lunedì, Novembre 25, 2024
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Giornalisti. Ma chi rappresenta “l’Assostampa” e quale democrazia rappresentativa nell’Ordine?

E’ ormai trascorso un anno dalle elezioni dell’Ordine dei Giornalisti e tutto sembra tornato al passato. Gli effetti deflagranti del DPR  67/2017 e  la confusione legislativa delle norme di riferimento hanno generato, come ampiamente previsto, un vulnus partecipativo alle elezioni e di conseguenza, anche un grave vulnus rappresentativo.  Alle ultime elezioni, leggendo i dati definitivi, ha votato circa il 12% del totale degli aventi diritto con punte negative del 3% dei pubblicisti in Lombardia.
Abbiamo già scritto, nel silenzio generale di chi dovrebbe intervenire, sulla grave situazione di mancanza di democrazia rappresentativa nell’Ordine dei Giornalisti, unico ordine nazionale che ancora si regge su una struttura verticistica nazionale e regionale che così impedisce la partecipazione attiva degli iscritti e soprattutto la partecipazione alla cosa pubblica.
Tutti gli ordini professionali sono basati su una struttura di base provinciale e addirittura taluni su base cittadina o di circoscrizione.
Tra le anomalie più eclatanti c’è la disposizione di legge che prevede che nei consigli siano eletti 6 professioni e tre pubblicisti. Quindi, per legge, ad una minoranza rappresentata all’interno di un ordine, viene garantito il governo dell’istituzione a scapito della maggioranza.
Esempio italico di democrazia rappresentativa.
È quindi logico chiedersi chi rappresenti l’ordine quando gli eletti possono contare su un apporto del 12% della base elettorale.
Ma oltre alle domande sull’ordine, c’è da chiedersi chi rappresenti l’Associazione Nazionale della Stampa, definito sindacato “unico” dei giornalisti.   In Italia gli iscritti all’ordine sono circa 150 mila, secondo i dati che abbiamo ricevuto da Assostampa, al 31 dicembre 2016 i giornalisti iscritti al sindacato erano 14.535 di cui 7.332 contrattualizzati, 3.818 non contrattualizzati e 3.130 pensionati.
In Sicilia, i giornalisti iscritti all’ordine sono oltre cinquemila e gli iscritti all’Assostampa erano 410 di cui solo 232 contrattualizzati.
In questo quadro poco edificante parrebbe chiaro che sia l’Ordine che l’Assostampa appaiono  funzionali al loro mantenimento senza alcuna utilità per gli iscritti.
E ciò, non tanto per gli esigui numeri degli iscritti per l’Assostampa e per la inesistente democrazia rappresentativa nell’Ordine, quanto per la loro incapacità a rapportarsi con il governo della repubblica per la riscrittura delle norme di riferimento a partire dalla legge 69/63 e dall’incostituzionale DPR  67/2017.
Si legge sul sito dell’ODg, che c’è stato un incontro fra il presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico, e i rappresentanti del coordinamento degli enti dei giornalisti italiani, per “di riforma delle leggi di sistema, conflitti di interesse, mercato del lavoro e crisi dell’editoria” .
Nell’incontro, si è posto ” l’accento sulla necessità di intervenire sulle leggi che tutelano il pluralismo dell’informazione e il mercato dell’editoria, di salvaguardare il servizio pubblico radiotelevisivo e di introdurre una nuova regolamentazione che impedisca il proliferare del lavoro irregolare e dello sfruttamento dei precari attraverso forme legalizzate di contratti atipici che servono a mascherare rapporti di lavoro subordinati“.
Al termine, sempre secondo quanto si legge sul sito dell’Odg, “i giornalisti hanno consegnato al presidente della Camera un complesso di proposte già avanzate nel corso della passata legislatura, auspicando che trovino ascolto e accoglimento. Fra queste, il contrasto alle azioni di risarcimento danni temerarie e la cancellazione del carcere per i giornalisti.
Il presidente Fico ha spiegato di condividere le preoccupazioni per la precarizzazione del lavoro e ha ribadito la sua volontà di tutelare il servizio pubblico radiotelevisivo, auspicando che in questa legislatura possa essere approvata una legge di riordino del sistema radiotelevisivo e di regolazione dei conflitti dì interessi“.
Non una parola sulla complessa e grave situazione di mancanza di democrazia rappresentativa all’interno dell’ordine che scaturisce da una serie di norme contraddittorie, confuse e incostituzionali come il DPR 67/2017.
Cosa dire, ognuno ne tragga le proprie conclusioni.
 

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