravi fatti che riguardano la salute e la sicurezza del personale militare che serve il nostro Stato piuttosto che cincischiare su vane dissertazioni inerenti ai porti?